Nove anni di reclusione. Questa la condanna inflitta dal Tribunale di Velletri a Sergio Gangemi, calabrese trapiantato ad Aprilia, accusato di essere il mandante di estorsioni portate avanti con metodo mafioso ai danni di due imprenditori di Aprilia e Torvaianica. Una decisione presa dai giudici dopo dieci ore di camera di consiglio. Alla luce delle indagini svolte dai carabinieri, nell’ambito di un’inchiesta portata avanti dall’Antimafia di Roma, il condannato, insieme a Giampiero Gangemi, Patrizio Forniti, di Anzio, e Mirko Morgani, di Latina, avrebbe tormentato per quattro anni le vittime. Indagini partite dopo che, il 31 luglio 2016, i carabinieri intervennero in via Poggio Paradiso, a Pomezia, dove un imprenditore riferì loro di aver sentito esplodere dei colpi d’arma da fuoco contro la sua abitazione. Gli investigatori trovarono subito nei pressi di uno dei cancelli di accesso alla casa 28 bossoli calibro 223 Remington. L’imprenditore, impegnato nel campo delle energie alternative, sostenne inizialmente di non riuscire a darsi una spiegazione dell’accaduto, ma poi pian piano iniziò a parlare, riferendo agli investigatori dei problemi suoi e di un suo socio in affari con la famiglia Gangemi di Aprilia, che avrebbe chiesto loro 25 milioni di euro a fronte di un prestito di 13 milioni. Parlò di grossi acquisti di prodotti di elettronica fatti all’estero utilizzando capitali di soci occulti, appartenenti a contesti malavitosi, poi rivenduti in Italia alle catene di distribuzione commerciale, e sottolineò che a suo parere il gesto intimidatorio era probabilmente opera della nota famiglia calabrese. Riferì inoltre di un primo attentato nel 2014 ai danni del suo socio in via Cagliari, ad Aprilia. Aggiunse che i Gangemi avevano iniziato a minacciare anche lui e che a nulla era servito aver versato loro ingenti somme. Specificò infine che ignoti lanciarono in precedenza due bombe nel giardino della sua abitazione, a Torvaianica, e che aveva saputo che l’attentato era opera di Forniti. Rinviati a giudizio, i quattro hanno scelto strade diverse. Sergio Gangemi ha infatti deciso di rinunciare a tutti i testimoni e per lui è arrivata la sentenza, mentre per gli altri il giudizio è ancora in corso davanti al Tribunale di Velletri. Sempre per Sergio Gangemi, inoltre, la condanna è stata disposta per l’estorsione, ma è stato assolto dall’accusa di usura. Respinte inoltre le richieste di risarcimento avanzate dai Comuni di Aprilia e Pomezia, che si sono costituiti parte civile tramite gli avvocati Luigi Leoncilli e Giulio Vasaturo.
14/02/2020