Ridurre al minimo il residuo indifferenziato, mettersi insieme e gestire come enti pubblici il settore, senza più dover sottostare a ricatti e logiche poco sane dei soliti monopolisti privati. Ed evitare altre buche da riempire di immondizia. Si punta a depositare gli scarti degli scarti magari in capannoni industriali dismessi, in vista di un futuro riutilizzo. Il tutto ribaltando la logica e la prassi finora andate in scena: saranno i Comuni insieme a decidere come e dove gestire l’igiene urbana, il trattamento e lo smaltimento dell’immondizia, anziché andare a rimorchio di “qualcuno” che compra terreni agricoli, e poi la solita emergenza che obbliga a trasformarli in discariche.
Abolire le discariche!
«Questo concetto dobbiamo abolirlo!», tuona Carlo Medici, presidente della Provincia di Latina. «Lo prevede la legge nazionale e la normativa europea. Uniti, al di là degli schieramenti, ce la possiamo fare», dice al Caffè. Lo abbiamo sentito dopo la riunione dei Sindaci dell’Ambito ottimale dei rifiuti tenutati giovedì 23 gennaio. Due le decisioni fondamentali assunte nella seduta: istituire il Tavolo tecnico tra tutti i Comuni e ribadire le linee guida stabilite con il Piano provinciale votato ad aprile 2018. Il Tavolo è stato proposto dallo stesso Medici per individuare le tipologie di impianti e le relative procedure per scegliere dove realizzarli. Sarà lo strumento per individuare e concretizzare la nuova strategia pubblica con cui chiudere nel perimetro provinciale il ciclo dei rifiuti. Intanto, è sicura la scelta di non portare più rifiuti nei territori già colpiti da discariche ancora da bonificare: escluse quindi Latina, Aprilia, Fondi. Medici non può ancora stabilire tempi precisi, ma la direzione è tracciata. Intanto il Tavolo tecnico si riunirà ogni giovedì.
I tempi?
«Certo dobbiamo fare molto presto – avverte il Presidente -. Il discorso è semplicissimo: si tratta di scegliere tra una gestione che non ci appartiene, privata e che ha causato i tanti danni che conosciamo, non regolamentata, e una gestione pubblica che ci dà una direzione chiara e già sperimentata in altre parti d’Italia e che non è più quella della discarica. Dobbiamo progettare un futuro migliore. Questo è il mio invito ai Sindaci, tutti i Sindaci: uniamoci e gestiamo insieme il ciclo dei rifiuti come fanno con l’Amnu sulle Dolomiti (che fa pagare 95 euro in media per abitante) o con il Consorzio Contarina in Veneto (109 € per abitante). Noi paghiamo circa 230 euro pro capite…».
Solo i Sindaci?
«No, voglio chiamare la politica, tutti i coordinatori provinciali dei partiti a realizzare una strategia comune. Voglio capire chi non vuole questa linea, magari per la solita rassegnazione italiana. Niente guerre populiste con finti difensori della salute su questo tema, altrimenti non ce la facciamo. Serve anche la collaborazione della stampa».
Sì, ma qui ancora sembra o si vuol far sembrare indispensabile una “nuova” discarica per Latina e provincia…
«Non ce ne saranno più. La legge non le prevede, parla di impianti di stoccaggio del secco residuo. Noi vogliamo demolire il passato con quel tipo di gestione e portare qui i modelli virtuosi già sperimentati con successo altrove. Il Consorzio Contarina a Treviso e provincia si è dato come obiettivo il 95% di differenziata entro il 2022 con una raccolta legata alla Tarip, la tariffa puntuale per cui meno indefferenziato produci e meno paghi. In pratica, ogni utente è identificato e identificabile con il sacchetto collegato al codice fiscale. Le Guardie Ambientali se ti beccano a differenziare in modo scorretto prima ti avvertono, se insisti ti multano».
Cosa ci sarà al posto della tradizionale discarica?
«Ci sarà il secco residuo inerte che non può inquinare né essere bruciato negli inceneritori. Come i sassi: niente puzza, niente percolati né falde contaminate, niente gabbiani, niente fumi. Perciò bisogna tendere a ridurre al minimo l’indifferenziato, dobbiamo uscire dai soliti giochi e fare quello che dice la legge italiana e la normativa UE. Se quello che esce dai Tmb no va bene, gli va rimandato indietro». I Tmb sono gli impianti di trattamento meccanico cosiddetto biologico che oggi separano e sminuzzano l’indifferenziato per farne balle da incenerire e residuo da portare in discarica. «Dobbiamo anche evitare che i materiali arrivino “sporchi” agli impianti, perché sennò non possono essere riciclati. Io a casa mia faccio il 95% di differenziata, tolgo le etichette di carta dalla plastica, dò una lavata ai vasetti e barattoli… ».
La sfida dunque si gioca su due fronti: impianti pubblici e attenta separazione a casa.
«Se tutti i Comuni che si riuniscono uniformano i regolamenti e applicano a dovere la Tarip, se differenziamo bene a casa e avremo una gestione pubblica, si pagherà meno, risparmieremo tutti. Proprio oggi (28 gennaio, ndr) sono arrivate le linee guida regionali per la Tarip».
A che gioco gioca la Regione Lazio?
«Se facciamo tutto questo, ci apre le porte. Me lo ha detto l’Assessore ai rifiuti Valeriani. In tutti gli incontri ci stanno dicendo che se facciamo così ci finanziano, perché ci risparmia pure la Regione, che oggi esporta enormi quantità di rifiuti a costi pazzeschi».
Che impianti servono per la gestione pubblica nell’Ato Latina?
«Vogliamo impianti pubblici per stoccare il secco residuo e per trasformare l’umido in compost. Poi, nel giro di 20 anni, si dovrà arrivare ad avere anche Tmb pubblici (il Piano provinciale li esclude così come sono oggi: servono essenzialmente ad alimentare gli inceneritori, generano scarti da portare in discarica, spesso e volentieri non stabilizzano bene l’organico, ndr). Ora si va avanti con quelli privati esistenti. Questo è l’obiettivo, altrimenti non saremo mai autonomi e virtuosi. Trattare una tonnellata di umido oggi ci costa dai 130 ai 230 euro, mentre all’azienda privata che li tratta ne costa dai 40 ai 60».
I residui inerti stoccati potranno essere reimpiegati?
«Questo è il tassello che va trovato per rendere perfetta la gestione dei rifiuti. Conto sulla ricerca che potrà rendere riutilizzabile anche questi materiali. È successo ad esempio coi pannolini dai quali oggi si tirano fuori materiali riciclabili. Ripeto: mettiamoci tutti insieme, amministratori, politici e stampa a parlare correttamente di queste cose e risolviamo. L’invito è di correre per arrivare a quagliare. Altrimenti il rischio è che ci impongano per la solita emergenza scelte che non vogliamo. Ma allora saremo corresponsabili e piagnoni, ma non potremo lamentarci».
I PUNTI SALDI – Stop discariche a Latina
La bussola è il Piano approvato dal Consiglio Provinciale l’11/4/2018. Il Piano prevede questi punti imprescindibili, ribaditi nell’incontro tra i Sindaci il 23 gennaio: Per i siti di stoccaggio del secco residuo esclusi le località con discariche ancora da bonificare (es. Borgo Montello e Aprilia) Si dovranno privilegiare siti industriali dismessi, possibilmente di proprietà pubblica e comunque lontani dai centri abitati Si conferma l’esclusione di inceneritori e impianti TMB Si prevede di non ricorrere direttamente a nuovi invasi ma di adottare la nuova procedura europea relativa agli stoccaggi del residuo solido secco (realizzabile anche all’interno di capannoni già esistenti) Si dovrà prevedere un ristoro economico per le comunità che ospiteranno gli impianti