Seppure a distanza di ben quindici anni dai fatti, sono definitive le condanne del gruppo di Ardea che cercò di importare in Italia, per alimentare le piazze di spaccio, tre chili di cocaina acquistati in Argentina. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Paolo Conte, 46enne rutulo, acquirente materiale della sostanza stupefacente il 23 maggio 2005 e condannato in contumacia, essendo stato arrestato con un carico di neve all’aeroporto internazionale di Buenos Aires. Sempre la Suprema Corte ha poi dichiarato inammissibili i ricorsi dei finanziatori del viaggio di Conte in Sud America, Claudio Canevari, 55 anni, condannato a sette anni e mezzo di reclusione e a 35mila euro di multa, all’epoca dei fatti detenuto in un carcere londinese dopo essere stato sorpreso a trasportare cinque chili di droga dal Venezuela, e Tiziana De Mari, 52 anni, convivente di Canevari, condannata a quattro anni e otto mesi di reclusione e a pagare 20mila euro di multa. Dichiarati infine inammissibili dalla Corte di Cassazione i ricorsi degli imputati accusati di aver mantenuto i contatti tra i protagonisti del traffico, Alessia Vargiolu, 46 anni, convivente di Conte e condannata a quattro anni e otto mesi di reclusione, oltre che a pagare 20mila euro di multa, e Massimo Caratelli, 43 anni, detto Boccione, amico di Conte, condannato a sette anni e mezzo di reclusione e a pagare 35mila euro di multa. Una vicenda per cui altri imputati erano già stati giudicati separatamente e che i cinque hanno cercato di ridimensionare con il ricorso alla Suprema Corte, ma senza successo. Il castello accusatorio costruito dai carabinieri di Pomezia e dalla Procura di Velletri ha retto. E le condanne emesse il 15 luglio 2014 dal Tribunale di Velletri e poi confermate il 25 maggio 2018 dalla Corte d’Appello di Roma sono diventate definitive.
25/01/2020