Chiesta in appello la conferma delle condanne dei due imputati per l’omicidio del sarto romano Umberto Esposito, trovato incaprettato nella campagne di Terracina il 24 marzo 2017. Il procuratore generale Giancarlo Amato ha insistito affinché non vengano concesse attenuanti a Fabrizio Faiola, 36enne di Fondi, e alla compagna Georgeta Vaceanu, 25enne di nazionalità romena, condannati in primo grado dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Laura Matilde Campoli, a trenta anni di reclusione a testa. A febbraio la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma. I due imputati avrebbero narcotizzato, sequestrato e ucciso l’81enne, imprenditore napoletano trapiantato a Roma, sparito da Latina e trovato dieci giorni dopo privo di vita a Terracina. L’anziano aveva conosciuto la ragazza circa tre anni prima sulla Pontina, dove si prostituiva, e se n’era innamorato. Da allora l’aveva coperta di denaro e regali, accumulando 250mila euro di debiti. Aveva pagato anche i protettori per metterla al sicuro e, quando lei era andata a vivere con Faiola, aveva continuato a mantenerla. Secondo gli inquirenti, però, i due volevano ancora di più e temevano che il sarto venisse estromesso dalla sua azienda viste le spese continue che lui faceva per Georgeta. Il 14 marzo 2017 Esposito sarebbe stato quindi narcotizzato, tenuto prigioniero nella Piana, privato delle sue carte di credito e, incaprettato, mentre Vaceanu e Faiola erano impegnati a svuotargli i conti, era morto per asfissia.
15/01/2020