Undici arresti e 70 denunce per corruzione di pubblico ufficiale. Tra gli arrestati, in carcere un medico di Fondi – fulcro del sistema corruttivo – un medico di Nettuno, una intermediaria per le pratiche per l’invalidità di Latina; altre due ai Fondi e Terracina; un’avvocatessa di Terracina e il comandante della polizia municipale di Monte San Biagio, ai domiciliari.
IN UN MESE 153 CASI
Questo il bilancio dell’operazione “Certificato Pazzo” dei carabinieri di Latina eseguita martedì 10 e che ha visto professionisti di varie categorie coinvolti in un giro di certificazioni false: 153 i casi accertati in un solo mese, su un panorama che gli investigatori ritengono molto più ampio perché radicato negli anni. Ecco perché il procuratore aggiunto Carlo Lasperanza, in conferenza stampa al comando provinciale dei carabinieri di Latina, ha detto: “Bisognerebbe ribattezzare l’operazione ‘Punta dell’iceberg’: era un sistema rodato, ben organizzato, sebbene di natura non associativa”. E che rende evidente una “cultura della furbizia” tutta italiana.
CERTIFICATI DAI 40 AI 120 EURO
Lo psichiatra dirigente in servizio presso il Centro di salute mentale di Fondi, dietro un pagamento tra i 40 e i 120 euro, rilasciava certificati attestanti condizioni di salute non corrispondenti al vero, per far ottenere ai pazienti benefici di legge – come la pensione di invalidità o la scarcerazione per incompatibilità di salute con il regime carcerario – di cui invece non avrebbero dovuto godere. Il tariffario prevedeva che, per un certificato per la caccia si partisse dai 40 euro più ticket; per l’invalidità, i pazienti (uno addirittura aveva ottenuto una intera cartella falsa) pagavano 100 cento euro più il ticket di 18. Proprio il ticket era usato come éscamotage per mascherare di legalità la corruzione. Molti anche i casi d’uso dei certificati per ottenere il porto d’armi per la caccia, pur in assenza dei requisiti. Sono state 104 le armi sequestrate nel corso dell’operazione, che ha visto impiegati 80 carabinieri del comando provinciale di Latina, di Roma e di Caserta, i Nas di Latina e il comando per la Tutela della Salute di Roma.
IL MEDICO NON VISITAVA NEANCHE
“Il medico arrestato non visitava nemmeno i pazienti per i quali rilasciava le certificazioni – è stato spiegato in conferenza stampa – Gli bastava che si pagasse il ticket sanitario, poi potevano essere addirittura altre le persone che venivano a portare documenti e ritirare certificazioni. Il ticket era un modo per eludere i controlli della Asl”.
I ruoli degli 11 arrestati
In carcere sono finiti il dottor Antonio Quadrino, 60 anni, originario di Gaeta ma residente a Fondi. È lui il medico infedele intorno al quale ruotava il giro di certificati falsi. In manette anche un altro medico legale, il dottor Antonio Di Fulvio di Nettuno, consulente nei contenziosi per il riconoscimento dell’invalidità,e una donna di Latina, Fausta Mancini, intermediaria per l’iter dell’invalidità: entrambi inviavano pazienti al medico di Fondi; arrestate anche altre due intermediarie: Tania Pannone di Fondi, e Silvana Centradi Terracina. In carcere è tornato Massimiliano Del Vecchio di Fondi, già coinvolto nell’inchiesta Astice e beneficiario di allontanamento dal carcere grazie a un falso certificato; Stefania Di Biagio avvocato di Terracina; Bruno Lauretti di Terracina, responsabile della Ferderazione Arci caccia, intermediario per numerosi aspiranti cacciatori in cerca di porto d’armi; Mary Lombardozzi titolare di un Caf a Fondi. Ai domiciliari Tommaso Rotunno, di Fondi, già coinvolto i per droga in altre operazioni, e il comandante della polizia locale di Monte San Biagio Aldo Filippi.
L’appello: autodenunciate
Saputo dell’operazione “Certificato Pazzo”, alcune persone si sono presentate spontaneamente dai Carabinieri per autodenunciare il conseguimento del porto d’armi e della pensione a pagamento. Durante la conferenza stampa è stato lanciato un importante appello da parte del comandante del Nas di Latina Felice Egidio, per chiudere il cerchio sulle indagini: ha apertamente chiesto ai cittadini finiti in questo sistema corruttivo di denunciare quanto accaduto alle forze dell’ordine.