Il fallimento del carrozzone creato nel novembre 1997 dall’allora amministrazione Finestra, è stata una dovuta conseguenza di una situazione malata. Malata al punto che la Procura della Repubblica ne chiese la dichiarazione di fallimento. E i soldi che il Comune dovrebbe (è ancora da vedere in giudizio) alla fallita municipalizzata sono 2 milioni, mentre nessuno sembrava essersi accorto – prima dell’attuale Amministrazione – che la Spa ne aveva messi in bilancio 11. A chi chiede se “era necessario farla fallire” e grida contro “il nuovo debito da 2 milioni di euro” del Comune verso Latina Ambiente, l’Assessore all’ambiente del capoluogo, Roberto Lessio rispedisce le accuse al mittente e ricostruisce la vicenda, citando atti, fatti, nomi, cognomi, ruoli e complici.
Di seguito la sua nota che pubblichiamo integralmente.
PRO MEMORIA PER GLI SMEMORATI DI TURNO SUL FALLIMENTO DELLA LATINA AMBIENTE SpA
Causa una sentenza in primo grado del Tribunale di Latina, già da tempo a noi nota ed assunta da mesi negli atti cautelativi dell’amministrazione per il riconoscimento di un debito che diventerà definivo eventualmente solo dopo la sentenza della Cassazione, è tornato di moda negli ultimi tempi attribuire all’amministrazione Coletta il fallimento della Latina Ambente SpA. Ultimo in ordine di apparizione risulta essere il consigliere comunale Massimiliano Carnevale (eletto nel PD e attuale capogruppo del gruppo consiliare “Lega – Noi con Salvini”) che, grazie ai soliti vuoti di memoria tesi a far dimenticare il suo passato di consigliere comunale eletto nelle file dell’UDC insieme a suo padre Aristide (quindi componente dell’allora maggioranza), evita accuratamente di ricordare quanto segue:
1) La procedura giudiziaria poi sfociata con la sentenza di fallimento della Latina Ambiente da parte del Tribunale di Latina in data 7 dicembre (giorno del primo compleanno da Sindaco di Damiano Coletta) era stata originata dall’assemblea dei soci della società del 21 ottobre 2015, convocata per l’approvazione del bilancio 2014, dove era presente solo il socio pubblico, nella persona del commissario prefettizio, mentre era assente il socio privato Daneco S.p.A. In ragione di tale assenza, il Notaio presente rilevava il verificarsi di una causa di scioglimento della società ex lege, annotandola nell’apposito verbale di assemblea.
2) Il bilancio 2014, così come capitato poi per quello del 2015, era stato pesantemente criticato sia dal Collegio dei Revisori dei Conti della società (Presidente il Prof. Bernardino Quattrociocchi – poi divenuto liquidatore), sia da una società di revisione esterna, la Crowe Horvat, appositamente incaricata dal commissario prefettizio Barbato. Si parlò espressamente di dati inaffidabili, in particolare per quanto riguardava i presunti crediti TIA per gli anni 2006-2009, che nel bilancio societario risultavano in capo al “debitore” Comune di Latina (trattato come un poveraccio, un paria, anche se all’epoca era il socio di maggioranza, il committente del servizio, il presunto controllore e l’unico cliente della società), mentre nel bilancio dell’ente non vi era alcun riconoscimento in tal senso, perché mai deliberato dal Consiglio Comunale dell’epoca. Fu lo stesso Presidente del Collegio dei Revisori (Prof. Quattrociocchi), come doveroso, a seguito della citata assemblea a trasmettere gli atti al Tribunale di Latina, chiedendo la nomina di un Commissario liquidatore giudiziale. Con atto successivo la Latina Ambiente, ormai posta in liquidazione fu nominato lo stesso Quattrociocchi come liquidatore espresso dai soci, ma il Tribunale (stante probabilmente la forte puzza di bruciato già emanata da quei bilanci) nominò come liquidatori giudiziari il Dottor Lorenzo Palmerini e la Dottoressa Angela Pierro: gli stessi che poi furono nominati curatori fallimentari a seguito della sentenza di fallimento della società e con i quali abbiamo avuto, io e Giulio Capirci, intensi e cordiali rapporti, da un lato per proseguire provvisoriamente lo svolgimento del servizio di igiene urbana e dall’altro per trovare una via d’uscita (vedasi trasferimento di ramo d’azienda) senza soluzione di continuità, in linea con le scelte effettuate verso l’internalizzazione del servizio (prima “in house” e poi azienda speciale).
3) Il Tribunale di Latina, in data 1 dicembre 2015, rilevava un sostanziale stato di decozione della società e disponeva la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Latina per l’eventuale presentazione di un’istanza di fallimento da parte della stessa Procura; in particolare, veniva rilevato tra l’altro che «essendo evidente che nel caso in esame vi è una situazione di decozione conclamata vista la perdita di €1.400.000 indicata nello schema di bilancio, superiore al capitale sociale, che il Comune in sostanza contesta il credito vantato da Latina Ambiente nei suoi riguardi, visto che secondo i revisori il credito verso il Comune non poteva essere di 11 ma di soli due milioni, il che determinerebbe addirittura una voragine nei conti, che inoltre gli stessi amministratori hanno sostanzialmente riconosciuto di aver adottato per le valutazioni patrimoniali criteri non appropriati ammettendo che le passività erano ben maggiori, considerato che i vari creditori della Latina Ambiente hanno già iniziato azioni di recupero individuale (vedi procedimenti presso terzi indicati dal Comune nella comparsa), che quindi se continuasse tale stato di cose si altererebbe il principio della par condicio creditorum, che inoltre in tale situazione di dissesto conclamato il tempo tende a peggiorare la situazione maturando ulteriori interessi a danno della Latina Ambiente, deve essere tale fatto segnalato al P. M. in sede affinché possa valutare se richiedere o meno il fallimento ai sensi dell’art. 7 della L. Fall.». Allo smemorato di turno Massimiliano Carnevale occorre quindi ricordare che già in quella fase era stato appurato, come poi avvenuto anche con la sentenza del Tribunale di Latina di questa estate, che il credito della Latina Ambiente verso il Comune era al massimo di due milioni, non certo di 11, come risultava nel bilancio della società e dal piano concordatario presentato successivamente al Tribunale per evitare il fallimento. Il Tribunale di Latina, semplicemente ed esattamente come abbiamo fatto noi, proprio con la sentenza di fallimento ha evitato di credere a questa gigantesca bufala. Ma c’è ancora molto di più.
4) Anche la Procura della Repubblica rilevava lo stato di decozione ed in particolare rilevava che i crediti certificati dal Comune di Latina ammontavano ad euro 1,3 milioni e quindi, in data 21 marzo 2016, proponeva istanza di fallimento rilevando quanto segue: «Evidenziato che il Comune, socio di maggioranza della Latina Ambiente S.p.A., in persona del Commissario straordinario, ha dichiarato, in data 21/10/2015, in sede di assemblea della predetta società, che lo stato di indebitamento dell’azienda è “… assolutamente incompatibile con I’operatività della stessa. In particolare, la massa debitoria riportata in bilancio di circa € 31.729.114,00 sarebbe “garantita” da crediti per € 31.748.344,00 di cui oltre 16 milioni verso clienti (crediti TlA anni pregressi in riscossione dai cittadini attraverso Equitalia) e circa 13,5 milioni verso il Comune come crediti commerciali. Tale assunto non corrisponde alle partite debitorie dell’ente, atteso che, come certificato anche dal collegio dei revisori dell’ente con la propria relazione del 18/9/2015 di cui si allega copia, il debito certo dell’ente verso Latina Ambiente è di € 1,3 milioni rimanendo tutta la restante somma o già in contenzioso o contestata dall’ente. Tale evidenza, in parte avvalorata anche da quanto dichiarato dalla società di certificazione che testualmente dichiara, a proposito del bilancio: «… esso pertanto non è stato redatto con chiarezza e non rappresenta in modo veritiero e corretto lo situazione patrimoniale e finanziaria e il risultato economico della società …». Ciò nonostante la stessa società ha evidenziato che oltre alla perdita già approvata dal CdA decaduto di € 1,4 milioni è emersa anche una posizione finanziaria netta al 31/12/2014 negativa per circa 4 milioni di euro che dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, l’incapacità finanziaria dell’Azienda a far fronte ai pagamenti in scadenza. «A ciò si aggiungono le criticità manifestate dallo stesso collegio sindacale nella propria relazione – scriveva ancora la società di revisione Crowe Horvat -, nonché dagli ultimi eventi negativi quali il pignoramento dei conti e dei crediti comunali recentemente notificato e a cui, con grande difficoltà si è fatto fronte, al fine di consentire il pagamento degli stipendi a tutte le maestranze. Tutto quanto sopra evidenziato, oltre ad altre molteplici e dettagliate fattispecie riportate nelle varie relazioni, fanno ritenere che la società non possa far più fronte alle proprie obbligazioni in maniera puntuale e certa e che la stessa perdita di esercizio certificata di € 1,4 milioni debba ritenersi insufficiente e sottostimata in considerazione, soprattutto, di quanto avanti detto circa la “legittimità” dei crediti imputati al Comune di Latina, riportati in bilancio e lo cui certezza, liquidabilità ed esigibilità è fortemente minata dalla corposa documentazione agli atti dell’ente e verificata dagli stessi revisori dei conti. Pertanto, in considerazione della consistente massa debitoria e dello stato latente di insolvenza, questo Socio ritiene sia necessario procedere alla messa in liquidazione della società e, al riguardo, invita il collegio sindacale, ed espressamente il suo Presidente, a richiedere direttamente al Tribunale la nomina di un liquidatore che proceda di fatto alla liquidazione giudiziale. Tale richiesta è ancora maggiormente avvalorata dalle più volte manifestate volontà, nelle vie brevi, da parte del socio privato Daneco S.p.A. di non voler procedere ad alcuna eventuale ricapitalizzazione dell’azienda e dalla attuale assenza dello stesso che ne conferma, di fatto, il disinteresse totale alla risoluzione delle gravi problematiche della società mista Latina Ambiente S.p.A.”. Ritenuto pertanto che dalla documentazione in atti, in particolare, dall’ordinanza del Tribunale e dagli atti del procedimento di volontaria giurisdizione, dalla relazione del collegio sindacale e della società di revisione, nonché dai bilanci e dalla dichiarazione in data 21/10/2015 del Comune di Latina, risulta evidente lo stato di insolvenza della predetta società».
Si rilegga, non solo Carnevale ma ogni smemorato di turno, anche l’atto di congedo del Commissario Straordinario Giacomo Barbato, nel quale aveva voluto evidenziare che la non ancora fallita (all’epoca) società Latina Ambiente S.p.A. aveva una struttura societaria “anomala”, che consentiva al socio privato di minoranza di esprimere la maggioranza del CdA; a questa evidenza (mai emersa nei Consigli comunali fin lì succedutisi, né da parte della maggioranza, né dell’opposizione) si aggiunge il fatto che in base allo Statuto societario nessuna deliberazione dell’assemblea dei soci, sia in prima che in seconda convocazione, era valida senza il voto favorevole dei 2/3 degli azionisti. Avendo il Comune di Latina il 51% delle azioni e il socio privato (Daneco – famiglia Colucci) il 49%, in pratica si poteva approvare solo quello che stabiliva unicamente il socio privato (cui spettava di diritto anche la nomina dell’Amministratore Delegato). Di fatto l’Amministrazione comunale di Latina si è consegnata volontariamente come ostaggio del socio privato che tutti i problemi avrebbe risolto, con l’esito che sappiamo. Non contenti, hanno rappresentato lo stesso identico copione con la costituzione e la gestione di Acqualatina (con i medesimi esiti che sappiamo).
Si riveda, ogni smemorato di turno, anche i bilanci aziendali di quella società che ha cominciato a macinare utili proprio quando è stata posta prima in liquidazione e poi in fallimento, mentre nell’ultimo bilancio approvato nel 2013, risultavano assegnati incarichi di consulenze per circa 450mila euro, ovviamente senza alcuna gara: esemplare l’assegnazione ad un commercialista di Roma di una consulenza per oltre 100mila euro che avrebbe dovuto sbrogliare la questione della TIA pregressa per gli anni 2006-2009.
Si ricordi, ogni smemorato di turno, che tutto questo è accaduto quando ancora non si erano tenute le elezioni amministrative del 5 e 19 giugno 2016 al Comune di Latina.
Roberto Lessio