L’Anac ha comunicato al municipio di piazza Indipendenza di voler fare piena luce sulla “completezza degli atti progettuali posti in base di gara, in relazione alla necessità di consentire il corretto espletamento della procedura di gara, nel rispetto della trasparenza, correttezza e libera concorrenza tra gli operatori”.
Di cosa dovrà occuparsi la ditta aggiudicatrice dell’appalto del verde pubblico? Il Consiglio comunale – come richiamato dal dirigente nella determina del 2 dicembre scorso – il 19 febbraio di quest’anno ha dato indirizzo agli uffici di includere nell’appalto in questione “la rimozione delle erbe infestanti a bordo strade, marciapiedi, cigli, aree spartitraffico, la manutenzione di alberi, arbusti e siepi esistenti nelle aree degli impianti sportivi e relativo smaltimento dei materiali vegetali di risulta, nonché la manutenzione dei pozzi irrigui, delle fontanelle, degli arredi e dei giochi dei giardini pubblici e delle scuole di pertinenza comunale”. Non solo, la massima assise cittadina ha chiesto di “inserire negli atti di gara la clausola sociale per gli addetti attualmente iscritti nell’organico delle precedenti ditte appaltatrici già dipendenti a suo tempo della Pomezia Servizi spa”. Un maxi-appalto in cui i politici pometini hanno anche voluto garantire la tutela del lavoro degli operatori, mettendoli al riparo dal cambio di gestione.
Il Comune di Pomezia dovrà presentare delle memorie per “difendere – conclude il dirigente, nominando l’avvocato Riccardo Salvini – la legittimità dell’Ente e tutelare gli interessi e le ragioni di questo Comune”. Non è la prima volta che il verde pubblico di Pomezia finisce sulla scrivania dell’Anac. Nel 2015 una ditta esclusa dall’aggiudicazione dell’appalto – 3,9 milioni di euro per tre anni di gestione – ritenendo sleali i criteri inseriti nel capitolato, che non avrebbero consentito una concorrenza paritaria tra le aziende, aveva fatto ricorso all’Anticorruzione ottenendo anche la ragione: all’epoca, infatti, il bando era stato bocciato.