Una nuova tegola rischia di abbattersi sui già dissestati conti del Campidoglio. E anche stavolta arriva dal fronte edilizio, per la precisione in riferimento ai cosiddetti Piani di Zona (PdZ) tra i quali principalmente Monte Stallonara (IX), Colle Fiorito (XIV), Anagnina VII), Tor Cervara (IV), Ponte Galeria (XI), Trigoria IX), Torresina 2 (XIX) Pian Saccoccia (XIV), La Storta (XV), Spinaceto 2 (IX). Costruttori e cittadini in una inedita accoppiata hanno infatti intenzione di portare in tribunale il Comune di Roma. Una ‘class action’ per risarcimento danni per quei programmi di edilizia agevolata e convenzionata, mai portati a termine. L’iniziativa giudiziaria è stata annunciata in una conferenza stampa in Campidoglio il 3 dicembre. Proprio in Campidoglio di recente, a detta dei promotori dell’iniziativa, si sono tenuti un’infinità di tavoli tecnici e una commissione d’inchiesta conclusasi con un nulla di fatto.
ALL’ATTACCO ANCHE BERDINI
A dare sostegno alla causa delle cooperative anche l’urbanista ed ex assessore della giunta Raggi, Paolo Berdini, e praticamente l’intera minoranza dei consiglieri capitolini. E a puntare il dito contro la lunga serie di incompiute al ridosso del Gra, sia gli assegnatari degli alloggi che i costruttori, i quali hanno ricevuto in diritto di superficie terreni pubblici oltre che contributi dalla Regione, e che in cambio avrebbero dovuto affittare e vendere a prezzo calmierato. Insieme – cittadini e costruttori – costituirono delle coop, che si sono poi unite in consorzi per realizzare le cosiddette opere di urbanizzazione. Fogne, strade, parchi, scuole e servizi vari, era quanto prospettato nelle carte progettuali, sulla base delle quali i cittadini hanno stipulato atti di prelazione e versato già fior di quattrini. Ma in molti Piani di Zona non c’è nulla di tutto questo.
“DISTINGUERE TRA COOP E COOP”
E se nei vari procedimenti giudiziari che, proprio nei PdZ, hanno scoperchiato lo scandalo di case affittate da alcuni costruttori a prezzi gonfiati (con finanziamenti regionali intascati), inquilini ed imprese sono uno contro l’altro, in questa fase fanno fronte comune. “Bisogna fare una fondamentale distinzione tra coop sane e quelle meno sane, ossia una piccola parte”, la premessa di Marco Italiano, leader del Comitato Class Action Piani di Zona, formatosi per portare avanti l’iniziativa. Chiedono che vengano rispettate quelle convenzioni urbanistiche firmate a partire dai primi anni 2000 dall’ente capitolino, che ha più di qualche responsabilità sulla spinosa vicenda. Strade che non possono essere realizzate perché mancano i sistemi di smaltimento delle acque piovane, progetti definitivi per opere di urbanizzazione mai approvati dal Dipartimento comunale competente, commissioni di collaudo delle opere mai riunitesi, particelle di terreno mai espropriate, e ancora prezzi massimi di cessione mai fissati.
IL PECCATO ORIGINALE…
Il peccato originale, inoltre, è ben noto: programmi costruttivi fatti partire senza la totale copertura economica per le opere di urbanizzazione. E dopo che molti palazzi sono rimasti vuoti, e molte coop fallite con annesse convenzioni ritirate, non si sa dove prendere i soldi per portare a compimento i PdZ. “Mentre la periferia di questa città sprofonda nel degrado, al Campidoglio si pensa a convogliare tutte le risorse degli uffici sull’affaire Stadio”, la stoccata di Paolo Berdini. “Procederemo ad una diffida collettiva” , ha spiegato invece l’avvocato Mariano Cigliano, a capo del team di legali che si sta occupando della causa. “E, se entro novanta giorni dalla notifica, – ha precisato – l’amministrazione comunale non ha avrà intrapreso azioni concrete per sbloccare la situazione, intenteremo una causa contro l’Ente”. Nel frattempo una delegazione del Comitato è stata ricevuta dall’assessore all’Urbanistica Luca Montuori, che dovrà evitare che la partita si sposti definitivamente in sede civile.