«Chiedevamo nomi di esperienza e obiettivi»
Sindaco, per la seconda volta l’accordo di governo con il Pd non è andato in porto. I dem puntano il dito contro il suo silenzio sui due nomi che hanno proposto per l’ingresso giunta. Stanno così le cose?
«Non direi, una risposta l’ho data ed è stata anche molto chiara. Sì, è la seconda volta che ci confrontiamo con il Pd. Le mie richieste però sono sempre state molto chiare, così come le mie risposte alle proposte che avanza il Pd. Ho le idee molto chiare su quali basi deve avvenire questo coinvolgimento del campo progressista».
C’è stato dunque un disaccordo sui nomi? Oppure è un problema di idee e di obiettivi diversi?
«Sui temi non c’è stato il percorso pubblico. Mentre sui nomi avevamo chiesto che fossero rispettati alcuni requisiti sul piano dell’esperienza e della competenza, soprattutto in ambito amministrativo. Con queste basi non poteva partire un rilancio politico forte, cosa che faremo con o senza il Pd. Ho avviato con il Pd un confronto politico che partiva da valori comuni, credo sia necessario continuare ad assicurare a questa città un’amministrazione sempre più forte nella proposta politica, distante dai comitati d’affari del passato. Avevamo concordato un percorso sui temi che purtroppo non ha mai avuto la forza che chiedevamo».
La trattativa ormai tiene banco da tempo nel dibattito politico. Perché risulta così difficile concretizzare un’intesa tra due forze politiche che dovrebbero avere – anche secondo quanto detto in questi mesi – come principale obiettivo quello di arginare l’avanzata del centrodestra a trazione leghista? Questo è non bastato a trovare la quadra?
«Non è detto che aprire un dialogo politico, seppur tra realtà che condividono valori comuni, debba portare nell’immediato ad un’alleanza politica. Ad ogni modo penso sia un peccato non aver chiuso, poteva essere un’opportunità che non è stata colta per dinamiche interne al Partito Democratico in cui io comunque non voglio assolutamente entrare».
Ci permetta una battuta, vista la telenovela politica. Venditti canta che “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”. La porta questa volta si è chiusa definitivamente per il Pd?
«Ma no, nessuna telenovela. Io non chiudo la porta a nessuno ma le condizioni di ingresso sono chiare: proseguire nel cambiamento che abbiamo già avviato in questa città partendo dai valori della legalità, della partecipazione e delle pari opportunità che sono il marchio di fabbrica di questa esperienza amministrativa».
«Da Lbc non c’è stata voglia di sigillare l’intesa»
Cozzolino, il Sindaco dice che lui è stato chiaro nelle condizioni che nella risposta. Come sono andate veramente le cose?
«La verità è che da parte di Lbc non c’è stata la volontà reale di concludere un accordo col Pd. La vera spaccatura infatti era all’interno del movimento guidato dal sindaco e le perplessità sono emerse più volte, anche pubblicamente, da diversi consiglieri comunali».
Facciamo chiarezza: il problema sono stati i nomi proposti o le differenze politiche su questioni fondamentali?
«Il tema dei nomi risulta pretestuoso. Basti pensare che ancora non si erano ben definite le deleghe degli assessorati, ma vi erano dei pronunciamenti vaghi e generici, cambiati per altro più volte durante il percorso di confronto e non certo per pretese del Pd. Quanto al percorso pubblico affrontato sui temi, il Pd ha fatto quello che doveva, promuovendo prima un’assemblea degli iscritti e poi due assemblee tematiche aperte e di confronto proprio su quel documento che la direzione comunale ha consegnato ad Lbc e alla stampa».
Un’occasione persa che non è stata colta a causa di dinamiche interne al Pd”, la versione di Coletta. Anche questa volta solo entrate in collisione le ormai ‘leggendarie’ correnti all’interno del Pd?
«Il Pd locale ha lavorato e superato le legittime perplessità iniziali di alcuni dirigenti e si è presentato compatto, votando praticamente sempre all’unanimità all’interno degli organismi di partito in tutti i passaggi che hanno sancito questo percorso. Mentre con il movimento locale non si riusciva ad avere un confronto serrato e costruttivo. Dall’altra parte non mi pare si sia mosso un dito oltre all’annuncio di non ben identificati “Stati Generali” dei quali si è persa traccia con il passare del tempo. Va evidenziato inoltre come, in tutto questo lungo periodo di confronto, la maggioranza non ha mai cercato un dialogo per condividere posizioni, ad esempio su argomenti trattati nei consigli comunali che pure ci sono stati. E ha considerato, anche durante questi cinque mesi, il Pd non altro che una forza di opposizione».
Coletta non chiude definitivamente la porta. Per voi c’è ancora qualche spiraglio per suggellare questo travagliato matrimonio politico?
«Il Pd ha, sin dall’inizio del confronto con LBC, affermato che il suo ingresso nell’attuale maggioranza avrebbe avuto senso solo se fosse stato messo nelle condizioni di poter contribuire a rilanciare un’azione amministrativa non certo brillante. A cinque mesi dall’apertura del dialogo appare evidente che tale presupposto non c’è. A questo punto il partito democratico locale si riorganizzerà e si appresta ad affrontare le prossime elezioni comunali costruendo attorno a se una coalizione di partiti e forze civiche che sarà alternativa tanto a LBC quanto alla destra».