SILENZI & SPETTRI
Nessuno dei vertici regionali si è presentato in commissione Rifiuti alla Pisana, sede del Consiglio regionale, per l’audizione dei sindaci di Latina e Aprilia, Damiano Coletta e Antonio Terra, accompagnati dai cittadini dei comitati. Assenti il presidente di commissione, il 5stelle Marco Cacciatore, ma soprattutto l’Assessore al ramo Massimiliano Valeriani e la dirigente regionale dell’Area Rifiuti, Flaminia Tosini. L’Assessora all’ambiente Enrica Onorati, invece, è come se non esistesse. Sul tavolo c’erano i tre progetti per tre altrettante discariche tra Latina e Aprilia: quella storica di Borgo Montello, e quelle che due privati vorrebbero fare in zona La Cogna (attaccata a Tor San Lorenzo e a due passi da Lido dei Pini), e Casalazzara. Non sono inseriti nel documento, varato ad inizio anno dalla Regione, che costituisce la prima fase dell’iter che porterà all’approvazione del tanto agognato Piano rifiuti regionale. Ma, come sono usciti dalla porta, potrebbero rientrare dalla finestra quando il Piano approderà in Consiglio regionale per il via libera definitivo.
DISCARICA PER CHIUDERE IL CICLO
Tutti progetti su cui si è levato un coro di ‘No’. Non solo per motivi ambientali e sanitari. Borgo e Montello e Aprilia hanno già subìto decenni di sversamenti selvaggi di rifiuti, legali e illegali. Senza bonifiche. La provincia pontina, insieme ad Anzio e Nettuno, hanno una sovrabbondante capacità di trattare i rifiuti indifferenziati. Il punto è però un altro: l’Ambito territoriale della provincia di Latina non possiede una discarica. L’impianto TMB della Rida Ambiente di Aprilia, oltre a 150mila tonnellate di “eco”balle da incenerire, dall’indifferenziato produce ogni anno 69mila tonnellate di scarti da smaltire in discarica. Questi scarti finiscono agli inceneritori di Colleferro e di Taranto, e nella discarica di Peccioli (Pisa). La legge prescrive però che ogni Ato deve chiudere il ciclo dei rifiuti all’interno dei propri confini. Cosa che attualmente non avviene in provincia di Latina.
LA PROPOSTA DI UN SITO PUBBLICO
Questo i Sindaci pontini lo sanno. Ma sanno anche che lasciare il mercato dei rifiuti totalmente in mano ai privati è rischioso: troppi ricatti, dipendenze e tariffe fuori controllo. Non a caso a settembre 2017 le Amministrazioni di Latina, Aprilia, Pontinia, Latina, Sabaudia e Sermoneta si sono messe insieme come Unione di Comuni e hanno presentato in Regione un sistema pubblico di compostaggio. Hanno ottenuto quasi tre milioni di euro di finanziamenti regionali per trattare in modo pulito 10mila tonnellate l’anno di umido, che rappresenta circa il 30% dell’immondizia urbana. Vogliono trasformarlo in compost vero, usando compostiere di comunità, condominiali e domestiche. Cioè con contenitori nei quali in circa tre mesi gli scarti organici diventano, in tutta sicurezza, buon terriccio. Questo per smarcarsi dai soliti grandi impianti privati che spesso e volentieri appestano la popolazione e finiscono nel mirino della magistratura penale. Dopo i primi 18 mesi si ripagano da sole dopodiché si prevede che i Comuni inizino a guadagnarci. Ebbene, sulla scia di questo loro progetto, visto che una parte di rifiuti non altrimenti trattabili comunque rimarrà e dovrà finire in discarica, prende piede allora l’ipotesi di una discarica gestita dal pubblico. Proposta lanciata dal presidente della Provincia, Carlo Medici, e a cui hanno dato il placet anche i Sindaci di Latina e Aprilia durante l’audizione in Regione. Sì, ma dove precisamente?
CORO DI NO AI RIFIUTI ROMANI
L’incognita si affianca allo spettro dei rifiuti romani. La Capitale, infatti, tra un’Ama (l’azienda capitolina d’igiene urbana) sull’orlo del baratro finanziario, una raccolta differenziata che va a rilento e carenza di impianti, ha sul groppone migliaia di tonnellate di indifferenziato. «Ok alla discarica, ma i rifiuti di Roma non li vogliamo!», hanno tuonato gli amministratori pontini in audizione. Dietro la maschera della chiusura del ciclo nell’Ato Latina, salvare Roma sembra il reale obiettivo della Regione. Ma proprio nelle cosiddette “Linee strategiche per il Piano di gestione dei rifiuti” a gennaio scorso Zingaretti & co. hanno messo nero su bianco che “in caso di carenza impiantistica, in attesa dell’autosufficienza di Ato, l’Ato deficitario può utilizzare impianti presenti in altri Ato, fermo restando il principio di prossimità”. Tradotto: Roma deve sì darsi una mossa, ma comunque la sua immondizia può sistemarla altrove, nei luoghi possibimente più “prossimi” cioè più vicini. Vedi Latina, Aprilia e dintorni.
PATTUMIERA DI ROMA?
La Città Metropolitana, l’ente provinciale romano a trazione 5stelle e guidato dalla sindaca Raggi, non ha inserito alcun Municipio capitolino nella mappa delle aree idonee ad ospitare una discarica. Secca la replica della Provincia di Latina: la documentazione prodotta dalla Città Metropolitana “è incompleta” e il territorio pontino “non può sentirsi minacciato dal fatto che l’impiantistica regionale debba gravare sulla provincia di Latina a soccorso di altri territori”. Così ha scritto l’Ente poche settimane fa, in allegato alle osservazioni alla bozza del Piano rifiuti regionale. Del resto, sempre nel Tmb di Aprilia arrivano circa 40 mila tonnellate l’anno di indifferenziato da Roma. E tra rimpalli e scaricabarile, la Regione avvertiva già mesi fa che “già dall’anno 2020 ci sarà emergenza nell’intera regione in caso di mancata autorizzazione di nuove volumetrie e nuovi impianti”. E proprio sull’onda dell’emergenza che Latina potrebbe trovarsi a mettere nuovamente una pezza sull’eterna crisi dei rifiuti romana. Il solito copione.
5 PROGETTI DI DISCARICHE SALVA-ROMA
A Latina Ecoambiente srl vorrebbe riaprire Borgo Montello. Per l’ecomostro al confine con Nettuno è calato lo stop dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale Lazio, che esige (finalmente) la completa bonifica del sito che continua a inquinare le falde. Ad Aprilia ci sarebbe la mega-discarica che la Paguro Srl vuol fare nell’ex cava di pozzolana alla Cogna (presso Tora San Lorenzo e vicino Lido dei Pini). Il progetto è stato respinto dalla Regione due anni fa per la presenza di una falda acquifera a qualche metro dal terreno (appena 120 cm in alcuni punti) e di case a meno di 150 metri, ma si teme che la caratterizzazione del sito e della bonifica dei vecchi fusti tossici lì smaltiti illegalmente in passato, sarebbe invece il ‘cavallo di Troia’ per poi rilanciare la richiesta per la sua discarica da ben 1,2 milioni di metri cubi. Qualche metro in più – circa 500 – è invece la distanza che separa il complesso residenziale di Colli del Sole dal punto in cui la Ecosicura vuole realizzare un’altra discarica da 1 milione e 350 mila metri cubi. C’è poi il progetto della Ecoparco Srl: 1,3 milioni di rifiuti e fanghi anche industriali nell’ex cava sulle falde idriche di Carano. Il sito è in territorio di Velletri, al confine con Aprilia e Cisterna. Interessa da vicinissimo Aprilia, Anzio e Nettuno, Latina nord e parte di Cisterna perché da lì arriva l’acqua potabile dei loro acquedotti.
Alessandro Martufi e Francesco Buda