«Quando ci siamo candidati, lo abbiamo fatto esclusivamente in conformità a un programma condiviso. Ci siamo imposti regole severe che ci impegnavano sull’onore a rispettare fondamentalmente un unico principio: si lavora sull’attuazione del programma; se in questo percorso ci si trovasse in disaccordo, sarà un voto a maggioranza a decidere che tutti s’impegnano a rispettare e sostenere; qualora taluno non condividesse tale percorso, ossia il mandato con il quale ci siamo impegnati con i cittadini, darà le dimissioni per consentire la surroga di un altro consigliere. Chi resta ci crede ancora e andiamo avanti fiduciosi. Il nostro scopo non è mantenere il potere ma continuare a lavorare, con chi ci sta, per la città».
Nei confronti di Anna Maria Tarantino (a cui tra l’altro lei aveva affidato la delega alle Attività produttive), che è la seconda a lasciare la maggioranza dopo Roberta Virgili, ha avuto parole particolarmente dure. Ha parlato di un “piano congegnato fin dall’inizio”. Vuole spiegarci questa affermazione?
«Anche Virgili era il presidente di quella commissione e Tarantino la criticava aspramente perché riteneva che non ne fosse all’altezza; per questo decidemmo di metterla alla prova assegnandole lo stesso compito. È stato un disatro. Delle sue elucubrazioni mentali non so risponderle. Più volte si lamentava durante le riunioni di trame nei suoi confronti; ma trame finalizzate a che cosa? Sono stato io stesso a sceglierla perché si candidasse: che senso avrebbe metterla in squadra per poi mandarla via? Ha più senso per me pensare che un disegno preciso lo avesse lei, una delle ultime arrivate. Un disegno che non ha potuto portare avanti e che l’ha costretta a cercare altre alleanze».
Entrambe le consigliere hanno lamentato un deficit di democrazia nel Movimento 5 Stelle e l’immobilismo della sua amministrazione. Vuole commentare queste accuse?
«Sulla prima è facile rispondere: Tarantino non conosce il significato della parola democrazia; da sempre ogni nostra azione è stata discussa e approvata a maggioranza – ci riuniamo ogni settimana per questo. Mi è anche capitato di sostenere e portare avanti progetti che personalmente non mi vedevano completamente d’accordo, ma sia io, sia gli altri consiglieri, abbiamo rispettato l’impegno primario. La frattura con Virgili c‘è stata sulla decisione di andare a realizzare una nuova casa comunale che, per forza di cose, non trova collocazione nel centro storico: rispetto il suo punto di vista, non ne condivido la conlusione; al suo posto mi sarei dimesso. Dell’immobilismo le dirò: stiamo costruendo un grattacielo naturalmente siamo partiti dalle fondamenta; ci vuole tantissimo tempo perché il cantiere cominci a mostrare il primo piano, quello che finalmente emerge dalla superficie. Nello scavare le fondamenta abbiamo trovato, anziché roccia consistente, sabbia e melma».
A Pomezia la maggioranza M5S ha subito, paradossalmente, più defezioni della sua: 4 consiglieri si sono dimessi in meno di un anno. Tuttavia, la differenza con Ardea sta proprio qui: a Pomezia i consiglieri dimissionari hanno dato la possibilità di sostituirli e di assicurare al sindaco numeri solidi. Inoltre, tutti hanno addotto “motivazioni personali”. Ad alcuni facciamo più fatica a credere rispetto ad altri, ma di fatto non hanno lasciato trasparire malessere. Ad Ardea invece le due consigliere non si sono dimesse: sono passate all’opposizione e hanno parlato ampiamente di dissapori politici. Come si spiega questo diverso atteggiamento?
«Credo che risposta sia già nella sua domanda. Coerenti con l’impegno preso i primi, motivati diversamente i secondi. Ha notato che anche nella nostra minoranza ci sono state molte defezioni? E vuole un mio parere? Non è finita qui».
È di questi giorni la notizia che Giovanni Colucci, suo ex fidato assessore al Bilancio e vicesindaco, ora privato cittadino, è entrato nel partito di centrodestra “Cambiamo”. Lo stesso a cui ha aderito Tarantino. La destra sembrerebbe esercitare un certo fascino su parte dei 5Stelle di Ardea.
«Il Movimento è per definizione trasversale alla politica: anime di destra e di sinistra unite da un unico utopico progetto. A minarne l’efficacia non sono le idee di destra piuttosto che quelle di sinistra, bensì le persone che lo portano avanti. Confesso di essermi sbagliato nel dar loro fiducia. È stato un mio errore».
Cosa ci dice di tre dei suoi primi assessori, Ugo Bonaccorso, Graziella Maracchioni e in parte anche Rossana Corrado, che molti vogliono essere stati allontanati proprio perché invisi ad alcuni consiglieri di maggioranza, tra i quali la stessa Tarantino?
«Per Ugo e Graziella nutro affetto e riconoscenza. Ho grandissima stima per il mio primo vice, con il quale ho condiviso tutta la parte iniziale del progetto ancor prima di essere eletto. Ugo ha una capacità che io non ho: sa vedere oltre quanto ciascuno vuol apparire. Tarantino lo capì; si sentì forse scoperta e me ne chiese la testa adducendo motivazioni risibili. Io non cedetti e rischiammo, in quel dicembre del 2017, a pochi mesi dalle elezioni, di andare a casa. Tenni duro fino alla fine per difendere l’amico e il fratello, e solo all’ultimo momento, a cinque minuti dall’appello in quel consiglio comunale che avrebbe sancito la nostra fine, la questione rientrò. Ugo, da persona tutta d’un pezzo qual è, dopo aver incassato la vittoria, decise comunque di dimettersi perché capì che se un assessore si può anche cambiare, per governare bisogna avere una maggioranza. Graziella si dimise per protesta nei confronti di Colucci, allora assessore al bilancio, perché non si riuscì a trovare le somme necessarie a garantire il servizio AEC. Ricorda? Il servizio fu sospeso per oltre un mese e fu grazie ai tagli sulle indennità degli amministratori che poté riprendere. Della Corrado dovetti chiedere io le dimissioni. Ottima professionista che purtroppo amava, e ama, più il protagonismo che il lavoro di squadra, e questo è contrario ai nostri principi».
Lei ha avuto molto da ridire nei confronti della Città Metropolitana, che ha accusato di aver dimenticato Ardea, e di molti referenti al governo nazionale. Ha senso, oggi, continuare a governare questa città come sindaco del Movimento 5 Stelle?
«Sì, ha senso. Se oggi la Città Metropolitana, a presidenza 5 stelle, mi taglia definitivamente il progetto della scuola superiore, se non prevede nemmeno un Euro per noi nel piano triennale delle opere pubbliche, tanto che il nome stesso di Ardea neppure appare in quell’elenco, lo fa perché non ha abbastanza risorse finanziare e nello stabilire come e dove spendere quanto è possibile, non lo fa con la vecchia logica di favorire l’amico piuttosto che il compagno di partito: non guarda in faccia nessuno. Certo che questo non mi ferma; continuerò a torturare – metaforicamente – la presidente Maria Teresa Zotta. Non perdo le speranze. Lo stesso vale per i rari casi in cui non sono riuscito a interloquire con referenti nazionali».