La Regione multa Acqualatina per i “valori superiori ai limiti” registrati nell’aprile 2016 al depuratore di via del Campo ad Aprilia. A evidenziare l’anomalia era stata l’Agenzia regionale per la protezione ambientale sezione di Latina. L’Arpa Lazio aveva chiamato in causa il sindaco di Aprilia e la stessa Acqualatina. La violazione era stata contestata dal gestore, che aveva presentato anche scritti difensivi. Ma “le giustificazioni addotte non sono sufficienti ad adottare un provvedimento di archiviazione” e pertanto si conferma “l’esistenza della violazione”, spiega la Regione nell’atto con il quale impone ad Acqualatina il pagamento di una multa di 1.500 euro. Non è chiaro quali siano i valori fuori norma dell’acqua in uscita dal depuratore.
Sempre la Regione ha escluso la responsabilità del Comune di Aprilia ritenendo colpevole solo il gestore del depuratore, trattandosi di “violazioni amministrative per il superamento dei limiti di accettabilità degli scarichi di acque reflue da depuratore”, che comportano la responsabilità del solo gestore.
Archiviati invece altri due provvedimenti sempre dell’Arpa contro Acqualatina per valori superiori ai limiti registrati nel 2015 e nel 2017. Tuttavia, spiega la Regione, “non appaiono rinvenibili i profili di dolo e colpa in quanto si è in presenza di interruzione del servizio per cause di forza maggiore non imputabili al soggetto gestore dell’impianto”.
Oltre agli aspetti ambientali, resta per i cittadini il solito corto circuito: alla fine sono comunque loro a dover pagare, visto che le multe irrogate ad Acqualatina vengono caricate sul bilancio della società e visto che questa è finanziata con le bollette.
In passato Acqualatina è finita sotto processo per l’inquinamento prodotto dal malfunzionamento del depuratore di Aprilia coi suoi scarichi nel fosso della Ficoccia. Scarichi che avevano appestato il corso d’acqua per circa 10 km, fino al lido di Latina. La giudice del Tribunale penale di Latina, Paola Di Nicola, l’11 novembre 2008, condannò a sei mesi di reclusione l’allora Amministratore Delegato di Acqualatina Bernard Cyna. Stabilì anche una provvisionale, una sorta di risarcimento anticipato, di 100mila euro a favore del Comune di Aprilia. Non sappiamo se l’Ente abbia incassato la somma. Nel processo fu dimostrato che quel depuratore inquinava fin dal suo collaudo (avvenuto nel 1997). Nel processo fu accertato lo scarico nel fosso di elementi patogeni (salmonella) per la salute umana. Scarichi che fecero scattare più volte i divieti di utilizzazione dell’acqua del canale per scopi irrigui. Di certo, secondo il Tribunale, l’impianto non ha mai funzionato a dovere; anzi, la sentenza del Giudice Di Nicola, suggerisce che qualcuno ha truccato le carte, visto che il collaudo è stato effettuato. Ma nessuno dentro l’Amministrazione comunale di Aprilia si è mai brigato di accertarne le responsabilità. Come mai?
L’impianto è stato costruito dalla Siba, società controllata dalla multinazionale francese Veolia, che comanda dentro Acqualatina. Siba è la stessa società che realizzato il mega-depuratore dei Castelli Romani, ad Ardea, anch’esso con qualche “problemino”.
Costato ben 24,5 milioni di euro messi interamente dalla Regione Lazio, poco l’avvio risultò avere scarichi irregolari tanto che l’Area Metropolitana di Roma a lungo si è rifiutata di rilasciare l’allaccio in fogna. L’Ente provinciale, in pratica, non dava l’ultimo definito via libera, chiedendo modifiche che eliminassero le criticità. Nel frattempo sono stati annacquati ulteriormente la disciplina e i controlli in materia di scarichi dei depuratori. Non riuscendo a gestire in modo adeguato e sano gli impianti, si è preferito allargare le maglie, grazie ad un accordo PD – 5Stelle, con il placet delle opposizioni. In particolare, all’unanimità il Consiglio regionale del Lazio a novembre 2018 ha deciso che i controlli siano random, cioè a campione, anziché serrati e sistematici. Non solo, hanno anche deciso che le verifiche su cosa esce dai depuratori devono essere soltanto eseguiti su punti di prelievo indicati dai gestori.
La Città Metropolitana di Roma chiedeva invece di far effettuare i controlli in continuo, 24 ore su 24 e con registratori dei dati rilevati, sia a monte che a valle degli impianti, cioè laddove entrano i reflui da trattare ma pure laddove escono. Così da sapere che sostanze e cariche inquinanti arrivano al depuratore e se effettivamente vengono abbattute dopo il trattamento. Non stupisce, quindi, che il caso del costoso depuratore di Aprilia sia praticamente finito a tarallucci e vino. Del resto, l’Amministrazione Comunale di Aprilia a gennaio 2014 ha stipulato un accordo extra-giudiziale per “risolvere” una causa intentata a suo tempo proprio dalla Siba per quel depuratore. Con quell’accordo il Comune si è impegnato a pagare 250.000 euro (più altri 40.000 tra Iva e interessi legali) alla socia di Acqualatina. L’allora Assessore al contenzioso, Luigi Bonadonna, affermò che ciò rappresenta un grande risultato per l’amministrazione rispetto ai 460.000 euro richiesti dalla Siba che aveva costruito e gestito quel depuratore malfunzionante.
Morale della favola: il Comune di Aprilia non solo non si sa se ha effettivamente preso dalla Siba quei 100mila euro di provvisionale assegnatigli dal Giudice Di Nicola. Ma ha addirittura pagato quella ditta che gli rifilò un impianto fatto male e inquinante! L’Assessore all’Ambiente, il Sindaco e il resto dell’Amministrazione, sanno se il Comune ha incassato quei 100.000 euro di “provvisionale” che Siba deve pagare per risarcire il danno ambientale, secondo la sentenza del giudice Di Nicola? Questa domanda la pubblicammo già a febbraio 2014 (leggi articolo). Nessuna risposta. Vorranno o potranno rispondere adesso il Sindaco e l’Amministrazione comunale di Aprilia?