Il progetto Ecosicura prevede un milione e 350mila metri cubi di rifiuti ad Aprilia est, a soli 3 km dalla discarica di Cecchina, in località Roncigliano (Albano). Entrambi i siti sono attaccati ad Ardea, zone Montagnano e Villaggio Ardeatino. L’elaborato tecnico è firmato dagli ingegneri Sofia e Diego Fiorani e Michela Mattoni. Risale al novembre 2018. Ebbene, intere pagine presentate dai tre tecnici risultano tali e quali, anche nelle virgole e negli avverbi, nella Sintesi non tecnica del progetto per la discarica da 1,2 milioni di metri cubi sulle riserve acquifere di Carano. Il documento riporta il nome dell’ing. Mario Giulianelli, già Sindaco di San Giovanni in Tuscia nel viterbese.
IL MITICO BREVETTO…
In particolare, sono identiche intere parti riguardanti l’impermeabilizzazione – forse la parte più delicata -, la captazione e il trattamento del percolato, la captazione e lo smaltimento del gas sprigionato dai rifiuti, la procedura di chiusura e la promessa di mettere in sicurezza i siti una volta ricolmi d’immondizia, la rivegetazione e il “ripristino” ambientale. Certo, se certi accorgimenti, certe tecniche e quei materiali piaccio e sono ritenuti idonei, ci sta che dei progetti possano somigliarsi. Ma qui parliamo di due gemelli. A colpire, poi, è il fatto che il progetto targato Ecosicura Srl vanterebbe un brevetto chiamato D.R.In: Deposito di rifiuti innocui. È lo stesso acronimo, cioè sigla abbreviata, utilizzata da Manlio Cerroni anche di recente per presentare il suo brevetto con il suo “piano per salvare Roma”: «La “mia” discarica può essere fatta anche a piazza Venezia o Villa Borghese. Il mio modello si chiama Drin (Deposito rifiuti innocui, ndr)» ha detto al Corriere della Sera lo scorso luglio. Ma già a novembre 2018 lo segnalò in un’accorata lettera al capo del governo Giuseppe Conte, ai suoi allora vice Matteo Salvini e Luigi Di Maio, al Ministro dell’ambiente Sergio Costa e ai presidenti delle Regioni Lazio e Campania, Nicola Zingaretti e Vincenzo De Luca.
… COPIATO E “RICICLATO”?
Dunque, siamo di fronte a un’idea di discarica con modalità e dettagli tecnico-ingegneristici non solo già inseriti in un progetto depositato in Regione Lazio, ma che sarebbe addirittura coperta dalla speciale tutela dei brevetti. Eppure, il “brevetto” sembra riportato paro paro da altra ditta, per altro progetto. In comune c’è poi anche un’altra circostanza che riguarda il vocabolario più che l’ingegneria: nessuno chiama con il suo nome questi cimiteri di rifiuti. Ecosicura parla appunti di deposito di rifiuti innocui. Ecoparco definisce la sua discarica “area di stoccaggio di servizio – end of waste cycle”. In comune le due scoietà hanno la prima parte del nome: eco. Farebbe pensare ad ecologia. E se invece fosse proprio l’eco, cioè la ripetizione? O forse, più semplicemente, trattandosi di rifiuti, qualcuno si è messo a riciclare i materiali.