“Lasciare un partito dopo molti anni è anche una scelta umana per cui importante, difficile e sofferta ma per noi indifferibile – spiegano Giovannini e Longobardi –. Il Partito Democratico può avere un senso, una “ragione sociale”, se saprà trovare il coraggio di essere all’altezza del nome che si è voluto dare altrimenti, purtroppo, mancherà alle premesse e alle promesse in cui tanti, noi per primi, abbiamo creduto. Vediamo al contrario protrarsi un istinto di conservazione e una logica di separazione tra i vari corpi del Partito sempre più povera di novità”.
Il consigliere e l’ormai ex commissario parlano di “inarrestabile degenerazione di quelli che erano stati i valori fondanti cha hanno lasciato il posto a lotte intestine e autolesionistiche tese alla supremazia delle individualità che ha di fatto annullato il tentativo di costruire la casa comune dei democratici”.
“Riteniamo invece interessante – aggiungono – il “nuovo cammino” intrapreso da Matteo Renzi che riaccende, oltre che la passione, la voglia di fare, di partecipare alla costruzione di un nuovo soggetto politico, luogo di confronto in cui selezionare le migliori idee e programmi per il bene comune. Un progetto valido che guarda al futuro con vivace dinamicità, lungimiranza e determinazione”.