Proprio non ci sta Luca Andreassi, consigliere comunale, delegato ai rifiuti da 9 anni di professione professore di ingegneria all'università di Roma-Tor Vergata, ad accettare la riapertura della discarica di Albano e si dichiara pronto ad ogni azione per bloccare la ripartenza del sito. La riattivazione del cimitero dei rifiuti indifferenziati classe 1979 e situato al confine con Ardea e Pomezia è sta imposta da Flaminia Tosini, dirigente dell'Area rifiuti della Regione Lazio, lo scorso 29 ottobre. La dirigente Tosini si è rimangiata la parola scritta e sottoscritta a fine agosto e ha imposto, con un provvedimento che ha a dir poco dell'incredibile, la riattivazione di un immondezzaio che giace da anni nello stato di abbandono più assoluto e totale. Evidentemente, la dottoressa Tosini non ricorda che il sito, così sostiene l'Eras Lazio, il programma epidemiologico regionale, costituisce un rischio per la salute umana: tutto intorno alla discarica ci si ammala e si muore di più che nel resto della Regione. Inoltre, l'Agenzia Regionale di Protezione Ambientale, l'Arpa Lazio, sostiene anche che la discarica abbia massacrato le falde acquifere della zona. Per di più, la discarica dopo il misterioso incendio del 2016 dai contorni mai chiariti non è mai stata messa in sicurezza e bonificata, al contrario di quanto imposto dalla legge. Il VII invaso, infine, non è stato mai chiuso con il cosiddetto capping, ovvero con una apposita chiusura superficiale di sicurezza e giace stracolmo d'acqua, con topi e uccelli che lo infestano: scene degne della peggiore Halloween. Luca Andreassi non ci sta ad ingoiare questo rospo e ad immolarsi per 'salvare Roma', a maggior ragione visti e considerati i livelli di raccolta differenziata raggiunti dopo anni di sforzi nel comune albanense. Solo il porta a porta, così si desume dalle sue parole, costituisce una vera "salvezza". Il consigliere - a maggior ragione alla luce delle parole del primo cittadino, Nicola Marini, che ha chiesto ieri l'intervento del Prefetto e della Procura di Velletri - non si capacita della scelta tecnica e burocratica della Regione Lazio. Stamattina, 1° novembre, il Caffè ha sentito al telefono la dottoressa Flaminia Tosini, che si è dichiarata disponibile a rilasciare una intervista al nostro giornale. Intanto, per il momento, qui di seguito le dichiarazione del delegato ai rifiuti del comune di Albano.
"La Regione Lazio - dichiara a il Caffè Luca Andreassi - ha da poco approvato un Piano Regionale dei Rifiuti nel quale esplicitamente si esprime la volontà di superare la chiusura del ciclo dei rifiuti attraverso gli impianti di trattamento meccanico e biologico, mettendo al centro della chiusura del ciclo dei rifiuti stesso il recupero di materia e, solo in ultima analisi, il recupero di energia. Ho avuto più volte modo di apprezzare tale approccio sia per la valenza ambientale (i TMB sono impianti inquinanti in cui entra rifiuto ed esce rifiuto che viene o smaltito in discarica o incenerito) sia per ragioni di sicurezza (il numero di TMB andati a fuoco negli ultimi anni è elevatissimo). Rimane pertanto difficile, in tale contesto, capire quale senso abbia l'autorizzazione di un impianto TMB a Roncigliano per lo più al centro di un'area caratterizzata da un elevato livello di raccolta differenziata e che, dunque, certamente non necessita di un impianto del genere. Verrebbe da pensare che possa essere un impianto a servizio di realtà diverse da quelle locali e che,magari, hanno difficoltà a raggiungere elevati livelli di raccolta differenziata. Ma entreremmo nel campo delle congetture e preferisco ragionare sui fatti. Certamente metteremo in atto tutte le azioni necessarie ad impedire che questo accada."