Dopo il voto del Consiglio regionale dello scorso 2 agosto, il nuovo Piano urbanistico del Lazio costituisce una legge dello Stato a tutti gli effetti, che i cittadini sono tenuti a rispettare. Anzi no, il Piano è ancora in sospeso e non è ancora entrato in vigore. O meglio, non si sa. A più di due mesi di distanza dal voto ultimo e definitivo dei consiglieri regionali, il nuovo Piano urbanistico del Lazio non è stato ancora pubblicato sul Burl, il Bollettino Unico della Regione Lazio, periodico su cui devono essere inserite tutte le nuove leggi regionali prima che diventino valide ed efficaci. Inoltre, sul sito internet istituzionale della Regione non sono disponibili le cartografie complete e aggiornate che contengono le aree sottoposte a tutela e quelle, viceversa, su cui è possibile costruire. Ma come è possibile questo paradosso?
COS’È IL PTPR?
Il Piano Urbanistico del Lazio (che tecnicamente prende il nome di Piano Territoriale Paesistico Regionale, o PTPR) è il documento che stabilisce dove, come e a quali condizioni si può costruire un nuovo immobile o ampliarne/modificarne uno preesistente. Al suo interno sono inseriti tutti i vincoli posti dallo Stato a tutela degli oltre 17mila chilometri quadrati del Lazio e, in particolare, del Comune di Roma in cui risiedono e vivono la metà dei residenti del Lazio. Ha una particolare rilevanza visto che le disposizioni che contiene prevalgono non solo sui Piani regolatori comunali, ma anche sugli strumenti urbanistici delle Province e delle Aree Metropolitane.
2 VERSIONI DEL PIANO, QUAL E’ QUELLA VALIDA?
Se l’Urbanistica regionale fosse un film, nel Lazio sarebbe titolato ‘L’incertezza regna sovrana’. Il ritardo dell’entrata in vigore del nuovo Piano urbanistico del Lazio costituisce un problema immenso, che investe non solo Comuni, Province e Aree metropolitane, ma anche società edilizie, società di progettazione e costruzione, imprenditori edili, lavoratori del settore, semplici cittadini, associazioni e comitati, oltre a tecnici e liberi professionisti: ingegneri, architetti e geometri. Nessuno parla, per paura di pestare i piedi ad amministratori e politici, regionali e locali, ma il problema è enorme: da due mesi a questa parte, nessuno sa se considerare valide ed efficaci le cartografie contenute nella vecchia versione del Piano, che risale al 2016 o, al contrario, le cartografie contenute nell’ultimissima versione approvata poco prima di Ferragosto e che risale al 2007: tra le due versioni ci sono differenze abissali.
RISCHIO TRACOLLO DEL SETTORE
La macchina amministrativa e burocratica dello Stato, difatti, non si può fermare né può permettersi anche solo di rallentare, a maggior ragione in un periodo di grossa e pesante crisi del settore. Il rischio è che l’edilizia, in crisi nera da un decennio, subisca un altro e pesante stop con il relativo taglio di posti di lavoro che nessuno vuole o può permettersi, nel settore privato come in quello pubblico. Anzi, la parola d’ordine per tutti è solo una: avanti tutta con lo sviluppo e senza indugi. Ma il problema allora qual è? Perché questo ritardo che appare inspiegabile e irrazionale?
IL MUTISIMO DI VALERIANI E DI CACCIATORE
Gli amministratori e politici regionali, primi fra tutti l’assessore regionale all’Urbanistica Massimiliano Valeriani (PD) e il presidente della Commissione Urbanistica del Lazio Marco Cacciatore (M5S), proprio coloro che dovrebbero dare risposte ai cittadini, molto semplicemente non parlano più del Piano da due mesi. Sembra quasi che il problema Urbanistica sia scomparso dalle loro agende. Un silenzio che coincide, guarda caso, con la nascita, lo scorso 2 settembre, del nuovo governo giallorosso. Eppure l’Urbanistica costituisce, insieme a quello della Giustizia, uno dei settori della pubblica amministrazione in cui si avverte di più il bisogno di certezze per dribblare il pressing delle lobby del settore, scongiurare gli appetiti cementizi di qualche Giunta comunale spregiudicata e, perché no, mettere con le spalle al muro chi sguazza nell’abusivismo. Ma, prima e soprattutto, per dare risposte ai cittadini che attendono di sapere, molto semplicemente, se sul loro terreno è possibile costruire, ampliare o modificare un immobile.
CONTRO IL PIANO PRONTI I RICORSI AL TAR
Sul nuovo Piano urbanistico del Lazio Valeriani e Cacciatore si sono scontrati più volte, pubblicamente e privatamente. In sintesi, Cacciatore (M5S) ha chiesto, tra le altre cose, di inserire al suo interno tutele aggiuntive per il centro storico di Roma, ovvero l’area ricompresa nelle mura Aureliane: una zona straordinariamente ricca di archeologia già considerata patrimonio mondiale Unesco. Valeriani ed il Pd non erano d’accordo con lui. Appena verrà pubblicato sul Burl, il nuovo Piano potrebbe essere impugnato al Tar del Lazio da associazioni e comitati, come già ampiamente ventilato da alcuni di essi. In tal caso, prenderebbe avvio una trafila giudiziaria che potrebbe trascinarsi nelle aule di giustizia per anni, a discapito delle necessarie e improcrastinabili certezze che servono invece all’intero settore e, come anzi detto, ai cittadini.
12 ANNI DI GESTAZIONE MA ANCORA PROBLEMI
La storia del PTPR è lunga e travagliata. Il Piano urbanistico del Lazio è stato pre-approvato dal Consiglio regionale nel lontano 2007, ai tempi del governatore Piero Marrazzo. Questa versione preliminare del Piano è stata poi inviata a Comuni e Provincie che, nel 2008, hanno a loro volta presentato in Regione una grossa quantità di osservazioni contenenti delle proposte di modifica della versione originaria del Piano. Osservazioni al Piano sono state predisposte e inviate in Regione anche da parte di cittadini, società ed enti privati che, per i motivi più disparati, hanno chiesto modifiche della versione del Piano del 2007.
RITORNO AL… PASSATO DI VALERIANI
In tutto, in Regione sono giunte 22mila osservazioni. Le cartografie del 2007 sono state quindi ritoccate varie volte e, il Piano stesso, è stato prorogato per 11 volte consecutive, fino al voto definitivo di agosto scorso. “Insieme al ministero per i Beni Culturali e del Turismo (Mibac) stiamo andando avanti con l’esame delle oltre 22mila osservazioni presentate al Ptpr” spiegò alla stampa nel 2015 l’ex assessore all’Urbanistica della prima Giunta Zingaretti, Michele Civita, arrestato alcuni mesi fa per presunta corruzione nell’ambito dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma. “Il tavolo di lavoro sta procedendo – diceva Civita -, speriamo di portare il piano in Consiglio regionale entro il 2015 per l’approvazione definitiva”. Ognuna delle 22mila osservazioni venne contro dedotta, ovvero sottoposta ad una attenta analisi da parte di tecnici regionali e ministeriali. Poi all’Urbanistica regionale è arrivato il successore di Civita, Massimiliano Valeriani, e la musica è cambiata. L’ultima versione del Piano, che risaliva al 2016, è stata improvvisamente cancellata ed è stata approvata quella del 2007: si è trattato di una specie di colpo di mano, del tutto legittimo dal punto di vista legale, ma che pone seri interrogativi ai quali sarebbe necessario rispondere quanto prima.
TANTE DOMANDE PER VALERIANI. RISPONDERÀ?
Ma perché perdere anni dietro alla analisi delle 22mila osservazioni per poi cestinarle, per di più senza distinguere tra quelle predisposte dalle pubbliche amministrazioni e quelle dei privati? Quando verrà pubblicato e per intero il nuovo Piano urbanistico del Lazio? Il centro di Roma verrà tutelato in qualche modo come chiede il mondo dell’associazionismo? Su area agricola sarà possibile costruire una discarica o un inceneritore? Abbiamo chiesto all’assessore Valeriani un’intervista e speriamo che presto ce la conceda.