Dopo il famoso caso delle merendine, ora nelle scuole di Pomezia scoppia la querelle sul riposino pomeridiano che, in base alle nuove regole relative alle scuole dell’infanzia comunali, non dovrà più essere fatto con le brandine in classe. A sottolineare la novità è il consigliere comunale di opposizione Fabio Fucci, che comunica di aver chiesto un incontro urgente con il sindaco Zuccalà e l’assessore alla Scuola Miriam Delvecchio, nonché la riunione della commissione relativa alle tematiche scolastiche. Fucci ha chiesto che alla commissione siano invitati anche i rappresentanti dei genitori.
«La privazione del sonno per bambini dai 3 ai 5 anni è un gesto folle e sconsiderato che turba le abitudini dei bambini con negativi risvolti sull’equilibrio familiare», sostiene Fucci che, in merito alle scuole comunali dell’infanzia, solleva problematiche anche relative ai nuovi orari – che metterebbero in difficoltà i genitori – e all’eliminazione dei libri di testo.
A stretto giro arriva la replica del Movimento 5 Stelle di Pomezia che, per quanto riguarda il riposino pomeridiano, evidenzia un problema di sicurezza. “È stato preso in questi giorni, a seguito di diversi approfondimenti, il provvedimento che non permette il posizionamento delle brandine all’interno delle classi – spiegano i 5Stelle in una nota – questo perché le stesse, non essendo pensate per essere dormitori, non possono garantire un fluido deflusso dei bambini in caso di emergenza“. Insomma, quella che per decenni è stata una normale prassi nelle scuole, rappresenterebbe in realtà un serio rischio per la sicurezza degli alunni.
“Di tale situazione di pericolo – continuano i 5Stelle pometini – ne sono a conoscenza i genitori e i responsabili dei plessi interessati. Nei prossimi giorni verranno convocati anche i rappresentanti di classe per spiegare il percorso sui programmi e sulle varie migliorie che verranno apportate. Ringraziamo il dirigente dell’Ente che ha preso una decisione forte, sofferta, ma a tutela dei nostri bambini. Guardiamo con orrore, invece, quella politica che non può e non deve entrare nella disciplina didattica, al solo fine di racimolare molliche di visibilità ormai perduta”.