«Devono bonificare seriamente e mettere in sicurezza il sito, altro che nuovi ampliamenti e risarcimento danni. E se non provvedono loro, lo faremo noi coi soldi anticipati dalla Regione e poi gli chiederemo di pagare le spese. Il sindaco ha già detto in Consiglio che bloccheremo la Pontina se autorizzeranno altri rifiuti a Borgo Montello. Lo ribadisco». L’Assessore all’ambiente di Latina, Roberto Lessio, non sa se ridere o piangere di fronte alla nuova ipotesi avanzata dal gruppo Cerroni di riprendere gli sversamenti di rifiuti nella discarica di Latina, al confine con Nettuno. La richiesta giunge attraverso la Systema Ambiente Spa, che l’anno scorso è divenuta proprietaria al 100% della Ecoambiente Srl, una delle due ditte titolari della mega-discarica. Il sito sul fiume Astura è chiuso, ma la società cerronista torna alla carica: “si augura” che la Regione Lazio l’autorizzi a fare l’impianto TMB, trattamento meccanico “biologico”, dal quale uscirebbe poi materiale sminuzzato da interrare. Oltre a una fabbrica per trasformare l’immondizia organica (avanzi di cucina e verde) in compost. Questo “augurio” è contenuto in una lettera inviata alla stessa Regione e al Comune di Latina. La minacciata richiesta di risarcimento riguarda il fatto che – secondo l’azienda cerronista – la Ecoambiente non può in pratica fare più business a Borgo Montello proprio a causa delle autorizzazioni che la Regione si ostina non rilasciargli.
30 ANNI PER STABILIZZARE LA SITUAZIONE
Una brutta sorpresa in cui il gruppo Cerroni, leader assoluto del settore da mezzo secolo, sarebbe ingenuamente e inconsapevolmente incappato. Nessuno li avrebbe messi al corrente della reale situazione di stallo in cui era inchiodata la Ecoambiente, di cui ha assorbito il restante 51% che era in mano alla fallita Latina Ambiente. Arrivando così a possederla tutta, visto che Cerroni aveva già il 49% di Ecoambiente, tramite Ecolatina Impianti Srl. La sostanza, comunque, per l’Amministrazione comunale non cambia: «L’ho detto ormai mille volte – afferma sorridendo l’Assessore Lessio -: prima di qualsiasi altro ragionamento, istanza o proposta devono chiudere le procedure della bonifica. Significa che lì non deve risultare più nessun inquinamento della falda acquifera». Lessio spiega anche perché tecnicamente è impensabile portare a Montello altri rifiuti: «Dal momento zero in cui ci può documentare che non c’è più inquinamento, noi abbiamo bisogno della stabilizzazione dei dati. Cioè almeno 5, 6 o 7 anni di dati costanti che attestino che non c’è più contaminazione. Se poi si creano altre aggressioni e variabili ora non ponderabili, quel dato di stabilizzazione non lo avremo mai. Questo perché ogni altro sversamento interferisce sul monitoraggio della messa in sicurezza e comprometterebbe l’equilibrio della stabilità che oggi non c’è e probabilmente non ci sarà per i prossimi 30 anni, soprattutto negli invasi S1 e S2 che sono senza impermeabilizzazione».
«IMPOSSIBILE RIAPRIRLA»
«Quindi – insiste l’Assessore all’ambiente di Latina -, riguardo l’innalzamento degli invasi S1, S2 e S3, che Ecoambiente prese in carico per fare la bonifica, per noi resta l’impossibilità di nuovi ampliamenti. E poi c’è un aspetto ridicolo: nella stessa Ecoambiente il dominus – cioè chi di fatto ha gestito la discarica – erano i Cerroni e la la famiglia Colucci: ora dicono che non sapevano dei ricorsi al TAR, che addirittura la perizia fatta fare dai curatori fallimentari era fuorviante o qualcosa del genere». In pratica, comandavano i privati. Tutto ciò gli è sfuggito? «Chiedono 2,5 milioni di euro alla Curatela dopo che hanno partecipato all’asta fallimentare? – domanda Lessio -. È una pressione sulla Regione in previsione dell’ennesima emergenza per far autorizzare ciò che allo stato attuale non è autorizzabile. Se si va nello specifico, un bel patrimonio Ecoambiente già ce lo ha e sono gli 11 milioni accantonati per il post mortem e ciò rende la cosa ancora più ridicola. Sentenze del Tar ignote? Francamente è allucinante: il Tar ha eliminato l’ipotesi del TMB e se non c’è tale impianto non si può fare nessun altro sversamento», affonda ancora l’Assessore, rammentando il fatto che per legge la cuccagna monnezzara non può più funzionare come prima, quando si scaricava tutto senza un minimo di trattamento. Adesso è obbligatorio almeno sminuzzarla con i TMB.
«SE NON BONIFICANO, LO FAREMO NOI. E GLI CHIEDEREMO LE SPESE»
«Ma la Regione Lazio con l’adeguamento del fabbisogno impiantistico preliminare al nuovo Piano rifiuti regionale ha già detto che il TMB non serve a Latina e provincia – aggiunge Lessio -. Qualcuno ha detto che avevano invece già iniziato i lavori per tale TMB, ma a me risulta che non hanno piantato movimentato neanche una palata di terra. A breve riconvocheremo tutte le parti, pubbliche e private, per chiudere la conferenza dei servizi sull’inquinamento delle falde idriche là sotto. La procedura di bonifica non è completata, c’è una inadempienza da parte di Ecoambiente e quindi partirà una procedura di sostituzione in danno: la bonifica la fa il Comune coi soldi anticipati dalla Regione, e poi il privato rifonderà le spese. Altro che due e milioni e mezzo di danni… ».