I blitz della polizia locale di Roma Capitale hanno riacceso i fari mediatici sugli pseudo centri massaggi orientali, usati come copertura per attività di prostituzione. Un fenomeno sociale, quello a luci rosse, complesso, ampio, preoccupante, spesso poco conosciuto dall’opinione pubblica, ma attentamente monitorato dalle autorità e dalle forze dell’ordine. Solo pochi giorni fa, ad esempio, i caschi bianchi del gruppo Sicurezza Pubblica Emergenziale, sono intervenuti in Via Muzio Scevola e Via della Primavera, ponendo sotto sequestro i due immobili adibiti a case di tolleranza. Oltre alla contestazione del reato di sfruttamento della prostituzione per una “mamasan” (colei che gestisce il centro massaggi, ndr), é scattata la denuncia della stessa per il reato di sfruttamento della manodopera clandestina, dal momento che le ragazze della “scuderia”, erano tutte clandestine in Italia. Operazioni di questo genere da parte della Polizia locale solamente sul territorio metropolitano di Roma Capitale ammontano a circa una quarantina in meno di due anni: numeri allarmanti, che la dicono piuttosto lunga sulla gravità del fenomeno. Il Caffè di Roma ha voluto saperne di più e ha intervistato Marco Milani, sindacalista Ugl e ispettore della Polizia Locale di Roma Capitale. Milani, in prima linea insieme al gruppo Spe e agli agenti della municipale capitolina, ci ha raccontato come funziona questo mondo fatto di sfruttamento, di sesso e di illegalità.
INTERVISTA ESCLUSIVA
Milani: “Così staniamo i centri hot”
Ispettore Milani, quanti sono i centri di massaggio orientale nella Capitale e dintorni?
“Guardi, i centri di massaggi orientali situati a Roma e provincia noi stimiamo che possano avvicinarsi alle 3mila unità e sono sparsi in maniera uniforme e omogenea in tutte le zone della città, sia centro storico che periferia”.
Alcune strutture si sono rivelate contenitori di attività illecite: come nasce la “prestazione” illegale?
“Nei centri, in cui avvengono le cosiddette prestazioni “extra” non previste dalla normativa, al cliente viene proposto un vero e proprio tariffario, che può variare dalle 30 euro per mezz’ora alle 50 euro per un’ora di massaggio. E un po’ come avviene al mercato, contrattando è possibile abbassare i prezzi del servizio. Al cliente, inoltre, viene dato un perizoma “usa e getta”, viene fatto stendere sul lettino e, durante il massaggio, potrebbe venir toccato all’altezza degli organi sessuali: o sotto indicazione del cliente stesso, o sotto proposta della massaggiatrice, decidendo insieme la tipologia e il prezzo della prestazione sessuale. Quella standard è una prestazione manuale. Ma si può arrivare all’atto sessuale, al sesso anale e orale”.
Come viene “tutelata”, diciamo così, la privacy del cliente e del centro massaggi?
“È palese che questi centri, per ovvi motivi, cercano di puntare alla riservatezza ma si può affermare che il cliente viene schedato con un nome di fantasia, in base alle preferenze sessuali e ai prezzi pattuiti con la massaggiatrice, in modo tale che se dovesse rivolgersi ad altri centri massaggi o tornare, già si conoscono i suoi gusti. Questo chiaramente anche a fini commerciali, visto e considerato che le “scuderie” di ragazze possono cambiare e alcune possono risultare più appetibili di altre agli occhi del cliente stesso”.
Quindi c’è una ‘rotazione’ delle massaggiatrici?
“Assolutamente sì. Di solito le ragazze non rimangono per più di tre o quattro mesi all’interno di un centro per poi svolgere la stessa prestazione in un’altra struttura. Questo ci lascerebbe presupporre l’esistenza di una vera e propria associazione, di un coordinamento più elevato che “gestirebbe” più attività illecite e che non si fermerebbe alla classica sfruttatrice “mamasan”. Va detto che è molto difficile definire questo sistema perché quello cinese è un mondo molto ma molto chiuso, dove trapela pochissimo: dunque, è complicato far avanzare le indagini e dimostrare che esiste un coordinamento di queste dimensioni”.
Come acquisite elementi che vi facciano presupporre attività illecite?
“Quando interveniamo materialmente. Ad esempio, nella fase della chiusura del centro e degli eventuali fermi, eseguiamo il sequestro dei dispositivi mobili come computer e cellulari, al cui interno sono spesso presenti dati sensibili del cliente o dell’attività illecite. In altri casi, invece, sono gli stessi centri massaggi orientali a pubblicizzare su internet la propria attività in maniera piuttosto esplicita, con foto e affermazioni inequivocabili”.
E sulla natura del cliente?
“Non c’è un vero e proprio identikit. Parliamo di figure maschili che in qualche caso esigevano prestazioni da più ragazze o anche l’ausilio di un uomo. In questi casi, la “mamasan” si rivolgeva anche a professionisti italiani per la compartecipazione agli atti sessuali del cliente. Anche questi elementi li abbiamo reperiti, risalendo dai numeri dei telefonini sequestrati durante i blitz della Polizia locale di Roma Capitale”.
Quale è la vostra strategia operativa?
“Quando l’indagine è “di iniziativa”, così si dice, mandiamo un nostro agente sotto copertura – una modalità che inizialmente ha creato molti dubbi all’interno del Comando della municipale per questioni di carattere normativo – che, fingendosi cliente, nel momento dell’offerta della prestazione sessuale da parte della massaggiatrice, si qualifica e manda una comunicazione ai colleghi all’esterno che a quel punto irrompono nel centro massaggi. Questa è una tipologia di intervento che ha portato molti ritorni pratici, come arresti e sequestri, e i relativi processi hanno visto numerose condanne per il reato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione”.
Questo, tuttavia, non rappresenta l’unico modus operandi della Polizia locale di Roma Capitale, giusto?
“Esatto, ultimamente gli interventi avvengono tramite delega della Procura della Repubblica, che ha deciso di implementare la lente di ingrandimento su questo fenomeno illecito. Dunque, le indagini di iniziativa sono sempre più rare. Chiaramente la procedura tramite delega comporta una indagine più complessa, completa, poiché prevede anche l’utilizzo di intercettazioni ambientali e telefoniche: elementi, volti all’acquisizione di materiale probatorio, che aiutano a valutare nello specifico e nel dettaglio le dimensioni effettive del fenomeno o a determinare eventuali collegamenti a livello più alto”.
Avete compiuto blitz anche negli ultimi mesi?
“Si, tutto questo dimostra la gravità e l’espansione del fenomeno. Solamente lo Spe, che è il gruppo sicurezza pubblica emergenziale della Polizia locale di Roma Capitale – che ricordo ha funzione di polizia giudiziaria – ha scoperto e messo sotto sequestro circa una quarantina di centri massaggi, solamente nell’ultimo biennio. Centri gestiti tutti ed esclusivamente da cinesi”.
Un’ultima curiosità, come si decide di indagare un centro massaggi piuttosto che un altro?
“In qualche raro caso giungono delle segnalazioni anonime. In altri, tramite un attento e profondo monitoraggio dei siti internet di settore: ad esempio, quello che su un sito è sponsorizzato come un normale centro benessere orientali, su un altro può essere pubblicizzato come una vera e propria “lupanara” (le case di appuntamento di epoca romana, ndr), spesso accompagnato con immagini esplicite di donne che praticano fellatio o altro atto sessuale”.