Da una settimana il cimitero di Latina è tappezzato di avvisi sulle tombe. Fogli gialli simili a post-it apparsi a centinaia, con su scritto “affissione certificata valida ai fini della comunicazione”. In sostanza, un avviso ufficiale ai proprietari delle sepolture. La massiccia campagna di avvisi operata dal gestore del cimitero comunale nei confronti dei concessionari delle sepolture riguarderebbe in particolare i parenti dei defunti che hanno preso un loculo prima del 1989. L’invito è a presentarsi negli uffici della Ipogeo, tutti i giorni (dal lunedì al venerdì) dalle 9 alle 12, per la regolarizzazione. Nulla di nuovo, perché avvisi del genere arrivano sin dall’entrata in vigore del regolamento cimiteriale del 2008, che prevede termini di scadenza delle concessioni differenti rispetto al passato (per il regolamento di polizia mortuaria del ’38 erano perpetue, mentre dal Dpr 83/1975 e successive modificazioni la scadenza massima è diventata di 99 anni). Ciò che ha colpito tutti, però, è stata la quantità di avvisi trovati sulle tombe: quando si entra, impossibile non notarli. Veniamo però al punto. Qual è il significato di tutto ciò? E se non si andasse negli uffici di Ipogeo cosa succederebbe? Gli interessati sono oggi a un bivio: rinnovare la concessione, sborsando più di 1.000 euro, oppure permettere che il gestore torni in possesso dei loculi, estumulando il caro estinto e riducendone i resti in un ossario. Perché è di questo che si parla. Infatti l’articolo 34 del regolamento comunale del 2008 lo dice chiaramente: in “caso di disinteresse dei familiari o non rintracciabilità degli stessi il gestore procederà d’ufficio alla riduzione della salma i cui resti saranno deposti nell’ossario comune e alla rassegnazione della sepoltura a chiunque ne faccia richiesta”. La questione si fonda poi sull’articolo 35, che interviene retroattivamente sulla durata delle concessioni non in possesso di “contratto”. Per la Ipogeo esso “è costituito dal “modulo ‘domanda’ corredato dal modulo ‘assegnazione’ e dalle ricevute di pagamento”, dalla cui data si avvia la durata della concessione stessa. “Un bel problema – spiega Sergio Sciaudone (Partito Comunista) – perché prima di Ipogeo si andava in Comune, si pagava semplicemente per l’assegnazione, non c’erano contratti. La norma di riferimento era quella nazionale ed era quella che dettava la durata delle concessioni. Poi è arrivato il regolamento del 2008, che ha rivoluzionato la durata delle concessioni comprendendo anche quelle esistenti. Noi contestiamo da anni questo aspetto: vista la situazione, abbiamo organizzato incontri già prima dell’estate mettendo in contatto circa 50 utenti con i nostri legali. Noi pensiamo che in questa situazione venga leso un diritto acquisito, quindi l’invito è di passare prima da noi per un consulto gratuito, ogni mercoledì dalle 17 alle 19 in Via Cena a Latina”. Il Comune di Latina intanto che fa? A spiegarlo è l’assessore Emilio Ranieri: “Stiamo lavorando per dare al Rup un supporto tecnico-economico-giuridico, con un pool di avvocati probabilmente selezionati dal Mepa, su vari aspetti: sulla questione di Ipogeo in generale, per il forno crematorio e per il regolamento dei consumatori per i servizi. Il nostro intento è capire se ci sono le condizioni, come crediamo, per una rimodulazione della convenzione con Ipogeo in modo più equilibrato nei confronti dell’ente comunale e degli utenti. Sul caso specifico, invece, non condivido questa modalità di avviso: potrebbe risultare lesiva della privacy e quindi va cambiata. Su questa vicenda è da tempo aperto un tavolo con i sindacati e le associazioni dei consumatori per verificare che tutti i patti contrattuali siano rispettati. L’Amministrazione sta perfezionando il regolamento con i consumatori e un percorso amministrativo per dipanare le vicende legate al project financing, alla convenzione e ai possibili contenziosi».
26/09/2019