Il progetto del nuovo stadio della Roma traballa sempre di più: si è dimesso il Consiglio di Amministrazione di Eurnova, la società di Luca Parnasi proprietaria dei terreni a Tor di Valle e che, di fatto, è il soggetto che ha promosso il progetto. I problemi economici della società sono dovuti a presunti e mancati introiti: il presidente giallorosso James Pallotta avrebbe dovuto versare nelle casse di Eurnova una prima tranche da 7 milioni a titolo di anticipo sulla cessione dei terreni (operazione da circa 100 milioni) su cui edificare lo stadio. Ma l’accordo tra Pallotta e la Giunta Raggi nancora non è stato chiuso e quindi il presidente giallorosso non ha ancora versatotale anticipo. Anzi, i summit tecnici tra le parti sono terminati da un mese e in calendario non ci sono nuovi appuntamenti. È quanto riporta il Corriere della Sera di oggi, martedì 30 luglio.
Il Comune, dopo la debacle elettorale del M5S alle europee e le accese proteste dei territori, ha derubricato evidentemente l’importanza deò progetto di Tor di Valle. Anche sul fronte Roma si parla di un calo di fiducia da parte di Pallotta, non a caso lo scorso mese in Italia senza però mai passare dalla Capitale. Lo stallo è totale. Così giovedì scorso il cda composto dall’ad Giovanni Naccarato, Riccardo Tiscini e Giovanni Sparvoli che era in carica da luglio 2018, un mese dopo l’arresto per corruzione di Luca Parnasi, ha presentato le dimissioni alla proprietà a causa dei problemi finanziari della società e forse per dare una scossa ad una situazione bloccata.
Dimissioni accettate da Parnasi, che ha subito pensato a delle contromisure per limitare i danni: assicurato l’arrivo di nuovi capitali per tenere in vita la società, il nuovo presidente/amministratore dovrebbe essere nominato in famiglia e probabilmente sarà la sorella Flavia a prendere in mano le redini della società; due dei tre ex del cda — Naccarato e Sparvoli — resteranno a curare il progetto stadio con la carica di consulenti esterni per non disperdere il lavoro fatto finora su Tor di Valle. A patto che, però, il Campidoglio non abbia già deciso di virare sul no allo stadio.