IL NODO DELLA MATASSA
Ma perché tutto ciò non è avvenuto nonostante la Giunta Raggi sia alla guida della Capitale ormai da più di tre anni? Per sbrogliare la matassa degli errori e delle inefficienze, tocca riavvolgere il nastro fino al 21 ottobre 2016. Quel giorno, a una manciata di settimane dalla chiusura del Giubileo della Misericordia, col grosso degli appalti previsti mai affidati, la giunta di Virginia Raggi decide di varare in corsa un nuovo piano di interventi. Formalmente per l’Anno Santo, in realtà per non perdere i fondi pubblici già stanziati. Nell’elenco inserisce due commesse pubbliche, una per la «manutenzione ordinaria delle caditoie della grande viabilità» e una per quella dei tombini nelle strade più piccole, gestite dai municipi. Due commesse che viaggiano in parallelo. Con lo stesso destino: non arrivare mai a conclusione, almeno fino a oggi. Anche se si tratterebbe di appalti banalissimi per qualsiasi Comune d’Italia.
I SOLDI CI SONO, MA …
I soldi ci sono da tre anni. Quasi 5 milioni di euro, pronti. Inutilizzati. Tre milioni per i tombini delle grandi strade, più altri 1,8 milioni per le caditoie dei municipi. Scorrere il calendario aiuta a capire bene i tempi pachidermici dell’amministrazione. All’inizio la commessa per i tombini sparpagliati in tutti i quartieri era stata affidata a un ingegnere. Ma già a gennaio 2017, va via e lo rimpiazza un geometra. Tempo pochi mesi e interviene l’Autorità Anticorruzione, che spedisce in Campidoglio una carrellata di contestazioni: sviste contabili, vizi formali e sostanziali, errori nell’applicazione del codice degli appalti. Un disastro. Tanto che gli uffici sono stati costretti a «riapprovare i quattro progetti esecutivi relativi a ciascun lotto», come ammettono nelle carte interne. E siamo a febbraio 2018, cioè un anno e mezzo dopo lo stanziamento dei fondi per un’operazione tutt’altro che complessa.