ANCORA “SALVA – ROMA”
Buona parte dei debiti di Roma vengono pagati coi soldi di tutti i cittadini italiani, ma questa non è una novità visto che la rateizzazione dei ‘buffi’ accumulati dalle Giunte comunali che hanno gestito palazzo Senatorio negli ultimi decenni va avanti da anni.
«Nelle casse del Campidoglio arrivano ogni anno 500 milioni di euro dal 2009 (in realtà dal 2011, legge 122 del 30/7/2010, ndr) – afferma l’on. Flati -. 300 milioni ce li mette lo Stato, 200 milioni il Comune, ricavati dalla maggiorazione dell’addizionale Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche), aumentata dello 0,4%, e dalla sovrattassa di 1 euro su ogni persona che si imbarca dagli aeroporti di Fiumicino e Ciampino». Ma cosa cambia allora rispetto al passato? Dopo il decreto crescita varato dal Governo gialloverde, il Ministero del Tesoro continuerà a mandare a Roma 300 milioni di euro l’anno, ma con l’unica differenza che questa montagna di soldi pubblici dal 2021 verrà gestita direttamente dalla Giunta comunale in carica e non più dal Commissario. Almeno per il primo anno, ovvero dal 1° gennaio 2021 l’onore e l’onere toccherà alla sindaca Raggi, poi a seguire alle altre maggioranze politiche che conquisteranno il Campidoglio fino al 2048, anno in cui, salvo proroghe, si estinguerà il debito.
«ROMA PAGA ANCORA LE SPESE DELLE OLIMPIADI DEL ’60»
«Salva Roma? No, non è corretto, – esordisce Francesca Flati – Roma è stata già salvata, ma nel 2008 (quando fu istituita la gestione commissariale dei debtiti pregressi, ndr). Roma ha ancora tanti problemi – aggiunge – non lo nego. Ma la Raggi, tre anni fa, appena insediata, ha trovato in cassa quasi mezzo miliardo di debiti sui conti ordinari (passivo creato dopo il 28/4/2018, ndr). I servizi, certo – aggiunge la deputata – non sono al top, questo è evidente a tutti. Ma Roma era fallita dal punto di vista economico-finanziario. Ci siamo ritrovati sul groppone 50 anni di debiti. Paghiamo ancora le spese delle olimpiadi del ’60. La Raggi, certo, avrebbe potuto far ripartire Roma sin da subito – ammette -, ma per farlo avrebbe dovuto accumulare altri debiti su debiti. Debiti che sarebbero caduti di nuovo su Roma e sui romani».
«ROMA? DEBITO QUASI ZERO»
«Roma ora è sana – annuncia con orgoglio la Flati – abbiamo avviato una gestione ordinaria senza più debiti. O meglio, con debiti quasi zero. Quella della Raggi è l’unica Giunta capitolina che non ha fatto più debiti. In poco tempo, la Raggi ha risanato i bilanci. Presto, grazie anche alla probabile rinegoziazione dei debito del passato con la Cassa Depositi e Prestiti, vi saranno risorse da investire per strade, buche, verde pubblico e trasporti. E, forse, – preannuncia a il Caffè – per riabbassare l’Irpef maggiorata che grava sui cittadini».
E I DEBITI AMA, ATAC E EUR SPA? «VEDREMO»
Il bilancio – chiediamo – quindi è completamente risanato? «Non completamente – ci risponde la deputata – visto che le municipalizzate hanno il loro bilancio: Ama, Atac, Eur spa. I problemi esistono, i debiti sono tanti, come li sistemeremo, vedremo. Ma d’ora in avanti, grazie al nuovo decreto Crescita – spiega – ci sarà una sola macchina da oliare e manutenere e non più un inutile e costoso sdoppiamento, ovvero Giunta ordinaria più Commissario. Non è stato facile gestire i problemi di Roma, trovare soluzioni a questione complesse e pesanti. Alcuni aspetti del debito – sostiene – sembravano segreti di Stato. I bilanci scatole cinesi, con un debito intersecato nell’altro. Ora finalmente siamo riusciti a conoscere vari dati».
BUCHE, TRASPORTI E VERDE
«Ma adesso possiamo ripartire. Grazie agli appalti puliti. Le nostre priorità? Strade, buche, servizi giardini, rifiuti e mezzi pubblici. Solo adesso si vedranno i risultati di 3 anni di sforzi e lavoro. Certo, ci saranno stati gli errori, ma in buona fede. In città – conclude l’on. Flati – c’è stato un cambio etico e culturale». Buche, parchi e ville, trasporti e rifiuti: tutti problemi molto sentiti dai cittadini e soprattutto molto visibili. La preannunciata ripartenza della Giunta a 5 Stelle dovrà aver luogo in meno di due anni, ossia prima delle prossime elezioni amministrative del 2021 in cui la Raggi, molto probabilmente, tenterà una candidatura bis. Un lasso di tempo davvero breve rispetto ai tempi biblici di una pubblica amministrazione. Il rischio, a questo punto, è uno solo: che la Raggi resti col cerino in mano.