«Come accade in simili situazioni – scrivono i pendolari – le informazioni utili ai passeggeri affinché possano riprogrammare i propri impegni sono inesistenti o troppo generiche. Il primo treno regionale utile da Roma Termini per Napoli era il 2389, fermo al binario 14, con il tabellone che annunciava il ritardo aumentandolo di 10 minuti in 10 minuti. Nemmeno il capotreno è riuscito ad avere informazioni utili dalla sala operativa Lazio: per ricevere notizie da girare ai passeggeri è stato costretto a contattare la sala operativa Campania in quanto la sala operativa Lazio non rispondeva alle continue chiamate. Inoltre l’incremento del ritardo di 10 minuti ogni 10 minuti non consentiva ai passeggeri nemmeno di allontanarsi dal binario per procurarsi (a proprie spese) cibo o acqua, per paura di vedere partire il treno all’improvviso. Una passeggera ha contattato il 113 affinché la PolFer di Termini intervenisse. Sul marciapiede c’erano almeno un migliaio di passeggeri che chiedevano informazioni, e quelli diretti nelle zone vicine a Napoli, la possibilità di usufruire di servizi alternativi. Nemmeno la PolFer è stata in grado di soddisfare queste richieste, anzi pur mostrando solidarietà con i passeggeri, la stessa Polfer ha cercato di giustificare Trenitalia per queste mancanze (cosa incomprensibile)».
Ma non è tutto. «Il secondo treno utile in partenza – continuano i pendolari -, ma solo per raggiungere la stazione di Minturno, era il regionale 12285, fermo al binario 17. Qua c’erano dirigenti di Trenitalia e dirigenti della regione Lazio che distribuivano acqua ai passeggeri come ristoro e hanno autorizzato anche l’utilizzo dei treni AV per raggiungere Napoli (cosa negata ai passeggeri del treno per Napoli). Quando poi il treno 2389 è riuscito a partire (alle 18 e 15 con oltre 130 minuti di ritardo) le situazioni paradossali non sono terminate: pieno all’inverosimile peggio di un vagone della metropolitana all’ora di punta con valige e bagagli vari messi ovunque, persone ammassate come su di un carro bestiame, ed a Latina, grazie solo all’interessamento della sala operativa Campania, è stata distribuita acqua per i passeggeri, alcuni dei quali avevano anche cominciato a stare male per il forte caldo e lo stress accumulato. Emblematico il caso di una mamma con la propria bimba di poco più di un anno. Infatti questa mamma aveva programmato il rientro a casa per le 19, orario di cena della piccola. Non potendo prevedere un simile ritardo, e non avendo avuto la possibilità di allontanarsi dal treno (per i ritardi indicati di 10 minuti in 10 minuti) per acquistare qualcosa da mangiare per la bimba, si è sentita in forte disagio perché la bimba piangeva per la fame e lei era ancora lontano da casa. Purtroppo non è la prima volta che la sala operativa Lazio usa simili atteggiamenti nei confronti dei passeggeri in caso di criticità. E’ successa una cosa analoga l’11 marzo. In caso di criticità le sale operative dovrebbero avere l’obbligo di tutelare i diritti dei passeggeri mettendo a loro disposizione, direttamente o indirettamente, tutte le informazioni utili ed indispensabili per il proseguimento del proprio viaggio, così da poter usufruire di itinerari alternativi. Ci aspettiamo – concludono – delle scuse da parte di tutto il gruppo Ferrovie dello Stato ed anche dalla regione Lazio, ma soprattutto ci aspettiamo che le sale operative, in caso di criticità, adottino tutte le soluzioni possibili mirate principalmente a ridurre al minimo il disagio dei passeggeri, e non guardando solamente agli interessi economici di Trenitalia».