2 DELIBERE DA ANNULLARE?
In particolare, contestano e impugnano le due delibere con cui il Consiglio comunale “in autotutela” ha congelato, di fatto bloccandola, l’imponente operazione edilizia al Divino Amore. Il progetto è contenuto in quello che tecnicamente si chiama PRINT, Programma di intervento urbanistico, approvato dalla Giunta regionale il giorno di San Valentino del 2013 a seguito del protocollo d’intesa tra Comune e Regione. Vale a dire in attuazione dell’accordo tra l’allora sindaco Adriano Palozzi e la presidente del Lazio Renata Polverini. Le delibere comunali impugnate sono la numero 2 del 28 febbraio e la numero 23 del 10 agosto 2018. I costruttori e la Dea Capital chiedono di fare tabula rasa dell’intero procedimento ammazza-PRINT Ecovillage annullando le due delibere consiliari e ogni atto ad esse connesso. Tra questi, c’è la nota del 19 aprile 2018 con la quale il dirigente dell’urbanistica marinese, l’architetto Michele Gentilini, ha avvisato i costruttori che era stato sospeso il PRINT al Divino Amore.
L’IRA DEI COSTRUTTORI
Il Comune ha motivato lo stop contestando ai privati “una serie di omissioni, criticità e carenze nella previsione, progettazione e finanziamento delle opere infrastrutturali”. In pratica, le società erano inerti e non avrebbero progettato strade, rotatorie, scuola, stazione ferroviaria, palazzetto dello sport, auditorium, parco pubblico che hanno promesso di fare a favore della collettività in cambio dei permessi di costruire. Ma la cordata Ecovillage replica che loro hanno invece inviato i progetti preliminari delle opere di urbanizzazione tra novembre e dicembre 2016 e che si sono attivati alacremente sollecitando l’Ente, senza alcuna risposta. Il sindaco Colizza e i suoi hanno tirato dritto, ribadendo nella delibera del 10 agosto 2018 che loro sospendevano tutto per colpa della “attuale mancanza di ogni iniziativa pubblica e privata, anche successiva alla sospensione del procedimento, relativa alla realizzazione e alla garanzia finanziaria delle opere infrastrutturali necessarie alla sostenibilità dei progetti di sviluppo”. E così i privati hanno deciso di rivogersi al Tar, depositando il ricorso il 18 maggio dell’anno scorso. Ad ottobre hanno poi depositato una corposa e allarmante serie di motivi aggiunti indicando anche le somme richieste come risarcimento.
CHI È IL VERO INADEMPIENTE?
Un elemento lascia riflettere e sembra avere una portata potenzialmente dirompente: le opere infrastrutturali per le quali il Comune contesta l’inerzia ai privati, sono previste da una convezione sottoscritta dallo stesso Ente con le società. Cioè un patto vincolante, sottolineano gli avvocati di Ecovillage, suggellato il 30 luglio 2013. Non solo, erano ormai reatà gli “effetti di atti di programmazione divenuti pienamente operativi grazie a specifici accordi convenzionali”. E i privati – dicono loro – vi stavano dando attuazione. Per realizzare le varie infrastrutture al servizio della collettività – si legge nel ricorso – “sarebbe bastata l’approvazione da parte del comune dei progetti relativi alle opere di urbanizzazione, che ormai giacciono da tempo presso gli uffici comunali”Morale della favola, o dell’incubo per i marinesi se il Tar dovesse accogliere il ricorso: vero inadempienete non sarebbe la parte privata, ma quella pubblica, ossia il Comune di Marino, “latitante rispetto ai propri impegni”, affondano i legali di Ecovillage.
IL COMUNE S’È PRESO GIÀ ALCUNI TERRENI
Ulteriore elemento di rilievo è il fatto che le società – afferma il ricorso – ha ceduto al Comune di Marino diversi beni, come prevede l’articolo 5 della convenzione: 6.650 metri quadrati al Comune per l’edilizia residenziale pubblica, più altri 8 ettari per il grande parco pubblico e servizi di quartiere, i casali Negroni – Tudini e altri quasi 5 ettari fuori dall’area da cementificare per realizzarci una scuola e una fermata ferroviaria con parcheggio e sottopasso tra Boscare e Divino Amore. Altra contestazione: l’Ente si era impegnato a “prendere immediati contatti con il Presidente della Regione Lazio per sollecitare la Regione ad avviare ogni iniziativa necessaria a dare attuazione agli accordi sottoscritti”, come previsto nelle delibera consiliare 2 del 2018 che blocca il PRINT Ecovillage. Tuttavia “di tale impegno non vi è traccia”, affermano i privati.
“IL COMUNE SI è ARROGATO UN POTERE CHE SPETTA DELLA REGIONE”
Il Comune, spiega ancora il ricorso, “non possiede la competenza a sospendere il piano attuativo e non poteva pertanto adottare la deliberazione” impugnata. Si sarebbe “arrogato una prerogativa spettante alla Regione, sua essendo la competenza all’approvazione definitiva del piano urbanistico”. Né tantomeno – è la tesi di Dea Capital – poteva bloccare l’operazione con delibera di Consiglio comunale. Su questo punto, come prova schiacciante viene citata un’altra delibera del parlamentino di Palazzo Colonna, la numero 29 del 2016, per la revoca della delibera n. 37 del 2011 con cui lo stesso Consiglio comunale – a trazione palozziana e con diversa maggioranza – approvava il piano cementizio al Divino Amore. Quella delibera afferma che “il piano urbanistico approvato non è un atto su cui il Comune può esercitare i poteri di autotutela”. Al limite, ragionano i difensori di Ecovillage, il Comune avrebbe dovuto concertare la retromarcia sul PRINT con la Regione.
I “PRETESTI””ˆDELLA REGIONE
Anzi, il Comune ha ‘intimato’ alla Regione di non dare più seguito alle procedure per la VIA, valutazione d’impatto ambientale sul progetto. E in effetti l’Area VIA regionale l’8 novembre scorso con la determina G14241 “in modo repentino e perentorio rigettava l’istanza di VIA disponendone l’archiviazione” e “ha opposto continui pretesti per paralizzare il procedimento in sé incardinato”, lamentano nei loro motivi aggiunti al ricorso la Futuro Immobil Italia e l’Arcadia 2007. Invece, “avrebbe dovuto dare avvio alla conferenza dei servizi”, vale a dire a quel tavolo tra istituzioni e altri soggetti coinvolti per discutere e approfondire il mega-progetto per poi avviare i cantieri. Il cerchio si è chiuso il 19 dicembre scorso, con il rifiuto di permesso di costruire. Il Comune, stroncando il PRINT Ecovillage, nella delibera 2/2018 afferma che “la presente non comporta impegno di spesa né riduzione di entrata né riflessi diretti o indiretti sul patrimonio dell’ente”. A leggere il ricorso, può sorgere qualche dubbio: quasi 281 milioni è il risarcimento complessivamente richiesto.
ANCHE ALTRI VOGLIONO ESSERE RISARCITI
Ma non finisce qui: almeno altre tre società stanno chiedendo danni milionari all’Amministrazione comunale marinese per altri progetti. Ma va anche detto che lo scorso 29 novembre il Tar ha rigettato la richiesta di sospendere la delibera comunale 2/2018 che dava avvio al blocco del piano Ecovillage. Ha così rigettato l’istanza avanzata da Cristina Srl, La Mole Due Srl e Immobiliare Cavalese Srl per il PRINT a Mazzamagna. L’udienza per il loro ricorso e di quello Ecovillage – Dea Capital è fissata al prossimo 19 luglio.
***
3 MAXI RISCARCIMENTI
Lista dei danni richiesti
233 milioni e 417mila euro chiesti da Dea Capital Real Estate Spa
45.523.634 euro chiesti da Futuro Immobil Srl e Arcadia 2007 Srl
1 milione e 805mila euro chiesti dal Consorzio Ecovillage Tutte le società si riservano “una più specifica quantificazione di detti pregiudizi”, potrebbero quindi chiedere anche di più.
***
Ipotesi di danno erarale
SINGOLI CONSIGLIERI NEL MIRINO
In caso di condanna al risarcimento, precisano i legali di Ecovillage, non dovranno essere solo i cittadini attraverso le casse municipali. Siccome si tratta di “un risarcimento che è foriero di danni erariali di cui dovranno in ipotesi rispondere i consiglieri che hanno approvato la delibera consiliare”, avverte l’avvocato Gattamelata, riferendosi all’emorragia per il bilancio comunale se il Comune verrà condannato a pagare.