Maxiprocesso in vista per il clan Casamonica. La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per 63 persone, tutte legate al clan attivo nell’area est della Capitale. Nei confronti degli indagati, la Procura chiede, a seconda delle posizioni, anche l’associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all’estorsione, l’usura, la detenzione illegale di armi. Il gruppo criminale era attivo nell’area est della Capitale e puntava al predominio dell’attività di spaccio su tutto il territorio di Roma, grazie anche ad accordi chiusi con i narcos colombiani. Nelle prossime settimane sarà fissata l’udienza preliminare per il procedimento che racchiude l’attività di indagine svolta negli ultimi quattro anni durante i quali il clan è stato «fiaccato» da arresti e sequestri milionari. Nelle informative dei carabinieri il gruppo viene descritto come un clan che ha messo in atto una vera e propria «sfida allo Stato» arrivando ad rioccupare l’abitazione in vicolo di Porta Furba, che era confiscata, dove aveva il suo quartier generale Giuseppe Casamonica, ritenuto uno dei capi assoluti del clan.Nell’attività di indagine fondamentale il ruolo di alcuni pentiti che hanno fornito agli inquirenti gli elementi utili per scardinare il muro di omertà che circonda il clan. Tra i collaboratori di giustizia anche una donna, l’ex compagna di Massimiliano Casamonica, fratello del boss Giuseppe. La donna, madre di tre figli, era invisa alle mogli degli altri componenti del clan perché non di origine «sinti». Tenuta segregata, è riuscita a fuggire da quella realtà e ha deciso di denunciare. Ora la «pentita», che ha meno di 40 anni, gode di un programma di protezione assieme ai figli. «Loro sono perfettamente consapevoli di avere un notevole potere intimidatorio – ha raccontato la donna agli investigatori – che esercitano nelle loro attività. Incutono notevole timore e nessuno li denuncia mai». Per la collaboratrice di giustizia siamo in presenza di persone «che si aiutano reciprocamente per ogni tipo di esigenza, anche se c’è da picchiare qualcuno». Nell’ordinanza di custodia cautelare dell’aprile scorso, che ha portato in carcere 23 persone, il gip scrive che i Casamonica rappresentano un gruppo con «straordinaria capacità criminosa» le cui «origini non sono affatto recenti, bensì risalgono indietro nel tempo e costituiscono da decenni un patrimonio negativo ormai acquisito e consolidato sul territorio».
14/06/2019