IPOTESI SU QUALE È IL VERO OBIETTIVO DELLA GIUNTA RAGGI
In tanti non sanno nulla, ma forse dietro questa totale ‘ignoranza’ c’è un motivo ben preciso. La cosiddetta legge Madia, approvata durante il Governo Renzi, prevede infatti che l’ente locale proprietario di una municipalizzata sia costretto a rimettere a gara i servizi che gestisce in proprio, con le società di sua proprietà, nel caso in cui i bilanci siano in passivo per tre anni di seguito e, se necessario, avviare la procedura di fallimento. Ecco allora che dietro a tre anni di silenzi e reticenze attorno ai conti di Ama potrebbe nascondersi una decisione che la Giunta Raggi terrebbe a ‘bagnomaria’ già da tempo, pronta per essere servita a Roma ed ai romani: far partire la procedura fallimentare di Ama e avviare una gara pubblica per passare totalmente ai privati la gestione dei servizi di raccolta, trattamento e smaltimento della spazzatura romana. Una strada politico-burocratica non molto diversa da quella già imboccata anche per Atac. L’Ama così resterebbe formalmente pubblica e la sindaca sbandierare come un grosso successo politico quella che sarebbe in realtà una atroce sconfitta. L’Ama finirebbe infatti svuotata di ogni ricchezza e i servizi che gestisce consegnati nelle mani dei soli privati che non vedono l’ora di ‘mangiarsi’ a grossi bocconi i restanti e succulenti ‘pezzi’ della società pubblica.
BILANCIO 2017: ROSSO DA 104 MILIONI DI EURO
Per capire meglio la situazione proviamo ad abbozzare una stima dello stato delle casse dell’Ama. L’ultimo bilancio approvato risale al 2016, anno in cui la società ha chiuso i conti con un attivo di 626mila euro, così riporta l’atto disponibile sulla pagina internet ‘trasparenza’ del sito aziendale, anche se sulla municipalizzata grava un debito monstre stimato in 1,7 miliardi di euro. Per l’approvazione del bilancio 2017, sono trascorsi oltre 2 anni rispetto al limite massimo di ritardo ammesso dalla legge. I conti sono in stand by, eppure il vecchio Consiglio di Amministrazione, silurato perché intenzionato a chiudere in attivo il bilancio 2017, ha chiesto di inserire nelle ‘poste attive’, ovvero nella lista del denaro incassabile, 94 milioni di euro derivante dalla morosità della Tari per l’anno 2017, anche se l’Ama sarebbe riuscita ad incassarne solo 8. Si sarebbe aperto così un buco di 86 milioni che nessuno saprebbe come colmare. Per recuperare i soldi mancanti, la Giunta sarebbe costretta ad aumentare i controlli sulla Tari, la tassa sui rifiuti. Ma a poco più di un anno dall’inizio della prossima campagna elettorale per la riconferma del 5 Stelle al comando della Capitale nessuno vuole avviare una impopolare campagna di lotta all’evasione. Inoltre, c’è in ballo anche la storia dei 18 milioni di euro per i servizi cimiteriali che il Campidoglio non riconosce. Totale del buco: 104 milioni.
E NEL 2018 SI SALE A 148 MILIONI
Nel 2018, se possibile, la situazione è peggiorata ancora di più: il contratto di servizio di Ama prevedeva una spesa annua di 714 milioni di euro, ma l’azienda ne ha spesi 758 – sono queste le cifre che circolano in azienda – aumentando il passivo di 44 milioni, che si sommano al debito accumulato nel 2017. L’ammanco totale del biennio 2017-2018 sale dunque a 148 milioni di euro.
IL DESTINO DI AMA È GIÀ SEGNATO?
Dietro alla questione dei conti in rosso si nascondono scelte essenziali per la sopravvivenza dell’azienda e tante risposte oggi ancora non date. I bilanci 2017 e 2018 quando verranno approvati? I conti dei due bilanci sono in attivo o passivo? La Giunta Raggi ha intenzione di privatizzare l’Ama? Oggi l’unica fetta del mercato dei rifiuti della Capitale da cui i privati sono completamente estromessi è quella della raccolta della spazzatura urbana, ora nelle mani solo di Ama. Il trattamento e smaltimento della spazzatura sono difatti due servizi già quasi completamente nelle mani dei soliti Gruppi privati, tranne la fetta piccolissima che arriva al centro Ama di Rocca Cencia, che lavora da un mese a questa parte ad un terzo delle proprie capacità. Il fallimento di Ama però potrebbe cambiare rapidamente la situazione. Di contro c’è la questione dei tre nuovi impianti di compostaggio di cui il Campidoglio ha detto di aver bisogno: a Cesano (municipio XV) , a Casal Selce (municipio XIII) e un terzo ancora non specificato. Di preciso di che impianti si tratta? Da chi verranno costruiti? Da chi verranno gestiti? Anche qui nessuno lo sa. Le conferenze dei servizi, ovvero i tavoli istituzionali deputati a dare il via libera ai progetti – almeno per due dei tre impianti in programma – sono partite a metà aprile, nonostante non ci sia un assessore ai Rifiuti. Solo una cosa è certa: nella ‘casa di vetro’ al momento nessuno sa e nessuno risponde.
Il grosso della ‘torta’ nelle mani dei privati
Ama gestisce due centri di trattamento dei rifiuti. Quello di via Salaria, andato in fiamme a dicembre scorso ed ora completamente fuori uso e quello di Rocca Cencia, bruciato (almeno parzialmente) a marzo 2019, in funzione a metà servizio e poi colpito ad aprile anche da problemi di malfunzionamento dovuti a carenza di manutenzione. La spazzatura di Roma viene ‘lavorata’, ovvero trattata, quasi totalmente negli impianti di grossi imprenditori privati. Principalmente quelli di Roma-Malagrotta del Gruppo Cerroni e della Rida Ambiente di Aprilia dell’imprenditore Fabio Altissimi. Inoltre, quando necessario, i rifiuti della Capitale vengono spediti anche agli impianti Csa di Latina ed Ecosystem di Pomezia. Ma sono anche altri privati ‘in agguato’ pronti a ricevere la spazzatura di Roma: la Mad di Civitavecchia, la Ecologia Viterbo, la ditta Porcarelli di Roma, la Tecnoriciclo Ambiente di Anagni, e molti altri. La fila è lunga.
La Raggi nomina il nuovo CDA di AMA
La Capitale è senza assessore ai Rifiuti dallo scorso 8 febbraio, giorno delle dimissioni di Pinuccia Montanari, fedelissima di Beppe Grillo, dopo che la Giunta Raggi ha bocciato la sua proposta di bilancio positivo 2017. A quattro mesi dalla revoca del vecchio Consiglio di Amministrazione e la fine dell’era Bagnacani, la sindaca di Roma ha firmato ora l’ordinanza di nomina dei tre componenti del nuovo CdA di Ama. Il Consiglio di Amministrazione dell’azienda capitolina per la gestione dei rifiuti sarà composto da Luisa Melara, in qualità di presidente, Paolo Longoni, indicato come amministratore delegato, e Massimo Ranieri. Luisa Melara è avvocato specializzato in diritto societario. Paolo Longoni, commercialista, nel 2017 già commissario della società SEI Toscana, gestore del servizio integrato dei rifiuti urbani nelle province dell’Ato Toscana Sud (Arezzo, Grosseto e Siena). Massimo Ranieri, geologo e presidente della Eco.Lan SpA, la società pubblica che si occupa di gestione integrale dei rifiuti nel Ferentano, Sangro-Aventino, Ortonese-Marrucino e Alto Vastese. Per la Municipalizzata è il sesto cambio di vertici in tre anni, quelli del governo della città targato Raggi.