La mancanza di denunce, sostiene il sindaco, ha contribuito a far sottovalutare alle istituzioni superiori la situazione in cui versa il territorio di Ardea. «Quando sono stato ricevuto al tavolo della sicurezza da Sua Eccellenza il Prefetto di Roma, per “raccogliere il mio grido di dolore” mi son sentito rispondere che ad Ardea non ci sono fenomeni preoccupanti – racconta Mario Savarese – Eppure è un coro continuo da parte dei cittadini che lamentano fenomeni preoccupanti attraverso le associazioni e i comitati di quartiere; manifestano e marciano perfino per attirare sul problema l’attenzione delle istituzioni. “Solo qualche furtarello in case di vacanza vuote, da parte di zingarelli che soggiornano nel campo nomadi”. Questo mi son sentito rispondere. Poi leggo sui giornali dell’arresto dei Fragalà che operano nell’area compresa in tutto il lungomare di Pomezia e di Ardea, e perfino di una certa concorrenza nella zona più a sud che ci interessa, da parte delle cosche calabresi come se ci si fosse spartito il territorio. Quintali di sostanze proibite che transitano e si spacciano in loco. Soldati soldatini e aspiranti tali dediti alla droga e alle azioni malavitose più disparate tra furti, rapine e perfino estorsioni. “Tutto va bene madama la marchesa” il servitore riferisce alla nobildonna di ritorno da un viaggio, “al di fuori di un piccolo incidente”. L’incidente in realtà era la morte di una gazza, per aver mangiato la carne del cavallo morto per la fatica di aver portato tanti secchi d’acqua, serviti per spegnere l’incendio della casa in seguito al suicidio del marito. Per il resto… “tutto va bene”».
L’accorato appello alla cittadinanza termina con un richiamo anche ai desolanti fenomeni di degrado che si registrano quotidianamente sul territorio. «Ribelliamoci alla malavita, alle minacce, ma ribelliamoci anche nei casi apparentemente poco rilevanti come quello del vostro vicino di casa che getta in strada la spazzatura o magari solo se ne vanta, o che non taglia l’erba del suo campo, o magari lo fa, ma solo nel suo giardino lasciando crescere rovi ed erbacce sul suo muro di cinta convinto che sia compito di altri curarsene. Denunciamo e combattiamo ogni forma di degrado perché degrado chiama degrado».