SOPRINTENDENZA: “AREA GRAVATA DA DUE VINCOLI”
La costruzione della lottizzazione era stata pre annunciata più volte dalla Giunta Monachesi, anche poco prima prima delle ultime elezioni amministrative comunali del 2017. Elezioni che hanno riconfermato Milvia Monachesi alla guida di Castel Gandolfo per la seconda volta. Ma a risentire di più di questo stop inatteso è il vicesindaco Bavaro che aveva definito la lottizzazione “perfetta e storica”. “L’area di cui trattasi – si legge al contrario in una nota ‘top secret’ della Soprintendenza ai Beni Culturali che ha stroncato la lottizzazione e che il Caffè ha potuto consultare – è gravata da ben due vincoli paesaggistici, uno (…) dichiarativo, recante Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, ed uno ricognitivo (…)”. La Soprintendenza ha espresso insomma, in sole due parole, “parere negativo” alla realizzazione del Piano edilizio che stava tanto a cuore all’assessore all’Urbanistica.
CIVITA FINISCE FUORIGIOCO
Il Piano edilizio denominato ‘Le Mole’ è stato approvato dalla Giunta Zingaretti il 20 ottobre 2016, dopo una gestazione durata vari anni durante i quali le Amministrazioni comunali precedenti non erano evidentemente riuscite a trovare la quadra per l’avvio del cantiere. Il via libera regionale è arrivato anche grazie all’interessamento dell’ex assessore all’Urbanistica, Michele Civita, che appena un anno e mezzo dopo è stato arrestato nell’ambito dell’affaire legato alla costruzione del nuovo stadio della Roma. Al contrario per il Ministero dei Beni Culturali quell’area non si può toccare visto che “il comune di Castel Gandolfo – si legge tra le carte – è inserito nel contesto più ampio dei Castelli Romani che ed è stato preda di un fenomeno di urbanizzazione che ne ha deturpato e devastato il territorio per oltre 50 anni (…) un ambito territoriale già messo a dura prova dalla cementificazione pregressa, ma ancora estremamente ricco di storia, arte, archeologia, natura e numerosi scorci panoramici che vanno preservati”.
REGIONE E COMUNE NON SI ARRENDONO
Ma non è tutto. Lo scorso 20 febbraio, la Regione Lazio ha inviato alla Soprintendenza una richiesta di riesame del parere negativo del 15 gennaio.
Nota di riesame a cui la Regione ha fatto seguire, il 5 aprile, anche un successivo sollecito in cui si chiedeva il “riesame in via di autotutela con conseguente annullamento dei pareri negativi”. Ma la porta della Soprintendenza Archeologica è stata di nuovo sbattuta in faccia al mittente: “Alla luce delle considerazioni esposte – scrive nero su bianco la Soprintendenza – questo Ufficio ritiene di rigettare l’istanza di riesame e confermare il proprio parere negativo”. Contro la lottizzazione pende ancora un ricorso al Tar del Lazio presentato da numerosi residenti.
E un esposto all’Anac, Autorità Nazionale Anticorruzione, del consigliere di minoranza, Paolo Gasperini.