Lo spostamento era stato annunciato nei giorni scorsi dal sindaco in base alle ultime volontà dell’artista, contenute in un testamento di cui è stata resa nota l’esistenza questa settimana. Nello stesso testamento, comunque, lo stesso Manzù dichiarava di voler riposare dopo la morte nel territorio di Ardea. La salma dell’artista, simbolo della città rutula, si trova dal 22 maggio 1992 presso il parco-giardino del museo da lui creato su via Laurentina, ad Ardea.
Il sindaco Mario Savarese ha annunciato di aver inviato una lettera ai figli di Manzù, Giulia e Mileto, al fine di chiedere se sia possibile rispettare le volontà del maestro di rimanere ad Ardea e della moglie di essere ricongiunta a lui, magari portando le ceneri di Inge Schabel proprio all’interno del sepolcro che si trova davanti al museo, del quale sabato si festeggeranno i 50 anni dall’istituzione. «C’è una espressa volontà dei parenti di trasferire la salma dal museo all’abitazione di Colle Manzù – ha dichiarato Mario Savarese – e ben sappiamo che farlo costituirebbe anche spostare giuridicamente le spoglie dal Comune di Ardea a quello di Aprilia, visto che il terreno della famiglia costituisce il confine comunale. Sono stato avvertito di questa cosa, ma nessuno mi ha chiesto un permesso perché non spetta al sindaco intervenire. Tra l’altro, sono stato ricevuto da Giulia e Mileto, i quali mi hanno riferito di questa loro intenzione. D’altro canto, però, io rappresento Ardea e, pur non volendo entrare nelle motivazioni che hanno portato a decidere lo spostamento, mi sono fatto interprete della volontà di migliaia di cittadini, inviando una lettera per chiedere di valutare la permanenza delle spoglie ad Ardea».
In Consiglio comunale, ieri, ha preso la parola il consigliere proponente della mozione Alessandro Mari che, da primo firmatario, ha presentato il documento accogliendo con entusiasmo le parole del sindaco. Raffaella Neocliti ha specificato che il volere di Manzù era quello di rimanere ad Ardea: «Come si può superare la volontà testamentaria? – ha aggiunto – Anche perché Colle Manzù credo sia stato istituito dopo la morte del maestro». Dubbio che ha posto anche il consigliere Luana Ludovici: «Quando il maestro era in vita – ha affermato – Colle Manzù si chiamava Campo del Fico, quindi quel che c’è scritto sul testamento è da capire bene». Debora Duranti, invece, dai banchi della maggioranza ha spiegato come il Consiglio possa dare un indirizzo politico ma non entrare nella veridicità o meno di un atto firmato da un notaio.
Il sindaco, quindi, ha letto la parte di testamento dove si riporta, con una frase scritta a mano autenticata dal notaio, la volontà di essere sepolto a “Colle Manzù numero 1, in Ardea”. Al termine del dibattito Massimiliano Giordani, di Fratelli d’Italia, ha ricordato che le varie amministrazioni hanno sempre invitato la moglie di Manzù, Inge, nelle celebrazioni ufficiali e lei, in ogni evento organizzato al museo, era sempre felice di ricordare il marito in quel posto, senza mai esporre alcun volere contrario.