Konrad Krajewski, l’elemosiniere di Papa Francesco, è finito nella lente della Procura con l’accusa di aver riallacciato la luce al palazzo di via di Santa Croce in Gerusalemme. La posizione del cardinale, 56 anni, è in corso di valutazione dopo la presentazione della denuncia di Acea su quanto successo la notte dell’11 maggio quando gli inquilini dell’edificio occupato hanno riottenuto la corrente elettrica, disattivata qualche giorno prima dalla multiservizi. Decisione presa da Acea, avendo i residenti dello stabile accumulato un arretrato di 319mila euro nel pagamento delle bollette. Gli inquirenti dovranno valutare nelle prossime ore se iscrivere il cardinale nel registro degli indagati. Le ipotesi di reato per cui potrebbe finire sotto inchiesta l’elemosiniere sono due: furto aggravato e danneggiamento. Queste sono le accuse contenute nella denuncia. Che però Acea ha scelto di presentare contro ignoti. Una strada intrapresa anche per lasciare che sia la procura a ricostruire attraverso un’indagine cosa sia successo la notte dell’11 maggio. Il dubbio è che potrebbe non essere stato materialmente l’elemosiniere ad aver compiuto le manovre tecniche per rimettere in funzione l’impianto. Certo Krajewski ha scelto di rivendicare la paternità del gesto qualche ora dopo la riattivazione della luce con questa dichiarazione: «Sono intervenuto personalmente, per riattaccare i contatori. È stato un gesto disperato. C’erano oltre 400 persone senza corrente, con famiglie, bambini, senza neanche la possibilità di far funzionare i frigoriferi».
23/05/2019