«La sindacatura di Gianni Alemanno (ex sindaco di Roma, ndr) è stata vantaggiosa per Salvatore Buzzi: le sue cooperative si aggiudicarono appalti per 9,6 milioni di euro, 3,6 in più rispetto alla sindacatura di Veltroni», ma non ci sono prove che l’ex primo cittadino «fosse consapevole del legame che univa Buzzi a Carminati». E tanto meno «che potesse avere contezza del sodalizio criminoso che è stato contestato come connotato dai caratteri tipici di un’associazione di stampo mafioso». Si legge nelle motivazioni con cui la II sezione penale del Tribunale di Roma, lo scorso 25 febbraio, ha condannato l’ex sindaco a 6 anni di carcere per corruzione e finanziamento illecito, nell’ambito di uno dei filoni del processo al Mondo di Mezzo. Alemanno è accusato di avere pilotato nomine e appalti per favorire le cooperative Buzzi. Per i giudici, è dimostrata «l’esistenza di un progetto comune di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati diretto a corrompere Alemanno e Franco Panzironi – l’ex ad dell’Ama, ndr – attraverso denaro e altre utilità», ma «non è dimostrato né che l’ex sindaco fosse legato al sodalizio, né che lo favorisse consapevolmente, non essendovi prove di contatti, né diretti e né mediati, tra Alemanno e Carminati». Ed è lo stesso ex primo cittadino a commentare: «Le motivazioni della sentenza convalidano definitivamente la mia totale estraneità al sodalizio criminale, contrariamente a quanto asserito dal pm nel processo. Viene ridimensionata la portata delle accuse, sottolineando come non ci sia alcuna risultanza che fossi a conoscenza del legame tra Buzzi e Carminati. In appello dimostrerò la mia completa innocenza».
22/05/2019