In Italia difatti ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di materiale contenente amianto, di cui 33 milioni compatto e 8 milioni friabile. Ci sono un milione di siti contaminati, di cui almeno 50 mila industrie, 40 mila siti di interesse nazionale, 2.400 scuole almeno e 250 ospedali. A questi numeri vanno aggiunti quelli ancora più allarmanti relativi alle conseguenze dell’esposizione all’amianto per la salute dei cittadini. “Nonostante sia stato messo al bando nel 1992, l’amianto continua a uccidere – spiega l’Ona, l’Osservatorio Nazionale Amianto – perché si trasforma in fibre invisibili che, inalate o ingerite, causano mesotelioma, tumore al polmone, alla laringe, allo stomaco e al colon. 1.900 i casi di mesotelioma, 600 di asbestosi, 3.600 tumori polmonari: numeri vertiginosi e preoccupanti che raggiungeranno, secondo l’Ona, picchi elevati tra il 2025 e il 2030. “Per evitare nuove esposizioni all’amianto killer è necessaria una bonifica globale con la messa in sicurezza di tutti i siti contaminati, un piano di prevenzione primaria, la sorveglianza sanitaria con controlli periodici e la ricerca scientifica per terapie e cure, le tutele previdenziali e risarcitorie”, spiegano dall’Ona.
Tonnellate di amianto nei comuni del lazio
Aprilia-Anzio 6.600
Pomezia – Albano 8.250
Borgo Santa Maria Borgo Sabotino 2.281
Cisterna 1.596
Latina Scalo 1.466
Minturno 1.066
Sezze 618
LE REGIONI
A più di 20 anni dall’approvazione della legge del 1992, che aveva prescritto alle Regioni l’emanazione di un piano regionale per la difesa dei pericoli dell’amianto, ad oggi ben 10 regioni italiane non hanno ancora terminato la mappatura dell’amianto.
Nel Lazio sono stati censiti oltre 11mila siti contaminati dall’amianto, il 4,6% del totale nazionale (dati Eures 2018). Mentre 4.065 edifici pubblici e privati sono stati bonificati (dati Legambiente aprile 2018).
I dati raccolti infatti hanno illustrato come nella regione sia presente il più alto numero di strutture con coperture in eternit (9.361 coperture in eternit nel Lazio a fronte delle 33.527 in Italia). 743 sono gli edifici pubblici contaminati nel Lazio, a fronte dei 46mila nazionali, 612 invece gli edifici privati. Il primato del Lazio riguarda però l’estensione totale con 5,3 milioni di metri quadrati di superfici contaminate, il 43,2% del totale.
Quella di Roma è la provincia che detiene il maggior quantitativo di manufatti contaminati: 2,5 milioni di metri quadrati di superfici per 37mila tonnellate di amianto. Particolarmente significativa risulta la presenza di amianto nei territori di Pomezia e Albano Laziale, con oltre 550 mila metri quadrati di superfici per 8.250 tonnellate di eternit. A Latina i dati sono più contenuti, ma restano preoccupanti: 561mila metri quadrati e 8.419 tonnellate. Nel Lazio poi ci sono ancora strutture ad alto rischio di contaminazione che richiederebbero una bonifica urgente (465 edifici nello specifico).
LA MINACCIA NELLE SCUOLE
Secondo l’Ona sono 2.700 le scuole in Italia che presentano ancora amianto nelle loro strutture. Un rischio concreto per 350 mila studenti e 50.000 tra insegnanti e personale. Nello specifico nel Lazio sono 275 le scuole con amianto (secondo una recente indagine del Centro Amianto della Regione Lazio): di queste 44 presentano rischi concreti di contaminazione, soprattutto per la presenza di amianto nei pavimenti per circa 5mila metri quadrati. Non manca amianto nei serbatoi di 100 istituti scolastici, nei materiali di isolamento termico in 70 scuole e nei pannelli di copertura di 14 scuole.
LO SMALTIMENTO
In Italia ci sono solamente 8 regioni che presentano un impianto specifico per lo smaltimento dell’amianto, per un totale di 18 impianti tra Sardegna, Piemonte, Lombardia, Puglia, Provincia autonoma di Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Basilicata ed Emilia Romagna. In Italia sono ancora poche le strutture adibite al corretto smaltimento di amianto e questo comporta inevitabilmente una spesa superiore rispetto al resto d’Europa e questo spesso ed erroneamente fa desistere i cittadini dal procedere con le operazioni di smaltimento. Un’azione invece fondamentale per garantire la sicurezza della collettività.
Ona: ecco come smaltire l’amianto
L’Osservatorio Nazionale Amianto ha istituito in tutte le regioni uno sportello amianto online attraverso il quale chiedere assistenza tecnica (per le bonifiche), medica (per le diagnosi e prevenzione di patologie), e legale per ottenere il riconoscimento dei risarcimenti o prepensionamento. Che tipo di spese deve affrontare un privato cittadino per smaltire l’amianto? Lo spiega al Caffè Ezio Bonanni, presidente Osservatorio Nazionale Amianto. «Il cittadino, se vuole rimuovere amianto e materiali di amianto dalla sua abitazione, oppure se imprenditore, dai beni aziendali, si deve rivolgere ad una ditta specializzata, la quale dovrà prima di tutto redigere il piano di lavoro per la rimozione amianto (art. 256 D.lgs. 81/2008), che deve essere redatto da un tecnico, e poi così, con tutti gli strumenti di protezione e tutela dell’incolumità pubblica, può rimuovere i materiali di amianto e/o contenenti amianto. Tale procedura, se riferita a quantità esigue di amianto, in particolare per i casi di piccole coperture, è oltre modo dispendiosa, perché presuppone un esborso che per il solo piano di lavoro, è già non inferiore ai € 1000,00 e così rimuovere anche pochi metri di eternit, potrebbe comportare una spesa che può raggiungere i 2000,00 €». Info www.osservatorioamianto.com. Numero verde: 800 034 294.
Laura Alteri