Una città economicamente in crisi, con tante imprese che investono sul territorio ma vantano numerosi crediti nei confronti del Comune di Roma, e con tante altre aziende che invece preferiscono lasciare la Capitale d’Italia e recarsi altrove per i loro investimenti e i loro affari. Da una parte l’amministrazione capitolina a lavoro per risollevare le sorti finanziarie dell’ente, dall’altra le associazioni imprenditoriali che chiedono una decisa inversione di rotta. Insomma, tempi difficili per la truppa Raggi.
QUASI 5MILA AZIENDE CREDITRICI VERSO IL COMUNE DI ROMA
A suonare un nuovo, pesante campanello d’allarme sono stati i numeri raccolti dalla Ragioneria dello Stato secondo la quale, nei primi tre mesi di questo 2019, il Comune di Roma, guidato dalla sindaca Raggi, avrebbe sì aumentato di circa cinque volte i pagamenti alle aziende per quanto riguarda la spesa in investimenti – rispetto allo stesso arco di tempo dell’anno precedente – ma nel 2018 il passivo del Comune di Roma con le imprese sarebbe salito da 1,1 a 1,5 miliardi di euro. Mentre in totale sarebbero quasi 5mila le aziende creditrici: un numero enorme che chiaramente non nasce tutto sotto il governo pentastellato ma che la dice lunga sulle difficoltà che incontra l’attuale Campidoglio a pagare il lavoro delle imprese del territorio. “I dati della Ragioneria generale dello Stato sulla spesa in investimenti dell’Amministrazione Raggi – spiega il segretario regionale del Partito Democratico e senatore della Repubblica, Bruno Astorre – bocciano in modo inequivocabile la giunta a 5 Stelle, l’assessore al Bilancio Lemmetti, e dicono chiaramente che l’economia romana è bloccata dall’incapacità di questa giunta. I poteri forti siete voi – tuona ancora Astorre, in merito ai dati del Mef e della ragioneria generale dello Stato su quanto speso dalle 20 più grandi città d’Italia per investimenti pubblici nel 2018 e nel primo trimestre di quest’anno. – e state mandando fallite decine di imprese alle quali va l’amara solidarietà per il coraggio e per il tasso di rischio che si sono assunti”.
UNA CITTA’ FERMA AL PALO
Che la situazione economica della Capitale non fosse propriamente rosea lo si era capito già poco più di un mese fa. “La città è ferma”, avevano dichiarato all’unisono sette delle principali associazioni imprenditoriali di Roma. Acer, Coldiretti, Confcommercio, Cna, Confesercenti, Federlazio e Unindustria, tutti insieme avevano spiegato preoccupate: “Siamo di fronte a un punto di non ritorno, c’è necessità urgente di decisioni e azioni concrete non più rinviabile”. Il presidente di Unindustria, Filippo Tortoriello, aveva sottolineato: “Questa è la prima conferenza stampa in cui le associazioni che rappresentano il 70percento del Prodotto interno lordo e l’80percento delle imprese della città metropolitana lanciano un grido d’allarme relativamente alla stasi nella città di Roma. Ci sono problematiche che tutti i giorni determinano una situazione di incertezza e disagio, dalle stazioni metro che non funzionano al decoro, dai rifiuti alla viabilità”. Per Nicolò Rebecchini di Acer “non si può continuare in questa situazione senza un cambio passo”. Infine, era giunto il monito più importante indirizzato alla Raggi: i prossimi mesi dell’amministrazione capitolina, “devono essere improntati ad un evidente cambio di marcia, una vera e propria inversione di tendenza rispetto a quanto fatto finora.
UN PATTO PER LO SVILUPPO DELLA CITTA’
Un mese dopo quel forte grido di allarme, lanciato dalle associazioni imprenditoriali cittadine, il Campidoglio ha quindi provato a fare la sua parte. In che modo? Attraverso una delibera di giunta, pubblicata pochi giorni fa, che contiene un protocollo di intesa tra Campidoglio e Camera di Commercio di Roma che punta a promuovere lo sviluppo economico della città. Numerosi gli obiettivi e le finalità elencati nel documento: c’è un programma annuale d’azione per individuare linee prioritarie di intervento, un piano strategico di attrazione di investimenti sul territorio, iniziative condivise di marketing territoriale. Cinque, inoltre, gli ambiti di intervento individuati: da infrastrutture e sviluppo economico all’attrazione di investimenti e marketing territoriale; dalla semplificazione amministrativa alla cultura, turismo e grandi eventi; dalla scuola al lavoro. Il testo, approvato dall’esecutivo a Cinque Stelle, poi, parla di strategie comuni per implementare le attivita’ delle societa’ a partecipazione congiunta e di promozione di iniziative orientale al lavoro. E poi di sinergie su iniziative culturali ed artistiche della citta’ e a grandi eventi di rilievo internazionale, specifiche iniziative a favore della moda, fino alla tutela delle attivita’ commerciali e artigianali tradizionali, ed infine alla promozione dell’offerta turistica nazionale ed internazionale della Capitale d’Italia.
Il debito del Comune sfiora il miliardo
Sempre a proposito di conti economici e dello stato di salute delle casse capitoline, va sottolineato come con 24 voti a favore della maggioranza e 5 contrari l’Assemblea capitolina ha approvato negli scorsi giorni il Rendiconto 2018 del Comune di Roma, presentato dall’esecutivo della sindaca Raggi. Soddisfatto l’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti: “Sul rendiconto 2018 e sulla programmazione la Ragioneria ha centrato gli obiettivi. Possiamo dire che l’ente oggi e’ piu’ sano rispetto a quando lo abbiano trovato. Sono molto soddisfatto dei risultati sul fronte del disavanzo. Se il trend sara’ confermato il disavanzo sara’ recuperato in 15 anni invece che in 30, magari anche prima”. L’assessore Lemmetti ha poi annunciato: “Abbiamo portato il debito corrente del Comune di Roma da 1,3 miliardi a 940 milioni. Puo’ non piacere nel contenuto ma lo stiamo riducendo, e abbiamo anche messo in sicurezza l’Atac”. Molto polemici, invece, gli interventi delle opposizioni che hanno votato contro il provvedimento, criticando l’assenza della Giunta e degli assessori capitolini nella discussione di merito: “Ringraziamo l’assessore Lemmetti per aver messo, per l’ennesima volta, la faccia sui conti della Capitale – hanno fatto sapere dal gruppo consiliare di Fratelli d’Italia – ma torniamo a evidenziare una grave manchevolezza di forma e di sostanza. Di forma, rispetto alla applicazione del regolamento al limite sui tempi concessi ai consiglieri per la consultazione delle 52 pagine di disposizioni contenute nel parere Oref (ossia l’Organo di Revisione Economico-Finanziario, un organo statutario dell’Assemblea Capitolina, ndr), che ci induce a riflettere su eventuali ricorsi amministrativi, e vogliamo auspicare che non accada più”.