Sarebbero tre i prescelti per guidare il nuovo Consiglio di Amministrazione di Ama: il geologo abruzzese Massimo Ranieri, l’avvocata romana Luisa Melara e il commercialista partenopeo Paolo Longoni. Poltrone rimaste vacanti dopo il siluramento nelle scorse settimane dell’ex amministratore delegato, Lorenzo Bagnacani, e del Cda che lo affiancava. Al momento, i tre profili pescati nella rosa dei 130 curricula arrivati in risposta alla chiamata del Campidoglio stanno esaminando i bilanci e il nuovo piano industriale, ovvero i due elementi che hanno portato alla frattura tra Ama e il Comune, fino all’azzeramento della governance. E non è scontato che il nuovo assetto studiato da Raggi vada a buon fine. Ranieri, direttore generale di Ecolan, azienda che gestisce il ciclo integrale di raccolta e trattamento dei rifiuti in 67 comuni abruzzesi, ammette: «Ci siamo riservati di decidere, abbiamo acquisito i documenti per non fare un salto nel buio». Prudenza che trova conferma nelle parole di Longoni, 63 anni, tra gli altri presidente della Commissione di vigilanza sulle società dilettantistiche (Covisod) ed ex amministratore straordinario di Sei, gestore del ciclo dei rifiuti nelle province dell’Ato Toscana Sud: «Nelle ultime settimane siamo andati più volte in Campidoglio — rivela il professionista con una lunga esperienza nelle partecipate — ma né la nomina né l’accettazione sono ancora state formalizzate». La trattativa, dunque, è ancora in una fase preliminare. E la condizione per sciogliere le riserve è avere un quadro il più possibile completo della municipalizzata capitolina: «È in corso una richiesta di esame dei documenti», passaggio ritenuto fondamentale per decidere se assumere o meno l’incarico «difficile ma stimolante». Da capire anche la posizione che ciascuno dei tecnici andrà a ricoprire: «Ma in un Cda di soli tre componenti per una società con 7.800 dipendenti, un miliardo di fatturato e un servizio cruciale per la Capitale, il punto non è chi fa cosa… Bisogna rimboccarsi le maniche e fare lavoro di squadra». In uno scenario così fluido, nonostante i canali ufficiali rassicurino che la partita si chiuderà a breve, resiste l’ipotesi dell’avvocato Pieremilio Sammarco, mentore della sindaca, che aveva risposto alla «call». E però, per questioni di opportunità politica dopo l’arresto dell’ex presidente dell’Aula Marcello De Vito e l’imbarazzo per gli audio di Bagnacani, la sua candidatura era passata in secondo piano. A Palazzo Senatorio, intanto, la cautela con la quale si muovono i prescelti crea qualche disappunto. In particolare per le esternazioni filtrate a trattativa ancora aperta: «Sarebbe meglio che si parlasse di meno e si facesse di più».
06/05/2019