La Green Future Srl, società che a luglio 2015 aveva chiesto l’autorizzazione, aveva cioè taciuto in una importantissima carta che l’impianto per trasformare i rifiuti organici in metano sarebbe stato realizzato a due passi da dove i bambini vanno a scuola.
Ulteriore aspetto che lascia riflettere è il fatto che la Green Future era legata a doppio filo con l’ex numero uno del settore rifiuti della Provincia di Roma (poi divenuta Città Metropolitana), l’ingegnere Claudio Vesselli, passato proprio nel 2015 dal ruolo di controllore pubblico a quello di imprenditore privato controllato. Era socio e amministratore unico della società Green Cycle Project, proprietaria al 100% della Green Future 2015 che aveva presentato il progetto per l’impianto di estrazione del gas dai rifiuti organici ad Anzio. A dicembre scorso, il pubblico ministero Alberto Galanti della Procura di Roma ha chiesto di processare lo stesso Vesselli insieme al re dell’immondizia Manlio Cerroni e altri tre personaggi del “giro”. Il PM chiede di processarli per presunte condotte criminose che riguardano lo smaltimento dei rifiuti a Malagrotta, il megaimpianto che per una vita ha “servito” Roma, tra indagini giudiziarie, inquinamenti, proteste e complicità politico amministrative a tutti i livelli. La Procura ipotizza, a vario titolo, i reati di gestione abusiva di rifiuti, abuso d’ufficio e frode in pubbliche forniture.
Va inoltre ricordato che il progetto è previsto a circa 300 metri dall’altro ‘bio’gas passato dopo vari giri societari all’Asja Italia Spa, ora in costruzione molto avanzata e quasi pronto. A dare notizia nel 2015 dei due progetti fu il giornale Il Caffè.
Soddisfatti i cittadini che da anni si battono per scongiurare l’arrivo 185 mila tonnellate l’anno di rifiuti tutte concentrate in quello che chiamano “il triangolo della vergogna”. In particolare 100mila tonnellate l’anno con il “bio”gas Green Future, 55mila con il “bio”gas Asja Ambiente Italia Spa in via della Spadellata e 30mila del sito di stoccaggio e lavorazione targato Ecotransport a pochi metri da lì.
“È una vittoria di chi ci ha creduto fino in fondo – scrivono il Comitato Uniti per l’Ambiente -. Ci viene comunicato, dalla Direzione Valutazione di Impatto Ambientale, che La Regione Lazio dice NO all’impianto proposto dalla Green Future in via Amedeo Nazzari ed avrebbe detto no anche a quello di via della Spedellata se l’Assessore, che andò a rappresentare il Comune di Anzio ed il suo dirigente, avessero dato il loro motivato parere negativo. La Regione ha detto no per le motivazioni che continuiamo ad urlare al vento: l’impianto di Via Amedeo Nazzari non rispetta le distanze minime di sicurezza da obiettivi sensibili, previste a 500 metri”. I cittadini sollevano comunque anche il problema dell’altro “bio”gas, quello quasi ultimato della Asja Ambiente Italia Spa, in via della Spadellata (approvato col placet senza eccezioni, da parte del Comune di Anzio, assessore Placidi e dirigente Dell’Accio), senza informare la popolazione: “è nelle stesse condizioni e forse qualche metro piu vicino a quegli obiettivi sensibili: ed è in corso di realizzazione. Qualcuno ne deve rispondere. La ragione resta lapalissiana: non ci fu opposizione in Conferenza dei Servizi, non c’era la folla di cittadini che Uniti Per l’Ambiente portò in Regione per far valere i diritti degli abitanti, non c’è stata la pressione esercitata sulla Green Future che facemmo in occasione dell’incontro con la delegazione della ditta proponente. Crediamo che questo progetto debba essere considerato ormai senza futuro, almeno nella zona in cui fu proposto. La Regione aveva anche dato parere globale negativo per l’impianto proposto dalla Ditta Eco-transport per le stesse motivazioni”.
I cittadini sono decisi a non mollare la battaglia neanche sul secondo “bio”gas e chiedono di andare fino in fondo per fermarlo. “Ora – aggiunge Uniti per l’Ambiente – tocca al Sindaco di Anzio portare in Regione Lazio l’esito delle verifiche del dossier Libralato (Giorgio Libralato è il tecnico chiamato dal Comitato che ha lavorato gratis per la causa, ndr) e chiedere la riapertura della Conferenza dei Servizi del progetto di via della Spadellata. Se quel progetto era pericoloso per la gente e se è stato ubicato in una posizione inaccettabile, esso resta pericoloso ed inaccettabile e deve essere fermato”. In effetti rimane una domanda che pesa come un macigno: se il progetto Green Future è stato bloccato perché è troppo vicino alla scuola, come mai è andato avanti l’altro “bio”gas che risulta anch’esso altrettanto vicino alla scuola dei bambini?