Provata dalla lunga carcerazione del figlio e dagli omicidi della madre e del marito, rimasti senza l’individuazione del colpevole, Angelina Di Silvio chiede giustizia. E lo fa con un appello diffuso tramite il suo legale, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo. Il figlio della donna, Costantino “Patatone” Di Silvio, esponente del clan di origine nomade, da oltre nove anni si trova rinchiuso nel carcere di Rebibbia, a Roma, dove sta scontando una pena di oltre 50 anni di reclusione per l’omicidio di Fabio Buonamano, detto “Bistecca”, ucciso a Latina nel 2010, e altri reati. Omicidi però ne ha subiti anche la famiglia di Angelina Di Silvio e le indagini non hanno mai portato a individuare i colpevoli. Restano infatti senza risposte i delitti della madre della donna, Vincenza Spada, zia del tristemente noto Carmine Spada, detto “Romoletto”, di Ostia, uccisa nella sua abitazione a Cassino nel 1999, e del marito, Ferdinando Di Silvio, fatto saltare in aria a Capoportiere, al lido di Latina, con un’autobomba nel 2003. Specificando che il figlio “Patatone” “sta scontando con dignità la propria pena nel rispetto delle decisioni assunte dalla magistratura”, Angelina Di Silvio sostiene che “ad oggi è stato negato al proprio congiunto ogni beneficio, come quello della continuazione dei reati, per il quale è ancora in attesa che il ricorso proposto nelle sedi opportune venga discusso”. Una vicenda per cui auspica che “possa essere adottata una decisione giusta nel rispetto dei diritti di ogni uomo, come del resto la richiesta relativa alla liberazione anticipata speciale”. Angelina Di Silvio afferma poi che “la sofferenza dovuta alla restrizione del proprio figlio” è acuita dagli omicidi irrisolti della madre e del marito, per cui auspica una riapertura delle indagini. “Tali ricordi – aggiunge – sono particolarmente dolorosi per la scrivente perché pervasi da un forte senso di sofferenza, ingenerato dal fatto che non è stato individuato il responsabile e che ad oggi la sottoscritta è ancora in attesa delle risposte che lecitamente attende da tempo, chiedendosi se pur avendo sempre rispettato le istituzioni come tutti i cittadini avrà mai una risposta ai suoi interrogativi e se saranno mai forniti i necessari chiarimenti come per tutti i normali cittadini”. Ancora: “Anche sul punto molteplici sono le preoccupazioni, poiché il timore della scrivente è che i propri nipoti, nonostante gli studi ed i sacrifici effettuati, possano essere gravati da pregiudizi e preconcetti in virtù del loro cognome”. Angelina Di Silvio conclude quindi chiedendo “come mai lo Stato Italiano, che ha per 40 anni seguito anche al mare il terrorista Battisti, al contrario per quanto tragicamente accaduto a mio marito nel 2003 in quel di Latina non ha saputo fare chiarezza?”.
19/04/2019