TORELLI, COMMISSARIO… DI SE STESSO
L’ultima stangata, però, è arrivata con la sfiducia al presidente Mario Torelli. Con la caduta dell’XI municipio, la sindaca ha perso un altro mini-sindaco. Il terzo, appunto, dopo quello di Montesacro, dove a febbraio 2018 Roberta Capoccioni era stata sfiduciata, e del VII dove ad aprile 2017 si era invece dimesso Paolo Pace. Municipi passati poi al centro sinistra, rispettivamente con Giovanni Caudo e Amedeo Chiaccheri. “Il movimento diceva che avremmo aperto la scatoletta di tonno, il sistema della macchina amministrativa. Dopo tre anni siamo diventati il tonno”. Francesca Sappia, quarta e ultima transfuga grillina nel gruppo misto dell’XI municipio, il 9 aprile, il giorno della caduta del municipio, è ricorsa a una metafora davanti al Parlamentino di Corviale per motivare la sua fuga dai pentastellati. E malgrado la sindaca Raggi si sia affrettata a rimettere in sella l’ex presidente, Mario Torelli, nominandolo delegato del municipio, lo scioglimento del consiglio è rimasto invariato.
OPPOSIZIONI ALL’ATTACCO
“Torelli commissario è scelta inaccettabile”, ha comunque tuonato il Pd, “Saremo al fianco dei cittadini abbandonati dalla sindaca che sceglie di voltare le spalle ad un intero municipio nominando il presidente appena sfiduciato. Porteremo in Aula Giulio Cesare e nelle commissioni le istanze dei consiglieri e del partito dell’undicesimo Municipio”. Rachele Mussolini, consigliere comunale della lista civica “Con Giorgia Meloni Sindaco” aveva contestato la nomina già prima che venisse formalizzata: “Viene cacciato dalla porta, ma la Raggi lo fa rientrare dalla finestra. Nel delirio a 5S la sindaca non conosce vergogna e, ammantandosi di ridicolo, conferisce al minisindaco Torelli, buttato fuori a viva voce dalla sua stessa maggioranza oltre che dalle opposizioni, l’incarico di commissario straordinario. La prima cittadina quando inizierà a interessarsi realmente alle esigenze dei romani e del territorio, le sarà chiaro che l’unica cosa da fare è prendere la strada di casa”. Le macroscopiche difficoltà di casa Raggi, intanto, hanno portato a un primo risultato: hanno scosso e messo in azione l’opposizione. I mini-sindaci non targati M5S, “per non farsi trovare impreparati al momento del voto”, e per “costruire una alternativa”, è stata la spiegazione, hanno promosso un incontro proprio nel luogo dell’ultima disfatta pentastellata, al Mitreo di Corviale. Un appello, pre-elettorale, all’unità, dato in pasta alla stampa.
GIUNTA RAGGI ANCORA ZOPPICANTE
La Raggi, intanto, non ha ancora riempito le caselle rimaste vuote in Campidoglio. Vedi lo strategico assessorato all’Ambiente, scoperto da oltre due mesi. L’assessora Pinuccia Montanari ha sbattuto la porta il 9 febbraio. Dimissioni arrivate dopo la bocciatura da parte dei suoi colleghi del bilancio dell’Ama, l’azienda municipalizzata per i rifiuti. Una decisione che Montanari ha ritenuta subito “del tutto ingiustificata”, perché gettava “un’azienda che dà lavoro a oltre 11mila romani in una situazione di precarietà che prelude a procedure fallimentari”. Per la Raggi era la seconda titolare dell’Ambiente a lasciare l’incarico (dopo Paola Muraro) ed il nono assessore che se ne è andato dall’inizio mandato.