IL PATTO DI FERRO
La E.Giovi Srl di Cerroni, detto “Il Supremo” per autodefinizione, ha cominciato a ricevere, ed è tenuta a farlo per 18 mesi, 1.250 tonnellate al giorno di pattume indifferenziato da Roma che scendono a 600 solo la domenica. L’accordo è stato siglato dall’amministratore unico di Ama Spa Massimo Bagatti e dall’amministratore giudiziario di E.Giovi Srl Luigi Palumbo e regolera i conferimenti dei rifiuti indifferenziati nei due impianti di trattamento meccanico biologico (Tmb) a Malagrotta. L’accordo scadrà il 4 ottobre 2020 e prevede due punti cruciali resi noti da Ama: la possibilità che le quantità potranno essere diminuite a fronte del possibile aumento della raccolta differenziata, in città ancora a singhiozzo. E che il corrispettivo previsto per il trattamento dei rifiuti venga calcolato sulla base della tariffa fissata dalla Regione Lazio. “A fronte dell’esigenza manifestata dall’amministratore giudiziario dei Tmb di Malagrotta” ha inoltre annunciato Ama “di effettuare lavori di urgente manutenzione straordinaria su entrambi gli impianti sono stati, altresì, disciplinati i conferimenti dei rifiuti nel corso della manutenzione. A partire da fine aprile la capacità di ricezione di rifiuti potrà diminuire, rispetto a quella contrattualmente prevista, fino ad un massimo di 200 tonnellate/giorno, mentre potrà arrivare ad un massimo di 500 tonnellate/giorno da fine maggio alle prime settimane di settembre”. L’Ama, in ogni caso, affinché siano ridotti al massimo gli impatti sulla gestione del servizio di igiene urbana, sta ponendo in essere tutte le azioni necessarie per l’individuazione di siti alternativi ove conferire i rifiuti indifferenziati per il loro trattamento.
RAGGI CHIAMA COSTA
La sindaca Raggi, intanto, per far fronte all’emergenza, ha avuto un incontro con il ministro Sergio Costa. “Ho incontrato il ministro dell’Ambiente per parlare della situazione rifiuti a Roma e degli incendi dei due impianti Tmb Salario e Rocca Cencia”, ha scritto Raggi su Twitter con l’hashtag «#SottoAttacco», martedì 2 aprile. Ma non ha spiegato le soluzioni discusse. “Io sono il creatore – ha sostenuto pubblicamente l’imprenditore, Manlio Cerroni – . In trenta giorni pulisco Roma e poi si fanno i grandi impianti”. Di ricette per salvare Roma dall’immondizia Il Supremo invece ne ha elencate a volontà. Già due anni fa ne ha lanciata qualcuna durante l’interrogatorio in un processo a suo carico trasformato in show. “Sono 71 anni che tratto rifiuti. Risolvo io il problema a Roma e alla Raggi”, aveva detto, “E vi do pure il calendario. In trenta giorni vi tiro fuori dall’emergenza. In due anni costruisco un nuovo impianto con zero emissioni nocive e che trasforma l’immondizia in metanolo. Costa cento, centoventi milioni. Investo io. Basta adeguare il gassificatore di Malagrotta”.
VIRGINIA RAGGI EVOCA IL COMPLOTTO
Intanto continuano a registrarsi problemi agli impianti e ai mezzi di Ama. Per la sindaca, secondo un unico disegno. I primi di aprile sono stati rubati due automezzi (uno con escavatore a bordo) al cimitero di Prima Porta. E quasi 600 litri di gasolio in fusti. “Abbiamo avuto incendi nei due impianti per il trattamento dei rifiuti del Salario e di Rocca Cencia, nel deposito cassonetti Ama di Tor de Cenci e nell’isola ecologica di Acilia, più circa 600 cassonetti bruciati”, ha attaccato la Raggi, calcolando anche una decina tra furti e danneggiamenti alle sedi del servizio giardini. “Siamo sotto attacco”, la conclusione. “I cassonetti bruciati” si è allargata poi la sindaca “si trovano per la maggior parte nel X e nel VII municipio, quelli dei clan Spada e Casamonica”. Ma i clan sono stati decapitati, è più probabile che il caos rifiuti dipenda dall’immobilismo amministrativo. Che ha causato alla guida di Ama e del relativo assessorato diverse fughe. E posti ancora vacanti.