Non è stata legittima difesa quella Daniele De Santis, condannato in appello a 16 anni (con una riduzione di pena di 10 dieci anni rispetto a quanto stabilito dal primo grado) per l’omicidio del tifoso napoletano, Ciro Esposito, colpito prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli da un proiettile che dal polmone raggiunse la colonna vertebrale e morto il 3 maggio del 2014 al policlinico Gemelli di Roma, dopo 53 giorni di agonia.
«Pur potendo sparare in aria, colpi altezza uomo»
«Da un lato, De Santis aveva provocato la situazione di pericolo» e «dall’altro aveva assunto una reazione non proporzionata all’offesa. Pur potendo puntare l’arma o sparare in aria, non l’aveva fatto e risulta avere esploso colpi ad altezza d’uomo (cinque in rapida successione) dei quali quattro andarono a segno». Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui il 25 settembre scorso ha condannato a 16 anni l’ultrà romanista per l’omicidio del giovane napoletano
09/04/2019