Sulla base di quali criteri l’Amministrazione Mattei-Silvestroni ha scelto di affidare alcuni lotti del piano di edilizia economica e popolare alla società ACF srl, società in procinto di fallimento già dal 2006?
Nei bilanci della società ACF srl è scritto in premessa che: “L’esercizio chiuso al 31 dicembre 2006 è stato caratterizzato dalla fusione della società con la controllante (al 100%) Gino srl. Dalla fusione è emerso un disavanzo pari a 3.942.745 euro”.
E’ un vero scandalo!!!!
Per costruire le case di edilizia economica e popolare di Cecchina, l’Amministrazione Mattei-Silvestroni sceglie la società ACF srl, una società già praticamente fallita, con un disavanzo in bilancio di 4 milioni di euro e debiti per 15 milioni di euro, mettendo a rischio tutti i risparmi di decine di famiglie popolari che vogliono acquistare con grandi sacrifici la loro prima casa. Dov’era la finta opposizione in Consiglio Comunale (Marini-Sementilli e tanti altri)? Perché nessuno al Comune di Albano (Sindaco Mattei, assessori, consiglieri comunali, segretario comunale, dirigenti, revisori dei conti, eccetera) ha controllato i bilanci pubblici della società ACF srl? Lo stato economico “disastroso” della ACF srl dimostra che la società poteva fallire in qualsiasi momento, con responsabilità gravissime delle Amministrazioni del Comune di Albano (prima Mattei-Silvestroni che hanno rilasciato la concessione ad una società con debiti per 15 milioni di euro, poi Marini-Sementilli che non hanno revocato la concessione, nonostante le innumerevoli violazioni degli obblighi della concessione da parte della società ACF). La storia dal 2004 ad oggi è lunghissima. Riportiamo in questo articolo alcuni episodi importanti: 26 famiglie a basso reddito hanno investito tutti i loro risparmi (da 70.000 a 150.000 euro) per l’acquisto della prima casa. La società ACF srl in 15 anni non ha volutamente effettuato i passaggi di proprietà alle 26 famiglie acquirenti e nelle trattative, come atto di pressione, ha sempre minacciato il fallimento. Febbraio 2004: il Comune di Albano (Amministrazione Mattei-Silvestroni) firma la convenzione con la società ACF srl, stabilendo il prezzo di massima cessione nella misura di 1.200 euro al mq. Settembre 2008: le famiglie acquirenti, stanche di continui e immotivati ritardi, occupano gli immobili su cui hanno investito tutti i risparmi della loro vita; il Sindaco Mattei ordina di staccare acqua e luce alle famiglie acquirenti, che hanno con loro anche bambini piccoli. Ottobre 2008: il Comune di Albano (Amministrazione Mattei-Silvestroni) accoglie senza serie motivazioni la richiesta di aumento del prezzo di vendita degli immobili avanzata dalla società ACF srl, stabilendo il nuovo prezzo di massima cessione nella misura di 1.572,89 euro al mq. Giugno 2009: le famiglie acquirenti riescono ad ottenere un compromesso registrato, ma il costruttore impone prezzi molto più alti rispetto al prezzo di massima cessione stabilito dal Comune. Ottobre 2015: l’assemblea dei soci della ACF srl approva il bilancio 2013, con quasi 2 anni di ritardo rispetto ai termini di approvazione del bilancio, e decide di far emergere una perdita per 6.128.847 euro e manda in liquidazione volontaria la società. Ottobre 2018: il Tribunale Ordinario di Roma dichiara il fallimento della società ACF srl. La sequenza degli avvenimenti dimostra che il Comune di Albano (Amministrazioni Mattei-Silvestroni e Marini-Sementilli) è stato sempre dalla parte dei potenti costruttori e non delle famiglie acquirenti. L’emissione di un’ordinanza per togliere l’acqua e la luce a famiglie popolari con bambini piccoli, anziani, donne in gravidanza è un atto gravissimo e ignobile. Il Partito Comunista dei Castelli Romani valuterà con i propri avvocati tutte le azioni legali contro gli amministratori del Comune di Albano Laziale in questa indecente vicenda. Il Partito Comunista dei Castelli Romani chiede al Sindaco Marini (PD) di annullare l’ignobile delibera dell’ottobre 2008 che aumenta, senza motivazioni, il prezzo di massima cessione da 1.200 euro a 1.572,89 euro al mq (+32%). Il Partito Comunista dei Castelli Romani chiede al curatore fallimentare designato dal Tribunale di Roma di procedere a consegnare gli immobili alle famiglie acquirenti, tenendo conto dei compromessi registrati e applicando l’originale prezzo di massima stabilito dal Comune di Albano Laziale (1.200 euro come quello delle altre 70 famiglie della zona PEEP Cecchina 2 che non sono incappate nella società ACF srl). Al curatore fallimentare è bene ricordare che gli alloggi P.E.E.P. hanno apposito regime di commerciabilità e prezzo di cessione convenzionato. In particolare, il meccanismo previsto dall’art. 35 della L. 865/1971 ha introdotto il vincolo del prezzo massimo di cessione, limitando cioè il regime di libero mercato per queste tipologie immobiliari. In sostanza, fin dalla prima costruzione degli alloggi PEEP, questi non possono essere oggetto di libera contrattazione del prezzo tra le parti. Il costruttore (ma anche il curatore fallimentare) deve vendere gli alloggi nel rispetto e nei limiti imposti dalla convenzione istitutiva di tutte le condizioni edificatorie imposte per realizzare il PEEP. In merito alla vendita degli alloggi in edilizia convenzionata PEEP va evidenziata l’importante sentenza di Cassazione, Sezioni Unite, n. 18135/2015. In particolare, la Cassazione ha confermato «che la clausola sul prezzo convenuta dalle parti, esorbitante i limiti di legge, costituisce una pattuizione nulla; tuttavia, trattandosi di una nullità parziale, il contratto deve essere eterointegrato (ex art. 1339 c.c.) con il prezzo imposto dalla legge. Né sarebbe possibile contestare che il prezzo è contenuto in una convenzione, e non nella legge: le convenzioni in quanto promananti in forza delega legislativa, traggono da quest’ultima, direttamente, il carattere di imperatività e pertanto debbono ritenersi compresi nella previsione dell’art. 1339 c.c.. Si viene così a costituire una relatio “autorizzata” della legge all’accordo urbanistico. Da qui l’affermazione della conclusione finale in base alla quale può essere accolta la domanda di esecuzione in forma specifica dell’obbligo (della promittente venditrice) di concludere il contratto, con la sostituzione automatica della clausola del prezzo con una somma calmierata e calcolata in base alla legge.» (Cass. Civ. II n 13345/2018). n definitiva, la cessione di alloggi PEEP con prezzi maggiori a quelli massimi imposti dalle Convenzioni ex art. 35 L. 865/1971 comporta violazione di norma imperativa, sufficiente per dar luogo alla nullità parziale del contratto secondo l’art. 1418 del Codice Civile arrivando a sostituire il prezzo stabilito dalle parti con quello di massima cessione stessa. Dopo 20 anni di una scandalosa gestione delle aree del piano di edilizia economica e popolare di Cecchina 2 è bene che il Tribunale di Roma cominci ad applicare un minimo di giustizia. Il Partito Comunista dei Castelli Romani chiede a tutte le forze sociali sane e oneste del Comune di Albano Laziale di mobilitarsi dalla parte delle famiglie acquirenti, danneggiate per un ventennio dalle scelte dei costruttori, delle banche e degli amministratori di Albano. Ognuno – conclude la nota dei Comunisti dei Castelli – deve scegliere se stare dalla parte delle famiglie popolari o dalla parte dei costruttori, delle banche e della cattiva politica”.