La Regione Lazio sta cercando di mettere il turbo al recupero dei capannoni abbandonati situati nelle aree artigianali, industriali e commerciali e delle palazzine cadenti ad uso residenziale situate in periferia, ma dimentica la riqualificazione dei centri storici. La legge regionale sulla “rigenerazione urbana e il recupero edilizio” varata dalla Giunta Zingaretti a luglio 2017 offre grossi incentivi volumetrici per chi avvia la ristrutturazione di strutture immobiliari abbandonate e degradate, ma solo se si trovano fuori dai centri storici. In certi casi, la legge voluta dal nuovo segretario nazionale del PD darà la stura anche ad ampliamenti o nuove costruzioni immobiliari decisamente poco ‘green’ anche su aree verdi e agricole (leggi il box di approfondimento). Ma “le disposizioni (della nuova legge regionale, ndr) – si legge tra le carte – non possono riferirsi ad aree ed edifici situati nelle zone individuate come insediamenti urbani storici”. Una legge poco chiara, così sostengono gli addetti ai lavori, tanto da spingere la Giunta regionale a pubblicare a febbraio scorso una circolare esplicativa che ha lo scopo di chiarire “l’effettiva portata – ammette lo stesso assessore regionale all’Urbanistica, Massimiliano Valeriani – dei diversi strumenti urbanistici innovativi e caratterizzati da una certa complessità attuativa”.
E I CENTRI STORICI?
Purtroppo non sarà possibile godere dei vantaggi offerti dalla nuova legge per recuperare vecchi palazzi nobiliari, palazzine sorte durante il boom economico degli anni ’50, ’60 e ’70, case cantoniere, stazioni, binari ferroviari, qualora situati in centro storico. Una caratteristica, quest’ultima, che sembra contraddire lo spirito a cui dovrebbe invece ispirari l’attività politica regionale: riutilizzare il suolo e il patrimonio edilizio esistente che giace in stato di totale abbandono, per limitare l’erosione inutile di suolo, uno dei mali della nostra società. Una contraddizione non da poco visto che 1/3 degli edifici da recuperare nel Lazio, per la precisione 49mila e 353 immobili “cadenti o in rovina”, sono situati proprio nei centri storici (fonte Istat). Discorso diverso per gli immobili dedicati alle attività produttive e commerciali e le palazzine residenziali situate in periferia. Questa legge costituirà un volano per i circa 100 immobili (fonte Istat) che rispecchiano tale prescirzione e che potranno essere quindi ristrutturati ed eventualmente ampliati senza oneri per i proprietari.
LA LEGGE IN PILLOLE
La legge prevede cinque diverse tipologie di recupero immobiliare. Il primo: “Programma di rigenerazione urbana” (art. 2), ovvero la possibilità di costruire nuovi “interventi urbanistici e edilizi ” su aree urbane degradate o in alternativa di recuperare “complessi edilizi e edifici esistenti, ma dismessi o inutilizzati”. Il secondo: la “riqualificazione ed il recupero edilizio (art.3) di immobili esistenti” che consentirà di ottenere “il riconoscimento di una volumetria aggiuntiva rispetto a quelle preesistenti nella misura del 30% (che contempla, ndr) anche il possibile mutamento delle destinazioni d’uso degli edifici”. Il terzo è il “cambio di destinazione d’uso”; il quarto il “miglioramento sismico e l’efficientamento energetico”; il quinto gli “interventi diretti”, ovvero l’ “incremento fino ad un massimo del 20% della volumetria esistente ad eccezione degli edifici produttivi per i quali l’incremento massimo consentito non può superare il 10%”. Solo le disposizioni per il cambio di destinazione d’uso degli edifici potranno essere applicate anche per gli immobili situati nei centri storici, ma “previa autorizzazione – così si legge nell’articolo 4, comma 5 – della giunta comunale”.
COME SCARDINARE I PRG
Con la legge ‘speciale’ sulla ‘Rigenerazione Urbana e recupero edilizio’ la Giunta Zingaretti sembra voler dare una mano ai cittadini e agli investitori privati a ‘scardinare’ i Piani Regolatori Generali, o P.R.G. comunali, per aiutarli ad avviare nuove attività economiche (o ampliare attività già esistenti) su area agricola, commerciale e industriale. La nuova legge consente difatti il cambio di destinazione d’uso anche in deroga alle procedure ordinarie. Il quesito però sorge spontaneo: non sarebbe stato meglio chiamarla con un altro nome?
Ecco i dettagli della legge regionale
Si potrà godere dei vantaggi offerti dalla nuova legge anche su aree agricole, ma in modo condizionato. In parole povere, sarà possibile ampliare costruzioni già esistenti o costruire nuove strutture immobiliari anche in zona agricola, purché si tratti però di aree già urbanizzate. In questi casi, sarà possibile ottenere anche un aumento di cubatura del 20%.