LA SITUAZIONE A VELLETRI
“Nel corso della visita del 12 marzo, abbiamo rilevato un’importante situazione di sovraffollamento a Velletri. A fronte dei 411 posti previsti, erano presenti 580 detenuti. Di questi, 79 sono con certificato di tossicodipendenza e 202 sono gli stranieri. La cosa incredibile è l’assenza completa di mediatori culturali o linguistici” – spiega la volontaria di Antigone Carolina Antonucci. “Sotto organico anche gli educatori: di 7 previsti ce ne sono solo 3. A livello strutturale la casa circondariale di Velletri ha attuato alcune migliorie nel 2017, ristrutturando il vecchio padiglione e l’area isolamento. Purtroppo però, a causa del sovraffollamento e della carenza di spazi, questa zona ospita anche detenuti che non hanno bisogno dell’isolamento”. “La mancanza di fondi adeguati ha costretto la direzione del carcere ad avviare turni di rotazione dei lavoratori (circa 100) per consentire a tutti i detenuti di lavorare e guadagnare. “Inoltre la carenza di agenti di polizia penitenziaria e di responsabili del trattamento penitenziario per la riabilitazione rende difficile capire di cosa hanno bisogno i detenuti. La mancanza di personale si ripercuote anche sui trasferimenti verso le visite mediche specialistiche negli ospedali”.
“A LATINA FORSE IL CARCERE PEGGIORE D’ITALIA”
A inizio marzo una delegazione della Fns Cisl Lazio ha effettuato un sopralluogo al carcere di via Aspromonte: presenti il segretario generale aggiunto Fns Cisl Lazio Massimo Costantino, il segretario generale Fns Cisl Latina Salvatore Polverino e il segretario generale aggiunto Gianni Tramentozzi. “Lo scopo della visita era verificare lo stato dei luoghi di lavoro dell’istituto. Latina potrebbe essere il peggiore carcere, con un sovraffollamento che raggiunge il 184%, la percentuale più alta d’Italia. La struttura, ferma ai primi del ‘900, infatti presenta infiltrazioni di acqua e umidità, sistemi di areazione inesistenti e polvere in varie zone. I cancelli vengono ancora in parte aperti manualmente”, spiega Costantino “Preoccupante che non esista ad oggi un reparto disponibile per il ricovero dei detenuti. Si fa il possibile con i soldi a disposizione, ma è evidente che la struttura è carente”, conclude il segr.gen.Fns Cisl Lazio. Nella struttura del capoluogo mancano 23 unità di polizia penitenziaria: a fronte di una pianta organica che prevede 132 unità, ne risultano infatti solamente 109. Diversi, ma non più positivi i dati di Velletri, dove il personale previsto è di 277 unità, ma ne mancano 52. “La carenza di agenti di polizia, ispettori e sovraintendenti rende sempre più difficile la convivenza tra lavoratori e detenuti e la gestione delle necessità di questi ultimi”, spiegano dalla Fns Cisl.
I SUICIDI
“Il 2018 ha visto crescere il numero di suicidi dietro le sbarre, scrivono dall’ass. Antigone. 63 suicidi in un anno, uno ogni 900 detenuti. Per prevenire questi tragici gesti occorre migliorare la qualità della vita in carcere, limitare la solitudine e incentivare i legami esterni, la formazione professionale, scolastica e il lavoro. Il carcere deve riprodurre il più possibile la vita normale. Bisogna investire nelle misure alternative alla detenzione Sono circa un terzo le persone che potrebbero scontare la pena in una comunità”, afferma Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
Sempre incinta per evitare il carcere: rom con 15 figli e condanne per 16 anni
Una donna di Ardea, romena di 39 anni, oggi madre di ben 15 figli, è riuscita a restare impunita per una serie di reati contro il patrimonio per i quali, singolarmente, ha condanne di pochi mesi. Negli anni in totale ha accumulato 16 anni di prigione. L’ultima volta però la donna è stata incastrata: pochi mesi dopo il parto dell’ultima nata, i carabinieri l’hanno prelevata dalla sua abitazione di Nuova Florida per portarla in carcere a Rebibbia, insieme alla bambina. Dal 2001 la donna ha messo in atto una lunga serie di furti, scippi e raggiri per cui, grazie alle continue gravidanze, non ha mai scontato un giorno dietro le sbarre.
Un detenuto tenta il suicidio in cella: “Sono innocente”
Ad inizio 2019 un 50enne detenuto ha tentato di suicidarsi impiccandosi alle sbarre della propria cella nel carcere di Velletri con una corda rudimentale, fatta di strisce di lenzuolo e indumenti. Ad accorgersi del fatto è stato l’agente responsabile della sezione che ha sentito improvvisamente cadere uno sgabello. L’agente ha slacciato la corda al collo del detenuto, salvandogli la vita. Il detenuto fortunatamente non ha riportato alcuna complicazione. Sembrerebbe che il detenuto abbia messo in atto il gesto estremo perché si ritiene innocente rispetto alle accuse addebitategli.
Laura Alteri