COSA PREVEDE LA LEGGE MADIA
I rischi sono alti. L’Ama potrebbe difatti finire nelle maglie della legge Madia, che, in caso di tre bilanci chiusi con il segno rosso, impone all’ente locale di rimettere a gara il servizio. In sostanza, se la Municipalizzata dovesse chiudere anche il 2019 in perdita, il Campidoglio sarebbe obbligato a liquidare la sua stessa azienda. Aprendo alla privatizzazione. L’unica via di uscita potrebbe arrivare quindi da un forte aumento della Tari, che i romani non digerirebbero di sicuro, considerato il disastro della raccolta e del servizio per la differenziata a macchia di leopardo. In alternativa si potrebbe ricadere nel copione di Atac, spinto sulla strada del concordato dal Comune stesso con la decisione di non riconoscere alcuni crediti maturati dall’azienda nei confronti del Campidoglio. Un percorso che sembra già avviato.
CERRONI BATTE CASSA AD AMA: “CI DOVETE 30 MILIONI”
Intanto l’amministratore giudiziario di Colari (gruppo Cerroni) ha inviato una diffida ad Ama per una pesante eredità del passato: chiede 30 milioni per la bonifica di Malagrotta (nonostante sulla gestione della discarica penda ancora un processo). Il caos rifiuti a Roma stupisce anche all’estero. “La Matinale du Monde”, l’edizione del mattino del quotidiano Le Monde, l’ha ben sintetizzato con un servizio. Il reportage comincia con la descrizione del Tmb Salario, il centro di smaltimento dei rifiuti andato in fiamme nel nord di Roma, e poi si sofferma a descrivere gli oggetti ingombranti abbandonati “per giorni in mezzo alla strada” o i “sacchi della spazzatura sventrati che possono attendere anche per giorni, sotto al sole, che un camion caritatevole venga a raccoglierli”. “La prima causa di questo disastro” scrive il quotidiano francese “è la gestione molto particolare dell’Ama, una società di diritto privato gestita al 100% dal comune a cui spetta la totalità della raccolta rifiuti”. “Seduta su un gruzzolo da oltre 750 milioni di euro annuali garantiti dal comune (il tutto finanziato dalla tassa di raccolta rifiuti più elevata d’Italia) questa società di oltre 8.000 impiegati, di cui ognuno conosce la disastrosa inefficacia, resiste strenuamente ad ogni tentativo di riforma”. “Il suo ultimo dirigente, Lorenzo Bagnacani” si spiega ancora “è stato licenziato a febbraio dalla sindaca (M5S), Virginia Raggi, che non sembra essere maggiormente in grado dei suoi predecessori di venire a capo del problema”. Quanto alle cause dell’incendio del Tmb Salario “restano avvolte in una spessa coltre di mistero”, è la conclusione.
Malagrotta attende il capping
30 milioni di euro da versare subito per la messa in sicurezza dell’ex discarica di Malagrotta. Luigi Palumbo, commissario delle società E. Giovi e Colari (società del gruppo di Manlio Cerroni) batte cassa all’Ama. La cifra, secondo il commissario, è necessaria per realizzare il capping, la copertura definitiva del sito. Ad annunciarlo è stata Laura D’Aprile, responsabile della direzione Rifiuti del dipartimento Ambiente del Campidoglio. La questione spinosa è stata rivelata durante l’ultima commissione Ambiente dove si è discusso della bonifica e del capping della discarica chiusa durante l’amministrazione del sindaco Ignazio Marino. “Il capping, in capo alla Regione, e la messa in sicurezza, in capo al Comune, sono due fasi il cui soggetto attuatore è comunque la E. Giovi”, ha spiegato la dirigente. “Per la messa in sicurezza servono 20 milioni ma il commissario non li ha in cassa perché gestisce in modo separato la cassa dei Tmb, in attivo, da quella della discarica che è in passivo”, ha specificato, “Esiste però un contenzioso con l’Ama per un totale di 90 milioni il cui credito esegibile è di 30 milioni”. “Ci risulta”, ha concluso D’Aprile “che il commissario ha diffidato con una lettera l’azienda e sta chiedendo ad Ama un anticipo di 30 milioni, prima dell’esito del contenzioso, per poter procedere almeno alla messa in sicurezza dell’ex discarica”. I soldi vantati da Ama provengono da un lodo arbitrale vinto da Colari nel 2014. Al centro c’era la richiesta della società del pagamento dei maggiori oneri per la gestione “postmortem” della discarica di Malagrotta a seguito del prolungamento da 10 a 30 anni del periodo di gestione postuma. Una domanda accolta dal collegio arbitrale che ha condannato la municipalizzata dei rifiuti a pagare a Cerroni circa 80 milioni, poi lievitati con gli interessi. (Mar. Vo)