L’Amministrazione ha invece mandato a monte l’iter, optando invece per riportare totalmente nelle mani del Comune la gestione del servizio, creando appunto l’ABC.
Scelta adottata da Coletta e i suoi, dopo che l’Autorità nazionale anticorruzione aveva censurato il bando oggetto del contendere: “criteri irragionevolmente restrittivi”, “sembra dimensionato sulla raccolta tradizionale su strada”, scrive l’Anac nella sua raccomandazione al Comune che gli aveva sottoposto gravi dubbi. Certi criteri facevano somigliare il bando ad un abito su misura per qualcuno. Né si capiva come poter arrivare al 65% di raccolta differenziata imposto dalla legge e ottenibile solo con il ‘porta a porta’ in tutto il territorio comunale, non certo con i cassonetti stradali. È arcinoto. Lo chiarì ad esempio, nel 2002, la commissione di esperti nazionali, nominati dall’allora sindaco romano Walter Veltroni. Nel bando latinense, scrive l’Anticorruzione, “non è dato evincere nella tipologia dei servizi elencati […] una specifica indicazione del servizio di raccolta differenziata”. Come e cosa si pensava di fare, in concreto?
«La sentenza odierna – fanno sapere dal Municipio del capoluogo oggi – non entra nel merito delle scelte politiche operate da questa Amministrazione né sull’operato dell’Azienda Speciale. L’Amministrazione ha già dato mandato ai Servizi competenti di mettere in atto tutti gli adempimenti necessari all’esecuzione del pronunciamento. Stando a una primissima lettura del pronunciamento, è stato individuato un vizio procedurale nell’atto di annullamento della gara. Si tratta comunque di una vicenda estremamente complessa che necessita senza dubbio di ulteriori approfondimenti e che fa salvi in ogni caso gli ulteriori provvedimenti di competenza dell’Amministrazione. L’Azienda Speciale ABC nel frattempo continuerà a garantire il servizio di igiene urbana e tutti gli atti successivi saranno concordati con il Comune».
La causa in questione è scattata con un ricorso al Tar di Latina della stessa De Vizia Transfer. La società legittimamente invoca libera concorrenza in libero mercato. Giusta aspirazione che appare destinata ad essere frustrata se si guardano certi fatti: da come era congegnato il bando di gara e dai suoi primi esiti, pare propio che la partita se la sarebbe potuta aggiudicare uno solo: la DE Vizia stessa. Ecco perché. Alla gara avviata dal Commissario Barbato hanno partecipato due ditte. La De Vizia Transfer, nota da anni alla politica e alle cronache locali per alcuni incidenti giudiziari e precedenti di polizia riportati dall’ex Prefetto di Latina Bruno Frattasi nella sua relazione sul condizionamento mafioso al Comune di Fondi. Si sono inoltre fatte avanti AVR Spa – Ditta Sangalli riunite in associazione temporanea di imprese: la prima è nota soprattutto per i lavori stradali, più che come realtà industriale di peso nel settore rifiuti. La Sangalli è quella che a Frosinone si è vista togliere l’affidamento dell’appalto da oltre 26 milioni di euro proprio su ricorso della De Vizia. Il Tar e poi il Consiglio di Stato l’hanno fatta fuori perché ritenuta senza i requisiti morali prescritti: vari membri della famiglia Sangalli sono stati condannati in via definitiva con patteggiamento a 4 anni (ridotti a tre con l’indulto) per corruzione in appalti nel settore rifiuti. Anche a Maenza, ancora più vicino a Latina, la Sangalli è stata esclusa per analoga carenza di requisiti di moralità professionale (è poi rientrata all’ultimo minuto finendo seconda). Requisiti imposti dalla legge e richiesti anche nel bando latinense finito ora davanti al Tar.