“Iniziativa tramontata sul nascere”, così il legale della Fondazione Carla Fendi e Candido Speroni sul recupero dell’Augustus, lo storico cinema di Sabaudia. “Tanto la proprietà del cinema, quanto gli imprenditori che si erano assunti l’impegno più rilevante della ristrutturazione, non hanno più portato avanti il progetto”. Un verdetto che era nell’aria stante la desolazione che circonda lo stabile in Piazza del Comune. Davide Fontana, l’imprenditore di Velletri titolare dell’omonimo cinema nella località dei Castelli e impegnato in prima persona nell’operazione, a settembre 2018 aveva denunciato le difficoltà a proseguire lamentando un graduale defilamento dei diversi attori. Le possibili soluzioni che allora sembravano comunque percorribili, sono decadute con il passare delle settimane. Anche l’azionariato popolare, che lo stesso Fontana aveva chiesto di considerare ad alcuni professionisti di Sabaudia, alla fine è stato escluso. Vengono confermate così le indiscrezioni che danno il gruppo immobiliare romano, proprietario dell’immobile e la Società Augustus Dream di Fontana già impegnati a sciogliere gli impegni contrattuali. Eppure i presupposti per raggiungere il traguardo c’erano tutti, visto che la stessa Fondazione ha dichiarato di rinunciare “a richiedere la restituzione del contributo iniziale versato, benché contrattualmente ne avrebbe avuto diritto”. Con la mancata riuscita del progetto, salvo colpi di scena e l’ingresso di nuove figure interessate, risulta impossibile pensare che il cinema a Sabaudia possa riaprire, nonostante la città si confermi sempre più meta di primissimo piano per l’intero settore e location ideale per i set cinematografici. Inoltre lo stato in cui versa la centralissima struttura condiziona notevolmente l’intera piazza che già vede le transenne schierate dalla parte opposta per l’hotel chiuso “Sabaudia al lago”. Vale la pena ricordare infine come l’edificio che ospitava il cinema, già nel 2012 fu oggetto di indagine per un possibile cambio di destinazione d’uso. Una questione tutt’altro che semplice e che adesso, tramontato il recupero, rischia di esplodere nuovamente a distanza di anni.
28/02/2019