“Abbiamo deciso di fondare un partito in un momento storico in cui i partiti tradizionali sono in crisi”. Ma se alla parola partito si aggiunge l’aggettivo “civico”, i contorni della nuova creatura politica assumono tonalità apparentemente diverse: “Un partito civico nazionale”, è la definizione offerta dal sindaco Coletta durante la tappa a Latina del tour di presentazione di Italia In Comune, accompagnato dal sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci, ideatore della nuova compagine civica, e soprattutto da Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma ex 5 stelle che ne è il principale promotore nonché presidente. Ribattezzato sin dalla sua fondazione, nell’aprile del 2018, il “partito de sindaci” (o degli amministratori locali, per essere meno riduttivi), Italia in Comune punta da subito alle prossime elezioni europee, su un solco ben definito: portare l’esperienza degli amministratori locali nel confronto politico nazionale. “Contrapporre all’improvvisazione un percorso serio che parta dalla competenza”, per dirla come Pascucci; o ancora “un partito di esponenti civici locali che vuole candidarsi in un’ottica di governo nazionale”, per usare invece le parole di Pizzarotti. Insomma, il nuovo partito del grillino “pentito” Pizzarotti – di cui Coletta è uno dei membri fondatori, nonché vicepresidente – auto-tratteggia un profilo che ricalca l’excursus politico del suo principale esponente (espulso dal movimento nel 2016 dopo essere stato eletto sindaco del capoluogo emiliano e ora al secondo mandato appoggiato da liste civiche) e che si inserisce, nell’attuale geografia politica, tra il M5s e il Pd. Con i primi in comune l’esperienza civica che dai presidi locali degli attivisti della prima ora è balzata nei giochi politici nazionali in ottica anti-partitica – “Non può funzionare la spartizione dei territori decisa dai capibastone dei partiti”, – ma con un distinguo sostanziale: “I 5 stelle ci hanno convinto che l’esperienza in politica non serva”, la stoccata del sindaco di Cerveteri. Con i dem, invece, c’è un filo rosso che ricalca i valori di centro-sinistra: “Se il Pd fosse andato bene, Italia in Comune non sarebbe neanche nata”, ha ammesso Pizzarotti. Ma niente adesione al manifesto di Calenda per le prossime elezioni europee, quindi niente accordi con il Pd, che il sindaco di Parma ha definito “tendenzialmente morto”. “Ci proponiamo come alternativa al Pd contro i populismi – ha scandito Pizzarotti – che non sono solo di destra ma anche di sinistra: Renzi era populista tanto quanto lo è Salvini”. Proprio la Lega, confessa invece Pascucci, è il principale bersaglio dei “pizzarottiani”, che intanto sono in corsa nella tornata elettorale in Sardegna in appoggio al candidato governatore Massimo Zedda. Oltre al sindaco Coletta e a Cristina Leggio, assessore a Politiche giovanili e città internazionale, Italia in Comune sembra aver fatto breccia nel movimento civico di Latina, come testimonia la nutrita presenza di assessori e consiglieri di Lbc durante la presentazione. In aggiunta, ci sono le due bandierine piazzate in provincia: una a Sezze, con l’adesione della consigliera comunale di Sezze Bene Comune, Rita Palombi, e l’apertura di una sede nel comune lepino, la prima in provincia di Latina; l’altra ad Aprilia, con l’entrata in squadra della consigliera di maggioranza Alessandra Lombardi. E in vista delle Europee, è praticamente fatto l’accordo con i Verdi e +Europa per superare la soglia di sbarramento del 4% nella corsa verso Bruxelles. I nomi delle candidature ancora non ci sono, ma il manifesto è chiaro: “Un’Europa sociale, laica, democratica e progressista”.
23/02/2019