Nuvole fosche si addensano sull’Ama, la municipalizzata romana dei rifiuti, e questa volta non si tratta di un incendio. Pressioni indebite potrebbe aver portato alla mancata approvazione del bilancio 2017 della municipalizzata romana dei rifiuti. È questa l’ipotesi di reato su cui indagano i magistrati della Procura capitolina che hanno aperto un fascicolo di indagine. Dopo l’azzeramento dei vertici del Cda di Ama voluta dalla Giunta Raggi, e dopo anche il siluramento della ormai ex assessora all’amboiente Pinuccia Montanari, nuovi colpi di scena stanno investendo la municipalizzata della capitale. Un nuovo colpo di colpo di scena per l’agonia dell’Ama, iniziata il 27 marzo 2018, quando il Cda aveva approvato un consuntivo con un leggero attivo e Roma Capitale lo aveva contestato non riconoscendo un debito di 18 milioni di euro per i servizi cimiteriali.
LO SCONTRO
Da quel momento, anziché cercare una mediazione come sarebbe stato naturale (l’ex ad Bagnacani era stato scelto dalla sindaca Virginia Raggi e dal Movimento 5 Stelle), è cominciata una guerra tra i vertici di Ama e il Campidoglio, tra lettere ed esposti in Procura, culminata dieci giorni fa – dopo undici mesi di polemiche – con la delibera della giunta che ha bocciato il bilancio di Ama e l’assessore all’Ambiente, Pinuccia Montanari, che si è dimessa contestando quella decisione che si basava sul parere del collegio sindacale che inizialmente era favorevole e a dicembre è diventato contrario. Secondo un parere legale commissionato da Bagnacani, quel collegio sindacale guidato da Mauro Lonardo non poteva esprimersi perché era già decaduto.