L’intervento, finanziato dall’Arciconfraternita dei Santi Ambrogio e Carlo della Nazione Lombarda e realizzato dall’arch. Federico Quinto, in accordo con il Comune di Roma, Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per il comune di Roma, si è reso necessario per le pessime condizioni conservative in cui versava il monumento che presentava gravissimi segni di degrado, dovuti alla posizione defilata ed alla mancanza del flusso idrico.
L’antica sorgente, infatti, inizialmente collocata sulla facciata principale del Palazzo Vitelli, in via del Corso, è stata trasferita nel 1872 nella sua sede attuale, alle spalle del Palazzo, e privata da allora del regolare flusso dell’acqua. Per questo motivo il progetto di ripristino, che si inserisce nella più ampia opera di restauro del condominio noto come “Palazzo Vitelli”, prevedeva la ricollocazione del monumento nella sua sede originaria, in via del Corso, e la riattivazione del flusso idrico.
Un progetto ambizioso che la proprietà di Palazzo Vitelli aveva accolto con entusiasmo proponendosi di sostenere tutte le spese di restauro e trasloco, senza alcun onere per la collettività, per valorizzare il manufatto e restituire ai cittadini un bene di storico valore. Tuttavia, proprio durante i lavori di restauro, la Soprintendenza di Stato ha rivisto il suo parere ritenendo il trasloco non realizzabile a causa dei pesanti rimaneggiamenti eseguiti sul Palazzo nel corso dell’ultimo secolo e chiedendo, di fatto, di lasciare la fontana nella sua collocazione attuale.
La decisione non ha lasciato spazio a valutazioni in merito all’individuazione di altre possibili collocazioni che avrebbero dato lo stesso decoro al monumento. Un’occasione mancata, certamente. Una decisione che probabilmente esporrà di nuovo la fontana a degrado e atti di vandalismo.
La fontana semipubblica dell’acqua vergine
La sorgente, è di incerta datazione, tuttavia, le caratteristiche architettoniche ed ornamentali la fanno risalire alla seconda metà del 600. Essa si compone di tre differenti elementi, probabilmente di reimpiego: la parte superiore in travertino bianco raffigura un mascherone incorniciato da volute e conchiglie; al centro una vasca lobata in marmo di carrara e in basso un basamento in travertino in stile “grottesco”.
Come si evince dall’iscrizione posta sulla fontana in occasione del suo spostamento in via della tribuna San Carlo nel 1872, era considerata semipubblica. Una particolare condizione che si può riscontrare anche nell’opera “Storia delle acque antiche sorgenti in Roma, perdute e modo di ristabilirle” in cui l’’allora commissario delle antichità e presidente del Museo capitolino, avv. Carlo Fea, collocando la sorgente nella sua posizione originaria in via del Corso, spiega che le fontane semipubbliche erano realizzate su iniziativa dei proprietari di case o vigne che, con l’obiettivo di ottenere sgravi sul costo dell’acqua, realizzavano delle fontane ad uso pubblico.
La sorgente dell’acqua vergine, come si evince dalle fonti storiche era ubicata in via del corso, all’altezza dei civici 442,443. In seguito, dopo l’acquisizione del Palazzo dalla famiglia Vitelli, la fontana venne spostata in via della Tribuna San Carlo al civico 7.