L’Acea non pubblicherà le analisi dell’acqua del Tevere che verrà distribuita nei rubinetti di oltre 4 su 5,8 milioni di cittadini residenti nel Lazio: bisognerà richiederle con un accesso agli atti, ovvero con un atto formale. Lo conferma a il Caffè Valerio Novelli, presidente della Commissione Agricoltura e Ambiente della Regione Lazio, in quota 5Stelle (Leggi box con domande e risposte). Ma riavvolgiamo il nastro dell’intera vicenda.
IL POTABILIZZATORE TARGATO ACEA
Parliamo del potabilizzatore dell’acqua del Tevere. Un impianto industriale fortemente voluto dalla municipalizzata dell’acqua di Roma. Il potabilizzatore Acea avrà lo scopo di provare a depurare l’acqua di uno dei fiumi più inquinati d’Italia. 500 litri di acqua al secondo verranno succhiati e sottoposti al trattamento di depurazione. Acqua che l’Acea utilizzerà nel bacino Ato 2 che abbraccia 112 Comuni, tra i quali Roma, tutti i Castelli Romani, Ardea e Pomezia. L’impianto è situato su un’ansa del Tevere, in località Roma nord – Grottarossa. È stato ideato, progettato e approvato nel tempo record di 127 giorni, tra dicembre 2017 e aprile 2018. Costruito tra maggio e novembre 2018. Infine, inaugurato in gran segreto il 12 e 13 dicembre scorso, ma ‘a porte chiuse’, ovvero alla presenza solo di tecnici del Comune e dell’Acea, di qualche politico e burocrate. E’ costato 12,7 milioni di euro. L’impianto non è ancora entrato in funzione.
CAMBIA LA LEGGE
Fino allo scorso 20 dicembre, la legge regionale impediva di depurare le acque dei fiumi in cui finiscono reflui industriali: “Sono vietati gli scarichi di acque (….) industriali in acque superficiali (ovvero nei fiumi, ndr) – così stabiliva la ormai vecchia legge regionale n. 42 del 2007 – utilizzate o destinate ad essere utilizzate per la produzione di acqua potabile […] gli scarichi in essere dovranno essere condottati a valle dell’opera di presa (cosa impossibile nel caso del Tevere, vista la sua lunghezza, ndr)”. Poco prima di Natale, la Commissione regionale Agricoltura e Ambiente, presieduta dal pentastellato Valerio Novelli, ha varato una piccola ma importantissima modifica di questa legge che permetterà di mettere in funzione il potabilizzatore di ACea.
L’ARTICOLO 12 DEL PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE
La Commissione presieduta da Novelli ha modificato difatti l’articolo 12 del Piano di Tutela delle Acque. L’articolo, nella versione del 2016, non permetteva di utilizzare a fini potabili le acque dei fiumi in cui finiscono reflui industriali. “Sono vietati gli scarichi di acque reflue industriali – stabiliva il ‘vecchio’ articolo 12 – in acque superficiali (ovvero nei fiumi, ndr) utilizzate o destinate ad essere utilizzate per la produzione di acqua potabile”. La ‘nuova’ versione dell’articolo 12 prevede ora una nuova postilla, ovvero che “tale divieto si applica solo nelle zone di influenza individuate con deliberazione della Giunta regionale, per ogni punto di prelievo per il quale si rilascia concessione per l’utilizzo di acque superficiali potabilizzate da destinare al consumo umano”. Legge pubblicata sul Burl, Bollettino Ufficiale della Regione Lazio, n.103 (Supplemento n.3) del 20 dicembre scorso.
ACEA RIFIUTA IL CONFRONTO
Il Garante Idrico del Lazio, l’avvocata Paola Parisi, ha convocato per ben due volte l’Arpa Lazio (Agenzia Regionale di Protezione Ambientale), la Asl, il Comune di Roma, l’Acea e la Segreteria Tecnico Operativa di Acea per un confronto. Ma l’Acea e la sua Segreteria Tecnico Operativa non si sono presentate in entrambe le occasioni. Come farà l’Acea a togliere metalli pesanti, idrocarburi e microplastiche dall’acqua del Tevere? Chi controllerà l’acqua del Tevere ‘potabilizzata’? Con quale frequenza? Le analisi verranno pubblicate? Perchè alla presentazione dell’impianto non è stata invitata la stampa, lo scorso 12 e 13 dicembre? Speriamo che presto l’Acea risponda alle nostre domande.
Le risposte del presidente Valerio Novelli
Nei giorni scorsi, abbiamo inviato alcune domande sul Potabilizzatore delle acque del Tevere al Presidente della Commissione regionale Agricoltura e Ambiente, Valerio Novelli. Ecco le sue risposte.
Come riuscirà il potabilizzatore Acea ad eliminare dall’acqua del Tevere microplastiche, metalli pesanti e idrocarburi?
“Non entro tecnicamente nel merito di come Acea interverrà perché esula dalle mie competenze. Comunque sia, Acea dovrà attenersi alle disposizioni del Testo Unico Ambiente, ciò significa che, stando all’articolo 80 comma 2 lettera C, si dovrà procedere ad un trattamento fisico e chimico spinto, affinamento e disinfezione delle acque, garantendo tutte le tutele di salvaguardia per la salute umana”.
Chi controllerà le acque del Tevere “potabilizzate”?
Il controllo spetta alle Asl di competenza con il supporto di Arpa Lazio in fase di uscita. Internamente, invece, verranno controllate direttamente dal gestore Acea che è obbligato a tenere dei registri, mettendoli a disposizione degli enti preposti.
Con quale tipo di controlli e con quale frequenza?
La tipologia di controlli da effettuare e la loro frequenza sono regolati a norma di legge, tuttavia i responsabili del controllo possono ripetere ed aumentare la frequenza in qualsiasi momento, nei casi ritenuti opportuni sia internamente che esternamente.
Saranno pubblicati i risultati?
Verranno pubblicate delle relazioni da parte della Asl in collaborazione con Arpa Lazio, mentre i dati specifici, saranno consultabili tramite un semplice accesso agli atti, compresi i registri tenuti dal gestore.
L’ansa del fiume Tevere in zona Grottarossa in cui si trova il potabilizzatore Acea diventerà un’aerea di influenza?
Come scritto nell’articolo 12 comma 3 delle norme tecniche di attuazione, sarà la Giunta Regionale a decidere, in caso di emergenza idrica, se l’ansa del fiume Tevere o qualsiasi altra area, diventerà di influenza. E’ stata proprio la Giunta, infatti, a richiedere questo passaggio all’interno del comma dell’articolo. Ovviamente non è il sottoscritto che prepara gli atti di Giunta e, quindi, questa domanda sarebbe più corretta sottoporla all’organo governativo della Regione Lazio.